/Giap/#7 IIIa serie - Oltre il muro di cinta con una polpetta avvelenata - 3 dicembre 2002



1 - Il teorema non regge, tutti scarcerati - Commento di Wu Ming 5
2 - Niente tasse senza rappresentanza! (Copyright, Palladium etc.) - di Wu Ming 1
3 - Avanza dal Brasile la rivoluzione del software libero - Wu Ming 1 su L'Unità
4 - In libreria Ti chiamerò Russell, il "romanzo totale" a n+1 mani
5 - Finalmente 54 scaricabile on line + altre novità sul sito
6 - Ogni anno nasce il Cristo, un anno fa moriva Horst Fantazzini





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Nella veste di autore di fantascienza e noto visionario non sono tenuto a rigorose analisi della fase. Mi è concesso però, per status, il dono della visione. Io viaggio nel mondo degli spiriti; il mondo degli spiriti ha singolari assonanze col nostro, quello dello stato di, diciamo, veglia.
Tra l'altro il mio linguaggio rispetta la funzione originaria: apotropaica, magica, imperativa. Attraverso questo piano retorico comunico la mia energia, cioè quella della specie, a quanti più membri della specie sia possibile raggiungere.
Come essere senziente e quindi come comunista mi ritengo tenuto a sapere che la verità brilla ovunque, in ogni momento, che la verità è qui, nella carne, e non altrove, che solo il più rozzo dei materialisti crede solo a ciò che vede e non capisce che tutti necessariamente credono a ciò che vedono, e ignora in più che il punto è proprio questo.
Come umile produttore di ideologia mi permetto poi di ricordare a lor signori, meglio, a lor padroni (e facciamoli 'sti nomi: settori dello Stato, crimine organizzato, servizi segreti stranieri uno in particolare, e poi neonazisti, capibastone, cricche su cricche, strati di lordura - insomma, esattamente la percezione corrente dello stato delle cose) che la dialettica non può essere abolita per legge, perché è la carne e lo spirito, quello che un idealista del cazzo definirebbe la natura delle cose, forse addirittura l'essenza, e un buddhista chiamerebbe Fatto Fondamentale.
Ricordo infine a tutti loro che siamo svegli.
Quindi, potete metterci in gabbia. Ma siamo liberi. E non potete piu' prenderci per il culo.


Con equanime inimicizia

Wu Ming 5







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Quest'intervento di Wu Ming 1 è apparso su Booklet, supplemento mensile de Il Mucchio Selvaggio, lo scorso 26 novembre. Ripercorre - aggiornandoli alle ultime nequizie e operazioni di guerra psicologica - i contenuti di "Copyright e maremoto" (cfr. /Giap/# 5 IIIa serie), in una chiave ancor più "Tombstone 1882" :-) Nel frattempo "Copyright e maremoto", tradotto in diverse lingue, si propaga in rete a grande velocità. [Fate una ricerca avanzata su google: spagnolo - "Wu Ming" copyright maremoto].


Niente tasse senza rappresentanza: la rivoluzione contro il copyright

di Wu Ming 1

Le reazioni delle multinazionali dell'entertainment minacciate da quella che chiamano "pirateria" si fanno sempre più isteriche e scomposte, tanto da somigliare a veri e propri spasmi, irrefrenabili contrazioni dei muscoli.
Muscoli pieni di acido lattico, muscoli di scagnozzi reduci da troppi pestaggi, muscoli a cui si è voluto chiedere troppo, e chi troppo vuole... stringe pugni pieni di mosche, e presto avrà le orbite brulicanti di vermi.
Stiamo assistendo alla fine della "cultura di massa" come l'abbiamo conosciuta, la "pirateria" è la punta di lancia del cambiamento. La "pirateria" è il contrattacco dei consumatori esasperati da prezzi irrealistici, da gabelle e balzelli ingiustificabili, da vere e proprie estorsioni legalizzate, dalla miope cupidigia di chi controlla il mercato. Se ai tempi di Napster le major discografiche si fossero sforzate di comprendere le esigenze reali da cui era nato il file sharing e fossero venute incontro ai consumatori (abbassando i prezzi, adottando politiche più elastiche e ragionevoli in materia di riproduzione domestica), forse ora sarebbero in grado di assorbire i colpi.
Hanno scelto tutt'altra strada: repressione, denunce, pressioni lobbistiche sui legislatori per inasprire le leggi sul diritto d'autore. Risultato: profitti in caduta libera. Se la sono voluta. Oggi è forse troppo tardi per rinsavire e dare retta a Craig Barrett, presidente della Intel:
"[...] chi compra un cd deve avere la possibilità di copiarlo quando vuole, e di ascoltarlo su qualunque supporto, in ogni momento in ogni luogo. Mentre le major vorrebbero che tu pagassi ogni volta che ascolti una canzone. Pensino invece a risolvere i veri problemi [...] Controllare lo scambio di files su Internet è come aprire una lettera privata di una persona. L'industria dell'entertainment è affetta da tecnofobia. Hanno proposto persino di mettere nuove tasse sui prodotti high tech. Ma si ricordino: 'No taxation without representation'. E loro non rappresentano i consumatori. Anzi.' (L'Espresso, 17 ottobre 2002).
La "pirateria" è un processo di riappropriazione delle tecnologie digitali, degli odierni mezzi di (ri)produzione, per costruire reti orizzontali, di condivisione, di autogestione. I "pirati", i bandidos, i cangaceiros della cultura stanno mettendo in ginocchio i potentati discografici e multimediali. Prima di loro erano scesi i battipista, movimenti che hanno contestato la proprietà intellettuale a colpi di DIY, cut-up, sampling, culture jamming, plunderphonics...
La calata dei barbari è partita da lontano. Eppure gli odierni padroni del vapore sono stati colti alla sprovvista, pensavano di poter conservare i loro privilegi col minimo sforzo, ogni tanto sguinzagliando i cani da guardia a mordere il culo di chi saltava il muro di cinta. Ora siamo già nel cortile, loro cominciano a patire l'assedio, i cani ringhiano ma ciascuno di noi ha in saccoccia una polpetta avvelenata.
La "pirateria" è un processo sociale, non è soltanto "trasgressione" e "violazione" dell'esistente, ma annuncia che stiamo varcando i vecchi confini, preconizza e lascia intravedere nuove relazioni sociali, nuove comunità, nuove forme libere della cultura.
La proprietà intellettuale come la conosciamo oggi è un'imposizione recentissima (non ha più di trecento anni) ma ha già fatto il suo tempo, è ormai vissuta come intollerabile. Si faranno strada altre formulazioni, meno rigide e vincolanti, il copyleft del "software libero" è probabilmente la base più solida su cui costruire. Ma, come sempre è successo nella storia, il cambiamento faticherà a imporsi se mancherà l'alleanza (anche informale) tra "democratici" e "ribelli", tra riformatori e bandidos, tra copyleft e "pirateria".
Il file sharing, la masterizzazione di CD, il cracking di software proprietario sono già atti politici, azioni contro la tirannide, anche oltra l'effettiva consapevolezza di chi li compie. Sono la guerriglia partigiana che combatte sulla Linea Gotica del copyright, e prepara il terreno per la risalita degli Alleati.
Come le forze dell'Asse sull'Appennino, le multinazionali e gli enti amministrativi al loro soldo hanno perso la testa, e collezionano figure di merda:
- da due anni provano a mettere in commercio CD presuntamente "anti-copia", creando disagi agli acquirenti, con l'unico esito di stimolare l'intelligenza collettiva a trovare il modo di crackarli;
- la famigerata RIAA (Record Industries Association of America) vorrebbe rastrellamenti di massa, esige che gli Internet Providers stilino e rendano pubbliche le liste di chi scarica MP3;
- alcune major, convinte che siano i giornalisti musicali a "rippare" i promo cd e diffondere le canzoni prima della loro uscita nei negozi, stanno fornendo ai recensori lettori portatili sigillati con la colla, per impedire l'estrazione del cd. Ma in questo modo i lettori non saranno riutilizzabili, andranno buttati nella rumenta. Una mossa ridicola e anti-economica, di puro sperpero, dettata dalla disperazione. Non ci credete? La notizia è qui: <http://www.newscientist.com/news/news.jsp?id=ns99992804>
Se credono di poter frenare un epocale processo di cambiamento con questi mezzucci...
Non dovrebbe impressionarci la campagna di allarmismo che precede il lancio in pompa magna da parte di Intel & Microsoft di TCPA/Palladium (implementazione dell'hardware che dovrebbe bloccare l'esecuzione e la riproduzione di ogni materiale "protetto"): per come si presenta il panorama, quest'innovazione potrebbe creare problemi inimmaginabili a chi l'ha inventata, acuendo ogni contraddizione già esistente in materia di privacy, copyright e diritti dei consumatori; ad esempio, c'è una contraddizione tra le sopracitate dichiarazioni di Barrett e uno degli effetti che in teoria produrrà Palladium: inibire la masterizzazione per uso privato. C'è da attendersi una rivolta da parte degli utenti.
Insomma, in un modo o nell'altro Palladium finirà per produrre dialetticamente il proprio contrario, l'innovazione dal basso che costringerà le corporations a escogitare qualcos'altro, e così via, ogni volta salendo di livello come in un videogioco spara-spara. E' successo in ogni fase del progresso mediologico, succederà ancora, a dispetto dei tentativi capitalistici di produrre in vitro la "fine della Storia".
Come collettivo di scrittori veterani delle battaglie contro le attuali leggi sulla proprietà intellettuale, e tra i pochissimi ad adottare una "licenza di pubblicazione aperta" in letteratura (una dicitura copyleft che permette la riproduzione dell'opera), Wu Ming è attento a ogni sviluppo di questo processo.
L'aurora è appena cominciata, e gli uccelli riprendono a cantare. Dalle major, prima che il sole sia alto, ci attendiamo altre azioni involontariamente dadaiste. Dalla società civile, organizzata nelle forme che riterrà piu' adeguate, possiamo attenderci la cacciata dei capi, capetti e crumiri dell'industria culturale. Vorwaerts, kamaraden!



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E' già disponibile on line il reportage di WM1 sul software libero in Brasile, pubblicato su L'Unità l'1 dicembre col titolo "La terra degli hackers". Crediamo sia necessario essere consapevoli di cosa sta succedendo laggiù: è il maremoto, con epicentro a Porto Alegre. La lotta contro la proprietà intellettuale è immediatamente lotta contro l'esclusione, la povertà e le differenze di classe. WM1 - e non solo lui - continuerà a seguire gli sviluppi.


http://www.wumingfoundation.com/italiano/outtakes/portoalegre_os.html



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[WM2:]
Se tutto va molto bene, salvo imprevisti dell'ultim'ora, e ben sapendo che non esiste un Piano che possa comprendere tutto, prima di Natale vedra' la luce l'edizione cartacea del Romanzo Totale 2001 - Ti Chiamerò Russell, scritto a n+1 mani attraverso il sito xaiel.com.
Il libro in questione sarà concepito in modo tale da contenere il filone narrativo principale + i capitoli 'alternativi', menzionati dai giudici-lettori di xaiel, ma non inseriti a pieno titolo nella vicenda.
Inoltre: introduzioni, postfazioni e quant'altro per spiegare/celebrare l'iniziativa, che con ogni probabilità sara' di ritorno nei primi mesi del 2003, ricca di innovazioni e, speriamo, miglioramenti.
L'edizione sarà curata dalla Cooperativa Bacchilega di Imola (che gestisce il sito xaiel.com), tirata in duemila copie, regalata in giro, distribuita per canali sotterranei, infilata nelle bisacce durante le nostre scorribande per l'Italia.
Per chi abita lontano dall'Emilia Romagna, un esperimento: provate a ordinare il libro al vostro libraio di fiducia, poi raccontateci che faccia fa e, soprattutto, se il libro arriva...



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Siamo stati battuti sul tempo: progettavamo di attendere gennaio e mettere 54 scaricabile (in doppio formato, rtf e txt) dalla sezione "Download", ma liberliber.it ci ha preceduti, come gia' aveva fatto con Q tre anni or sono. Poco male, anzi, benissimo. Ora il romanzo e' disponibilie su entrambi i siti.


Prima di natale, metteremo sul sito il terzo numero di Nandropausa, con le segnalazioni dei libri di narrativa (e dintorni) che più abbiamo apprezzato negli ultimi sei mesi. Oltre che della già segnalata bomba termonucleare di De Cataldo, anticipiamo che ci occuperemo dell'autobiografia di Edward Bunker, di Ritornano le ombre di Paco Ignacio Taibo II°, dell'Album bianco di Franco Fabbri (nuova edizione riveduta e aggiornata, Arcana 2002).


Cogliamo l'occasione per ringraziare alcuni collaboratori del nostro sito e del progetto:
I Quindici col loro segretario e il loro tecnico, Tommaso De Lorenzis, Amador Fernandez-Savater, Hugo Romero, Stefanie Haf, Leo Vinicius, il misterioso personaggio di Lisbona, m.m.a. e tanti altri che non mancheremo di menzionare.



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[Il giorno di natale dell'anno scorso veniva diramata la notizia della morte, in carcere, dell'anarchico Horst Fantazzini. Cosi' lo ricordava WM1 nell'ultima puntata della sua rubrica "Lo stile come arte marziale", sul numero della rivista gratuita Riviera Beat, febbraio 2002.]

Horst Fantazzini, "rapinator cortese", "bandito gentiluomo", anarchico che negli anni Sessanta rapina le banche con pistole giocattolo, manda fiori alle cassiere che ha spaventato, è  sempre gentile coi clienti.
Detenuto, pluri-evaso, rivoltoso, prigioniero politico, punito dallo Stato con decine di anni di carcere, crivellato dai colpi dei caramba durante il tentativo di fuga dal carcere di Fossano nel '73. Di nuovo massacrato dalle guardie nel '78.
Horst dalla prosa elegante, autore del libro Ormai è fatta, da cui nel '99 viene tratto l'omonimo film.
Horst - interpretato da Stefano Accorsi - non ottiene nemmeno il permesso di assistere alla prima. Scrive una pacata lettera al magistrato di sorveglianza che gli ha negato il permesso, dicendogli che non si può giudicare un uomo finché non si sono percorse 5000 miglia nei suoi mocassini (proverbio indiano).
Per la sua (semi)libertà si mobilitano in molti. Sessantunenne, ottiene il permesso di lavorare all'esterno. Fa il magazziniere, ha una compagna.
Un giorno di dicembre, tenta una rapina in banca in sella a una bicicletta, armato di cutter. I soliti ignoti vent'anni dopo. Malinconia. Lo catturano e lo risbattono dentro.
La compagna e gli amici ipotizzano che volesse pagare i debiti della sorella e "fare i regali di natale".
Dopo tre giorni, muore d'infarto, forse di crepacuore, in galera. Sotto la doccia.
L'ultimo exploit (da comica dei Keystone Cops), il trattamento un po' "buonista" riservatogli nel film e forse anche l'assonanza tra i cognomi mi fanno venire in mente il ragionier Ugo Fantozzi. Ma non il Fantozzi stordito, rintronato, succube, bensì quello tutto sommato eroico, quello degli scatti d'orgoglio, dei teneri scoppi di ribellione, quello de "La Corazza Kotjomkin è una cagata pazzesca!!!" (92 minuti di applausi e pugno in faccia all'odiato Guidobaldo Maria Riccardelli).
Horst Fantazzini concluse che l'Italia del Boom era pur sempre vile, squallida, canagliesca Italietta, e il film del Benessere era una cagata.
Lo stile con cui conduceva le sue rapine, il dandysmo guascone e proletario, la discrezione con cui salì alla ribalta, persino l'impaccio dell'ultima impresa... Tutte indicazioni che un altro mondo, un'altra vita era ed è possibile.
Anziché 92 minuti di meritati applausi, si è beccato trent'anni di galera. Il prezzo che in potenza può trovarsi a pagare chiunque, in questo paese, non si rassegni a diventare un guitto.
Rest In Peace, Horst.


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Iscritti a /Giap/ in data 02/12/2002: 3165
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