Indice di Giap#7, VIa serie - Primavera, speriamo - 21 marzo 2005


0. Il coraggioso sacerdote e il diabolico forum
1. News e nuovi progetti di scrittura collettiva
SPECIALE COPYRIGHT (ma soprattutto copywrong)
2. Wu Ming 1 plagiato dalla Commissione governativa sul copyright! - di Wu Ming 1 me medesimo
3. Lunga vita ai Beatallica - di Zanni Mo Urandi [Wu Ming 2]
4. Lettera aperta agli editori italiani: scegliete il copyleft - iQuindici
SEZIONE ANTIFASCISMO
5. "La prima volta che ho visto i fascisti", progetto di scrittura collettiva
6. Prossimamente su Giap + presentazioni di Operazione Foibe tra storia e mito
7. Una piccola storia

 

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IL CORAGGIOSO SACERDOTE E IL DIABOLICO FORUM

Don Fortunato di Noto, coraggioso sacerdote, parroco della Madonna del Carmine di Avola, è fondatore e presidente del "Telefono Arcobaleno" (http://www.telefonoarcobaleno.com) e dell'associazione Meter (http://www.associazionemeter.it). Da quasi dieci anni la sua missione è lottare contro la pedofilia su Internet.
In realtà, è personaggio ben più eclettico e "frizzante": nel corso degli anni ha organizzato falò di libri e amuleti nelle piazze di Avola; se l'è presa col Tamagotchi ("diavoleria futuristica che infonde nuovi sensi di colpa nei ragazzi"); ha sporto denuncia presso varie procure contro fumetti e cartoni animati ("Sailor Moon" e "Dragonball"); se l'è presa con gli oroscopi e i libri di astrologia; ha protestato contro la messa in onda su Italia 1 del film "L'esorcista"; ha protestato contro l'esibizione delle Tatu a Sanremo 2003; ha chiesto l'oscuramento di siti che ospitavano il pamphlet di Luther Blissett Lasciate che i bimbi.
Nell'autunno 2000 don Di Noto dichiarò in un'intervista che la "lobby dei pedofili" ("potentissima, formata da menti raffinatissime annidate in ogni angolo") era protetta da "molti esponenti di partiti politici", tra i quali vi erano "nomi eccellenti".
Data la gravità dell'accusa, scatenò vivaci reazioni e fu invitato a farli, i nomi. Non li fece né allora né in seguito ma, per protesta contro la protesta, chiuse il Telefono Arcobaleno: "Oggi 2 novembre alle ore 15 Telefono arcobaleno esce di scena e si atterrà, come gli è stato ordinato, a un rigoroso, eterno silenzio".
Invero, l'eternità durò poco e il T.A. fu riaperto quasi subito.
[A partire dal 2001, pare esservi stato un "disgelo" tra don Di Noto e la classe politica, tant'è che oggi è consulente del Ministro Gasparri al Ministero per le Comunicazioni.]
Insomma, don Di Noto è persona commendevole, ma forse troppo sanguigna e intemperante, e talvolta dà l'impressione di "traccheggiare", uscire dal seminato, sparare un po' dove-colgo-colgo.
L'ultimo exploit ve lo raccontiamo in esclusiva. Il coraggioso sacerdote ha chiesto e ottenuto dalla Procura di Catania l'oscuramento del forum discussioni di bambinidisatana.com, per via di un messaggio presuntamente lesivo della sua reputazione.
La polizia postale si è presentata a Pisa negli uffici di link.it, sul cui server sono ospitati vari siti (tra i quali il nostro e quello de iQuindici) e ha intimato di oscurare un certo URL (quello del forum).
Al di là di qualunque cosa si possa pensare delle opinioni e degli interessi di Marco Dimitri e compagnia, il sugo del discorso è questo: per via di un solo messaggio viene chiuso un intero forum con centinaia di discussioni, quando sarebbe bastato accertarsi dell'effettivo contenuto e poi, nel caso, ordinare al moderatore (lo stesso Dimitri) la rimozione dello specifico messaggio.
Se un giornale pubblica una lettera che risulta sgradita a qualcuno, costui può sporgere querela e deciderà il tribunale, ma la polizia non ha il diritto di chiudere il giornale. Se in un bar un avventore esprime un'opinione che qualcun altro ritiene ingiuriosa, quest'ultimo può sporgere querela e deciderà il tribunale, ma la polizia non ha il diritto di far sgombrare il locale e chiuderlo d'autorità. Chissà perché, quando si tratta di Internet, le autorità mostrano di avere in spregio le medesime regole che valgono in tutti gli altri ambiti della vita associata. [cioè, noi lo sappiamo il perché, o quantomeno ce ne siam fatti un'idea, N.d.A.]
Dà inoltre da pensare la facilità con cui don Di Noto ottiene ordinanze, le quali vengono eseguite a tempo di record.
Certo, poteva pure andare peggio: in passato, in casi del genere, veniva sequestrato il disco rigido del server, sbattendo fuori dalla rete decine di siti di varia natura, causando danni morali ed economici a soggetti del tutto estranei al casus belli.
Cosa ci sia dietro, noi non lo sappiamo. E' plausibile che in certi ambienti serpeggi fastidio per il fatto che Dimitri - già Nemico Pubblico n.1 in vari milieux di bigotti - sia stato assolto con formula piena al processo di Bologna e sia stato risarcito dallo Stato per un anno e mezzo di ingiusta detenzione (1996-97). Non vorremmo che, per ripicca e approfittando del clima di clericalismo spinto imposto al Paese, partisse una nuova persecuzione. Il processo agli assassini psicopatici noti come "Bestie di Satana" rischia di essere una buona occasione per chiudere i conti con gruppi e singoli la cui unica colpa - a differenza di Volpe e compagnia - è avere interessi culturali "sconvenienti": occultismo, esoterismo, culture pagane, heavy metal, immaginario neo-gotico, vale a dire i contenuti discussi nel forum oscurato.
Tutto questo avviene mentre si vagheggia di rimettere all'Indice certi libri, mentre preti usano il pulpito per invitare al boicottaggio del referendum sulla fecondazione eterologa, e dopo settimane in cui le non-notizie sulla malattia del Santo Padre (vero accanimento terapeutico-mediatico) hanno scartavetrato gli interni delle scatole craniche.
Questo Paese ha sempre avuto un drammatico deficit di laicità, ma negli ultimi anni si è andati molto oltre, c'è voglia di clerocrazia.
Quando fu in punto di morte, nel 1957, l'immenso Gaetano Salvemini, uno dei "padri nobili" della sinistra italiana, dell'antifascismo e del pensiero laico, disse a un prete con cui amava conversare: "Se vuol seguire il funerale, venga pure. Ma vestito da uomo".
Ecco, a noi piacerebbe che quelli come don Fortunato venissero a noi, una buona volta, "vestiti da uomini", senza farsi scudo del loro "abito talare esteso" (il ruolo mediatico di "preti-coraggio"). Il confronto di idee sarebbe finalmente paritario.
Ad ogni modo, lasciateci rimpiangere il Partito d'Azione, Ernesto Rossi, quella gente là.
Senza andare troppo indietro, rimpiangiamo di non avere uno Zapatero.
Abbiamo nostalgia del presente.


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E' da qualche giorno in libreria MR PARADISE, ultimo crime novel dell'immarcescibile ELMORE LEONARD (classe 1925), traduzione e postfazione di Wu Ming 1.
"Elmore 'Dutch' Leonard non ha mai fatto mistero di cosa gli piaccia trovare nei vecchi libri dei suoi autori preferiti (Steinbeck e Hemingway): dialoghi e azione. Altrettanto noto è cosa non gli piaccia: lo hooptedoodle, cioè gli arzigogoli, gli ammiccamenti, le pesanti descrizioni e riflessioni che interrompono la storia. In parole povere: la mancanza di discrezione da parte dell'autore.
Leonard ci tiene, a essere discreto. Se ne infischia di fare capolino nelle storie, anzi, si sottrae in quanto autore per non essere d'intralcio. I giochi di prestigio li fa dal fondo del proscenio, nascosto da luci e specchi magici. Intanto, sul ciglio del palco, i personaggi parlano, parlano, parlano..."
Einaudi Stile Libero Big, euro 14,50

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Questo numero di Giap dà notizia di diversi progetti di scrittura collettiva o comunitaria, due dei quali legati ai temi dell'antifascismo e della Resistenza. Uno lo lanciamo direttamente noi WM. Procediamo con ordine:

- Riceviamo dai "cugini" Kai Zen e volentieri diffondiamo:
"ROMANZO TOTALE 2005. Dall'1 aprile 2005 sul sito http://www.romanzototale.it parte un nuovo progetto di scrittura collettiva in rete ambientato in Alto Adige, realizzato dalla Provincia Autonoma di Bolzano in collaborazione con l'ensemble narrativo Kai Zen (http://www.kaizenlab.it). Chiunque potrà partecipare, inviando la sua proposta di capitolo per continuare la storia, fino ad arrivare alla stesura e pubblicazione di un vero romanzo (editrice Bacchilega).
Il romanzo prevede 10 capitoli. La scrittura del I, del V e del IX sarà affidata a Kai Zen, mentre i rimanenti capitoli saranno realizzati dai partecipanti. Le proposte di capitolo (massimo 15.000 caratteri spazi inclusi in formato RTF) dovranno essere inviate al sito www.romanzototale.it (info@romanzototale.it) entro dieci giorni dalla comparsa del capitolo precedente. Tutte le proposte pervenute saranno selezionate da una giuria entro i 4 giorni successivi. Il capitolo prescelto sarà pubblicato sul sito e andrà a proseguire la storia fino al X, che sarà l'ultimo ma non l'unico. Il Romanzo Totale prevede infatti un finale aperto e molteplice.
Nel sito troveranno spazio, oltre al capitolo destinato alla prosecuzione della storia, altri due capitoli che per loro qualità saranno segnalati dalla giuria, e che potrebbero essere utilizzati come spunto per andare avanti. Saranno disponibili pagine web con informazioni storiche, una trama appena tratteggiata per stimolare l'ispirazione e un bestiario con i vari personaggi del racconto. Si potranno anche inviare a www.romanzototale.it illustrazioni di propria creazione, ispirate ai vari capitoli prescelti, che seguiranno in parallelo la storia affiancandosi alla parola scritta.
Dall'1 aprile 2005, su www.romanzototale.it, il primo capitolo del Romanzo Totale 2005 di Kai Zen, accompagnato da un'illustrazione di Maurizio Geminiani. Un'iniziativa open source, sotto licenza creative commons e basata su tecnologia Open Source Software. La nascita di una vera e propria comunità di amanti della scrittura via web."

- Riceviamo da rebeldia.net e volentieri diffondiamo:
"APPUNTI PARTIGIANI 1945, 2005. Sessant'anni da quando Aldo disse 26 x 1.
La Resistenza ci parla ancora. Ha detto tanto e ha ancora tanto da dire. Specie in tempi cupi in cui ci vengono a raccontare che il Duce voleva bene ai bambini e mandava gli oppositori in vacanza. Che fare il ragazzo di Salò o il partigiano più o meno era uguale, anzi. Che i comunisti prima hanno buttato nelle foibe seicentomilionidimiliardi di italiani innocenti e poi l'hanno fatta da padrone per sessant'anni. Che allora ci incazziamo. E non ci fischiano le orecchie: ci fischia il vento.
Dal 22 al 25 aprile, ricorda e festeggia con noi. Mandaci i tuoi Appunti Partigiani. Qualcosa che hai letto, una pagina che ti è piaciuta, la poesia che ti è rimasta in mente, qualcosa che hai sempre pensato: "questo lo dovrebbero leggere tutti". Quello che ti pare, sulla Resistenza, sull'antifascismo, ieri, oggi, domani. O ancora meglio: scrivi qualcosa tu, e poi mandacelo. Ci sono ancora tante storie che meritano di essere raccontate, e tante asce di guerra da disseppellire. Tante foto ingiallite del nonno (o della nonna) a vent'anni con una divisa raccattata alla bell'e meglio e tanti perché se l'era messa. Tante cose che hai da dire su cosa successe allora o cosa succede oggi. Lo pubblicheremo sul nostro sito, lo stamperemo per spargerlo qua e là, e ne faremo pubblica lettura a Rebeldía; anzi, vieni a leggercelo tu. Ti aspettiamo: scrivi a rebeldia[at]inventati.org
Rebeldía, 22-25 aprile 1945-2005 Aldo dice 26 x 1 - la mia piccola patria sa scegliersi la parte - 60 anni dalla Liberazione, 60 anni di Resistenza mostre - dibattiti - spettacoli - proiezioni - libri - musica per quattro giornate di festa, di lotta e di memoria a breve su http://www.rebeldia.net"

- Riceviamo e volentieri diffondiamo:
Sul sito http://www.neuendenproject.com è in corso un altro esperimento di scrittura collettiva. Si tratta di portare a compimento un romanzo intitolato APPARATCHIK. "L'intera storia prende forma da quanto narrano tre musicisti russi alla Multikulti Radio di Dresda. Sono ex militari della banda musicale dell'Armata Rossa, trasferitisi a Berlino nel 1989, poi a Dresda nel 1990. Nel 1990 hanno fondato il gruppo folk Apparatschik insieme a due tedeschi." Sono già stati scritti quattro capitoli, potete inserirvi in qualunque momento.

- Il nostro "progetto comunitario" lo presentiamo più sotto, nella sezione Antifascismo. Vedrete che vi piacerà :-)

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Lo mettiamo nel calendario, ma cade in un periodo strano ed è meglio darne novella anche qui:
CAGLIARI, 3 aprile, h.18:30, foyer del Teatro Alfieri
Switters feat. Fabrizio Pagella in "Switters + Wu Ming 1 = New Thing"
Improvvisazione radicale intorno a brani del libro di WM1 (prima data del nuovo ensemble)


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WU MING 1 PLAGIATO DALLA COMMISSIONE GOVERNATIVA SUL COPYRIGHT!

di Wu Ming 1 me medesimo

I. Se capiti a Sanremo: "Urbani, Stanca & Gasparri", tavola calda, snack bar, friggitoria d'aria.

C'è 'sta cosa che si chiama il "Patto di Sanremo", no?, perché lo hanno presentato a Sanremo, e dovrebbe essere una cosa contro i pirati.
Lì per lì uno pensa: la Liguria non è la Malaysia, non può essere un problema tanto grave, uno mica va a Pieve di Cento a siglare un patto contro i cannibali o a Montefiascone per un convegno contro i dayaki tagliatori di teste. E invece i "pirati" sono quelli che masterizzano i cd, scaricano i files, copiano il software. Il Patto di Sanremo è "robba de computer".
Lo hanno presentato proprio lì, il Patto, perché c'era il festival. Mentre tutti cantavano imbriachi è arrivato il governo con tre ministri, che erano i più imbriachi di tutti, e se la sono cantata e se la sono riduta, hanno fatto pure un po' da imbonitori, vènghino, vènghino, pareva la sagra della tigella, friggevano l'aria nei padelloni e la vendevano ancora sfrigolante.
Hanno detto che Internet rischia di diventare "un Far West", perché i pirati stavano nel Far West, lo sanno tutti, l'importante è usare metafore coerenti.
Hanno detto che bisogna "modificare le aspettative degli utenti, ancora legati all'idea che tutto ciò che transita sulla Rete deve essere gratuito". Boh, io la rete la uso pure per comprare, compro libri e dvd, su Amazon e un sacco di altri siti, compro pure i cd vergini da un sito tedesco, ho comprato pure un nuovo caricabatterie del cellulare dopo che ho perso quello vecchio, e come me un mare di gente, I-Tunes va a gonfie vele, la gente scarica e paga, e allora di chi parlano i ministri quando dicono "gli utenti"?
I friggitori hanno indicato soluzioni, solo che loro chiamano "soluzioni" quelli che noi chiamiamo "problemi", e "problemi" quelli che noi chiamiamo "soluzioni". E' il caso del sistema DRM (Digital Rights Management), una paccata d'espedienti tecnologici ed escamotages legislativi che limiteranno i diritti dei fruitori di tecnologie digitali.
Insomma, un sacco di fregnacce e il solito ricatto morale: chi non firma il Patto di Sanremo (ISP, casa discografica, associazione o lobby che sia) sta coi pirati, coi predoni, coi cannibali, coi dayaki, coi compagni di merende, col boia di Albenga. Niente di nuovo, ordinaria amministrazione dell'emergenza.
E pensare che ci han lavorato dei mesi! Sì, perché il Patto lo ha preparato una commissione che si chiamava "Commissione e-content", o meglio: "Commissione interministeriale sui contenuti digitali nell'era di Internet".


II. Che minchia è 'sto pir-to-pir?

Uno va a leggere la scheda che riassumeva i lavori a uso della stampa, e ci trova cosette interessanti.
[ cfr. http://www.innovazione.gov.it/ita/news/2005/cartellastampa/sanremo/Scheda_stampa.pdf]
Anzitutto, 'sti qua della Commissione ("presieduta da Paolo Vigevano") manco sapevano cos'è il peer-to-peer, o P2P. Nel testo lo confondono coi siti delle major discografiche dove scarichi la musica a pagamento, ma che c'entra? Il P2P (legale o illegale che sia) è un'altra cosa, vuol dire "da pari a pari" indica una rete decentrata e orizzontale dove qualunque nodo (il mio computer, il tuo computer) funziona anche come server, qualunque nodo può comunicare direttamente con qualunque altro, scambiarsi dati etc. senza passare per un server centrale.
Come esempio di "applicazioni commerciali peer-to-peer", nel documento si dice che Universal Music, Sony BMG e Warner Music Group "hanno deciso di lanciare un proprio servizio di file sharing, che offrirà il download legale di brani della rete". Bah.
Sempre in materia di P2P: la Commissione scrive che "il peer-to-peer non può essere criminalizzato". Qui siamo dalle parti del predicar bene / razzolar male: le più recenti modifiche al Decreto Urbani (uno dei tre friggitori di tigelle) non hanno eliminato la sanzione penale per chi condivide in rete files protetti dal diritto d'autore. E meno male che, nelle intenzioni sbandierate ai quattro venti, dovevano "depenalizzare"!
Tra l'altro, nel Decreto c'è la distinzione tra chi si limita a scaricare (punibile solo con una sanzione amministrativa) e chi invece mette i files in condivisione (punibile con ammenda penale fino a 2065 euro). Ennesima conferma dell'ignoranza in fatto di P2P: quando sei on line la messa in condivisione delle cartelle prescelte è automatica, non c'è nessuna distinzione tra la figura del "downloader" e quella dell' "uploader" (cfr. http://punto-informatico.it/p.asp?i=51990)
Torniamo alla Commissione. Gli allegri compari e il maestro di Vigevano han lavorato alacremente sui loro 386, tenendosi in contatto via modem a 2400 baud, lenti ma metodici. S'erano armati delle migliori intenzioni ma, ahimè, lungo la strada han preso un bel po' di buche.
Come, buche sull'autostrada informatica? Ma no, mica hanno imboccato quella, uno di loro ha proposto una scorciatoia che conosceva solo lui e sono saliti per una mulattiera in mezzo ai boschi, a dorso d'asino. [L'asino era il più addentro alla tematica, ma non l'han lasciato scrivere].
Dalla scheda per la stampa, spostiamoci al documento conclusivo completo (cfr. http://www.interlex.it/testi/pdf/drmfull.pdf). Noi non l'abbiamo letto tutto, ma c'è chi lo ha fatto, ci si è immerso, ha pescato qualche perla ed è risalito a farcela vedere.
Una premessa: quando si è formata la Commissione, avevano chiesto di essere sentite le associazioni che, in Italia, si occupano di copyleft, di software libero etc. Gli allegri compari hanno risposto no grazie, non avevano bisogno di aiuto, era tutto sotto controllo, sapevano il fatto loro.
Infatti.

III. Un excursus (warning: parlo un momento ex cathedra)

"Copyleft". Cos'è? Ne esiste una definizione molto precisa, tecnica e strictu sensu, legata alla licenza GPL (GNU General Public License) del software libero e alle varie licenze da essa derivate, e ne esiste una più generale, filosofica e lato sensu, sempre più usata nel mondo dell'editoria, delle arti e del mediattivismo. "Copyleft" è anche il nome di un convegno annuale che si svolge ogni anno a Madrid e in altre città spagnole. Lo stato spagnolo è uno dei paesi in cui è più vivace il dibattito sulla proprietà intellettuale, tanto che si è occupato della "scena" lo International Herald Tribune, che in Spagna esce insieme all'edizione in inglese di El Pais.
[lo speciale di due pagine, in pdf, è scaricabile qui: http://www.wumingfoundation.com/english/ht_pais.zip]
a) Copyleft in senso stretto è il concetto che sta alla base di precise licenze (GPL, LGPL, FDL) composte da un copyright + determinate "condizioni di distribuzione".
Una release di software libero può essere modificata, migliorata, trasformata e rimessa in circolazione, a condizione che anche le nuove versioni siano modificabili da altri. Il copyleft non implica la gratuità (nell'espressione "free software", "free" non sta per "gratis"), le nuove versioni possono anche essere commercializzate, vendute, purché si rispetti la condizione di fondo: il codice-sorgente deve restare aperto, accessibile a chi voglia intervenirci sopra. Ovviamente, ho tagliato con l'accetta, ma credo di aver detto l'essenziale. Questa è la prima, originaria accezione di "copyleft".
b) Copyleft in senso lato è il concetto alla base di qualunque utilizzo del copyright al fine di garantire la riproduzione di un'opera anziché restringerla o impedirla.
La riproduzione e la circolazione dell'opera possono avere eccezioni: nel caso dei libri di Wu Ming, non ne consentiamo l'utilizzo a fini di lucro, ma lo spettro è ampio, basti vedere le varie tipologie di licenze Creative Commons (cfr. http://www.creativecommons.it).
Nel riprendere il termine ed estenderne il campo semantico, si è messo l'accento sulla suggestione contenuta nel gioco di parole: rovesciare il copyright come un calzino, o invertirlo come di fronte a uno specchio. Fuor di metafora: usarlo per scopi contrari a quelli per cui fu inventato. Oltre a ciò, si è estesa la portata di alcuni passaggi della definizione "strictu sensu" (cfr. http://www.gnu.org/copyleft/copyleft.html), soprattutto questo: "Copyleft is a general concept; there are many ways to fill in the details".
In passato, quando noi WM abbiamo scritto di "copyleft", ci siamo sempre attenuti a questa seconda, più estesa descrizione. A volte, abbiamo cercato di spiegare come essa abbia origine dalla prima, originaria definizione, quella "stricto sensu", al contempo cercando di tenerle ben distinte.

IV. Plagiato dalla Commissione e-content!

Nella loro relazione conclusiva, specialmente dove si parla di software libero, era d'uopo attendersi che gli allegri compari si richiamassero alla prima definizione, non a quella estensiva. Figurarsi.
Emmanuele Somma, direttore di Linux Magazine, ha scoperto che interi passaggi della relazione sono presi di pacca da un mio articolo del 2003, divulgativo e ironico fin dal titolo: "Il copyleft spiegato ai bambini" (cfr. http://www.wumingfoundation.com/italiano/outtakes/copyleft_booklet.html).
Non solo gli allegri compari mi plagiano (in una relazione dove si disquisisce di lotta alla pirateria!), ma lo fanno pure male, tagliando e incollando alla brutta vigliacca, confondendo i livelli del discorso (sul suo blog, Somma ha attribuito pure a me alcuni errori loro, ma pazienza, cfr. http://www.exedre.org/sanremo/sanremo.shtml).
La cosa più assurda è che i compari spacciano per "concetto generale" un esempio specifico di copyleft, quello che utilizziamo per i nostri libri (corrispondente, mutatis mutandis, alla licenza Creative Commons Attribuzione-NonCommerciale-StessaLicenza). Scrivono infatti: "il Copyleft è un sistema fondato sulla pubblica diffusione delle opere per fini personali, per cui è consentita la riproduzione, parziale o totale, dell'opera e la sua diffusione per via telematica a uso personale dei lettori, purché non a scopo commerciale".
Da notare l'uso della parola "lettori": hanno preso di pacca un lembo di frase dalla nostra dicitura copyleft e l'hanno infilata nel loro rapporto senza nemmeno rileggerla.
Poco prima, la parola "copyleft" è seguita da questa constatazione, presa pari pari dal mio vecchio articolo: "(denso gioco di parole intraducibile in italiano)". Perfino la parentesi, hanno preso.
E' vero, il gioco di parole è intraducibile, ma siccome quello non è un saggio di linguistica bensì una relazione sulla "amministrazione dei diritti digitali", forse era il caso di far notare che tra gli sviluppatori e produttori di software libero la parola "copyleft" ha una traduzione italiana ufficiale, traduzione che rinuncia a riprodurre il gioco di parole ma mantiene il senso: "permesso d'autore".
Come dicevo, il mio articolo era iper-divulgativo (uscì sulla rivista Il Mucchio selvaggio, il che è tutto dire) e aveva un tono scanzonato. Nel rapporto di una Commissione governativa, quindi pagata con soldi pubblici, presuntamente formata da "gente che ne sa", era lecito attendersi maggiore serietà e precisione concettuale. Estrapolate dal mio articolo e portate in un contesto istituzionale, alcune frasi (a volte interi capoversi) risultano tanto grottesche da suscitare il riso. Viene da rammaricarsi che abbiano cassato le parolacce, a un certo punto c'era un bel "vi rompo il culo" che, nel documento degli allegri compari, avrebbe fatto la sua bella figura.
Insomma, quello che gli stessi allegri compari chiamano il "dilemma digitale" viene affrontato con superficialità, pigrizia mentale (anziché consultare fonti primarie si sfogliano le pagine del Mucchio!) e, non ultimo, arroganza. Possiamo scrivere tutte le fesserie che ci pare, tanto chi se ne accorge. E anche se se ne accorgono, ormai è fatta, si va tutti a Sanremo.
- Secondo te chi vince, quest'anno? Per me, Gigi D'Alessio.
- Ma va là, impossibile, parte troppo favorito.
- E di Califano che mi dici, pure stavolta si chiava tutte le vallette e le coriste?
- Ma che, stai a scherza'? Ma l'hai visto com'è ridotto? Forse venti, venticinque anni fa, ma adesso...
- Eh, beh, non c'è niente da fare, Sanremo è Sanremo.
- Senti un po', ma che eravamo venuti a fare qui, che nun me ricordo?
- Boh, roba di computer... Oi, guarda quel negro, è sputato identico a Tyson!
[dissolvenza]


3 ---------------------------------

C'ERA UNA BAND
di Zanni Mo Urandi


C'era una band che, al contrario di me,
amava Beatles
e Metallica
faceva cover, veniva da
forse Milwaukee, ma chi lo sa
Non eran stelle, ma su Internet
avevan centomila downloads
suonando "Hey Dude", "I want to choke your band"
o "Sgt.Hetfield's Motorbreath Pub Band"

Tutto era gratis e "amore dei"
ma un giorno arrivò una lettera
la Sony Music ce l'ha con voi
Tanti saluti ai Beatallica

Stop coi Beatles stop.
Stop Metallica
Gli han detto basta parodie
e basta sito web
Click click click click click…

C'era una band che, al contrario di me,
amava Beatles
e Metallica
non eran stelle, ma grazie a Sony,
lo diventarono in fretta.
Ne parlano tutti e il peer to peer ribolle di mp3
Perfino Ulrich - ma pensa te!
ha detto: viva i Beatallica

Hanno più amici, hanno più fans
sono richiesti anche a Timbuctù
La Sony music, sta a rosica'
E' uno tsunami di libertà

Stop con Sony stop
Firma pure tu
la petizione che c'è on-line
beatallica.com
click click click click click…

***

I testi di "Hey Dude", "Blackened in USSR", "Leper Madonna", "The Thing That Should Not Let It Be" e altre demenzialità:
> http://beatallica-musicas.lyrics-songs.com

Recensione di "Beatallica", secondo album della band dopo "A Garage Dayz Night":
> http://www.buong.it/Musica/Pagine/beatallica.htm

Intervista a Jaymz e Krk (inglese):
> http://jeremybrendan.blogspot.com/2004/05/beatallica-interview.html

La notizia su puntoinformatico.it:
> http://punto-informatico.it/p.asp?i=51789

Per firmare la petizione a sostegno dei Beatallica:
> http://www.petitiononline.com/p1gp0g/petition.html
> http://www.beatallica.com

RECENTISSIME!: Lars Ulrich - batterista dei Metallica - dopo la figura di merda mondiale rimediata attaccando Napster, corre ai ripari e tenta un'operazione simpatia cercando di convincere la Sony a non perseguire i Beatallica
(da notare la foto "faceless" di Jaymz e Krk -se leggete l'intervista segnalata sopra, noterete molte altre strane vicinanze tra i Beatallica e noialtri…)
> http://www.boingboing.net/2005/03/15/xeni_on_npr_beatalli.html


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[iQuindici (http://www.iquindici.org), il collettivo di "lettori di inediti" nato dalla comunità dei giapsters, ha spedito una "lettera sul copyleft" (accezione estesa, applicazione specifica all'editoria, Attribution-NonCommercial-ShareAlike) a decine e decine di editori italiani. Al momento non sappiamo se hanno ricevuto qualche risposta. Riportiamo qui il testo della missiva]

LETTERA APERTA AGLI EDITORI ITALIANI

Gentili editori,
prima di tutto una breve presentazione per chi non conosce il nostro progetto: siamo un gruppo di lettori nati attorno al collettivo Wu Ming, che si pongono l'obiettivo di leggere gratuitamente manoscritti inediti e di dare un'opinione onesta e motivata agli autori, senza pretese di critica letteraria, ma dal punto di vista del piacere della lettura.
Alcune cose che ci hanno più colpito le abbiamo presentate al mondo editoriale, e a volte ci sono state richieste direttamente dagli editori quando le hanno lette sulla nostra webzine INCIQUID. Ad oggi abbiamo già alcuni titoli usciti (con clausola copyleft) per Einaudi Stile Libero e Alberto Gaffi editore, ed un'altra mezza dozzina di prossima uscita con diversi editori.
Ci rivolgiamo a voi per sensibilizzarvi su un tema che ci sta molto a cuore: il copyleft. E' un argomento del quale si parla poco e soprattutto male, per cui molti ne hanno un'idea piuttosto errata.
Rendere un'opera copyleft significa consentire che l'opera circoli gratuitamente fintanto che nessuno ci lucra sopra, cioè in due parole lasciare che chi vuole leggere un libro ma non ha soldi per comprarselo possa farlo senza essere passibile di denuncia penale. Libertà di leggerlo sul suo pc, fotocopiarlo, stamparlo e regalarlo a un amico.
L'autore che ha lavorato prestando il suo ingegno per creare un'opera e l'editore che ha scelto di darle fiducia investendoci i suoi denari, continuano ad essere gli unici beneficiari del ricavo economico. Ma aggiungendo la clausola copyleft hanno un vantaggio in più, soprattutto i piccoli e medi editori: l'opera sarà scaricabile in rete, sarà visibile anche lontano dalla grande distribuzione.Un abitante di Falcade con a disposizione solo qualche cartolibreria non avrà bisogno di fare 50 chilometri per andare a Belluno a imbattersi - forse - nel romanzo del giovane scrittore esordiente, ma leggendo il testo in rete potrà decidere di ordinarlo in libreria o per posta, per potere avere il piacere di leggerlo tenendolo tra le mani, oppure di regalarlo a un amico.
Perché i libri sono anche odore di carta, pagine fruscianti, copertine, colori, materia, sensazioni di tatto, e chi ama leggere ama anche conservare i suoi libri e riaprirli, prestarli o regalarli, forse li ama talmente tanto che li lascia su una panchina in bookcrossing, perché li possa amare qualcun altro. Che qualcuno abbia avuto l'opportunità di leggere gratis a video o stampato su fogli A4 un romanzo non è un guadagno perso ma è diffusionedi cultura, e diffusione della conoscenza di un libro.
Non vi basta? Facciamo allora un'altra riflessione: la narrativa italiana, soprattutto esordiente, fa fatica a decollare, tolte alcune eccezioni. Mentre quando acquistate i diritti di opere straniere non potete modificare le clausole originarie del contratto e quindi difficilmente potete applicare il copyleft, quando stipulate un accordo con uno scrittore italiano avete facoltà di aggiungere questa clausola d'accordo con l'autore. Così facendo, il copyleft verrebbe applicato soprattutto alla narrativa italiana, e questo significherebbe una sua maggiorediffusione, quindi una sua crescita, in tutti i sensi, anche qualitativa, a beneficio di tutti.
Non vi basta neanche questo? Allora un'ultima considerazione: pensate a tutte le persone ipovedenti o non vedenti che potrebbero finalmente avere accesso illimitato alla fruizione di testi che sulla carta restano morti: un'enorme biblioteca finalmente accessibile per loro senza dover chiedere, potendo scegliere come dagli scaffali di una libreria. Quest'ultimo aspetto risulta particolarmente importante: date le difficoltà attuali a fornire a pagamento,a chi ne fa richiesta, infatti, si comincerebbe a dare realmente ai ciechi la possibilità di rimuovere gli ostacoli che non permettono loro una libera fruizione della cultura.

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"LA PRIMA VOLTA CHE HO VISTO I FASCISTI", PROGETTO DI SCRITTURA COMUNITARIA

Il racconto "I fascisti", incluso nel penultimo numero di Giap, è stato ripreso qui e là, ha fatto capolino nelle conversazioni, ha dato vita a un'ideuzza che potrebbe avere buon corso.
Ipotizziamo uno scenario: sei cresciuto in una famiglia e un ambiente antifascista (comunista, socialista, anarchico, repubblicano, liberaldemocratico, cristiano, poco importa), magari hai nonni partigiani o parenti deportati, ti sei formato sui loro racconti.
A un certo punto, crescendo ed entrando più in profondità nel mondo, hai scoperto che i fascisti esistevano anche all'infuori delle saghe narrate in famiglia, non erano come orchi e draghi, anzi, erano pelle, carne, ossa, sguardi, boria, parole proferite vicino al tuo orecchio.
C'è stato un momento "perturbante", di shock cognitivo, in cui ti sei imbattuto nei fascisti per la prima volta in vita tua. Può essere capitato ovunque: per strada, al liceo, nello spogliatoio della palestra, in campeggio, sotto naja...
C'è stato un frangente in cui hai visto persone sfoggiare un gagliardetto del Duce o fare il saluto romano e ti sei detto: "Com'è possibile che questi abbiano ricevuto un'educazione tanto diversa dalla mia, addirittura opposta?". Non hai usato queste parole, forse non ne hai usata nessuna, ma hai capito che non c'è "memoria condivisa".
Perlustra i ricordi e raccontaci quel momento.
Ipotizziamo un altro scenario: sei cresciuto in una famiglia e in un ambiente di destra, o non-antifascista, oppure non particolarmente politicizzato però qualunquista, dove si tesseva l'elogio del piccolo cabotaggio esistenziale e s'inveiva contro chiunque levasse lo sguardo dagli eterni "cazzi propri".
Nei racconti dei tuoi nonni c'era sospetto o rancore verso i partigiani. In fin dei conti, è colpa loro se i treni non arrivano più in orario e non ci sono più le mezze stagioni. I partigiani erano delinquenti, e qui una volta era tutta campagna, e di questo passo dove andremo a finire.
A un certo punto, andando nel mondo, ti sei accorto che t'avevano propinato un fracco di panzane. Ti sei accorto che, pochi cazzi, i tuoi erano fascisti, mettici il prefisso che vuoi, criptofascisti, parafascisti, cattofascisti, la sostanza è quella.
Raccontaci la prima volta in cui ti è apparso con chiarezza tutto questo, hai visto dall'esterno l'educazione che avevi ricevuto.
Questi sono solo due esempi, molti altri scenari sono ipotizzabili: noi tutti siamo diversi, veniamo da storie intrecciate ma differenti, nessuno è fatto con lo stampino.
Vorremmo che ci raccontaste della prima volta che avete visto i fascisti, live, col nitore della prima volta, e delle considerazioni che ne sono derivate.
Avete tempo fino al 25 aprile, un po' più d'un mese, dopodiché riuniremo i racconti e li pubblicheremo nella sezione "Rem tene, verba sequentur" del nostro sito.
Le testimonianze vanno spedite all'indirizzo: antifascismoATwumingfoundation.com (AT sarebbe @).

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Questo numero è già molto denso, rimandiamo ai prossimi alcuni contributi e recensioni. Prossimamente dovremmo essere in grado di proporvi:

- "Il cuore dei negri in fondo al pozzo vale meno?" (titolo di lavoro)
Alcune note sulla sproporzione tra il solerte sensazionalismo con cui si parla di foibe (anche ricorrendo a manipolazioni e riscritture della storia in chiave nazionalista e razzista) e la coltre di silenzio che copre le nostre guerre imperialistiche in Africa. Colà, gli "italiani brava gente" fecero la guerra chimica con iprite e altri gas, si diedero a stragi e mattanze a non finire, costruirono veri e propri lager, usurparono il potere e imposero legislazioni razziste.
Le ricerche di Angelo Del Boca e altri storici hanno rivelato abissi d'orrore, ma fuori dagli ambiti specialistici di questa cosa non si può parlare, nel Belpaese il film "Il leone del deserto" (sulla resistenza anti-italiana in Libia) non è mai stato distribuito, la RAI ha comprato ma non ha mai mandato in onda il documentario inglese "Fascist Legacy" (sui "nostri" crimini in Africa).
Certo, fa molto più comodo straparlare di "italiani uccisi perché italiani", facendo di un movente presunto una certezza assoluta e "ritoccando" le liste dei caduti per adattare la realtà all'ideologia, anziché occuparsi di un numero esorbitante di "negri" uccisi perché *non* italiani o, peggio ancora, perché non volevano "farsi italiani", italiani di serie C, sotto-umani senza terra né diritti.
Vanno di moda le "giornate della memoria", si fanno le fiction revisioniste (pure un po' fetide di fascismo) a uso governativo... Invece a noi piacerebbe vedere documentari, film, interviste, dibattiti su questa realtà occultata.
Non sarebbe bello se istituzioni culturali, organizzazioni e associazioni antifasciste, istituti di storia del movimento di liberazione, riviste di storia, dipartimenti di storia di diversi atenei, proponessero tutti insieme una giornata della memoria per i crimini fascisti (e proto-fascisti) in Africa?

- Recensione di: Sandi Volk, Esuli a Trieste. Bonifica nazionale e rafforzamento dell'italianità sul confine orientale, Kappa Vu, Udine 2004, http://www.kappavu.it
- Recensione di: Costantino Di Sante (a cura di), Italiani senza onore. I crimini in Jugoslavia e i processi negati (1941-1951), Ombre corte, Verona 2005, http://www.ombrecorte.it
Entrambi i libri ricostruiscono, partendo da realtà poco conosciute, il contesto di quanto avvenne lungo il confine orientale e sul Litorale Adriatico (la parte di Jugoslavia occupata dai nazisti) durante e dopo la seconda guerra mondiale. En passant, leggendo questi libri si capisce bene quali siano le premesse storiche e ideologiche dell'attuale "foibologia" (come la chiama Claudia Cernigoi) e quanto sia truffaldina l'operazione politico-mediatica culminata con l'istituzione (bipartisan!) del 10 febbraio come "giornata della memoria".

***

Sempre a proposito di foibe, queste sono le prossime presentazioni del libro recensito sullo scorso Giap, Operazione Foibe. Tra storia e mito. di Claudia Cernigoi. Ribadiamo che si tratta di una lettura indispensabile.

Mercoledì 30 marzo, ore 20.45, Sala Castello Istituzione "W.Biagini" Rio Saliceto, CORREGGIO (RE).
Interviene, insieme all'autrice, Liviana Iotti (giornalista) e Alessandra Kersevan (editrice). Introduce Mauro Veneroni, Responsabile Camera del Lavoro zona Correggio.

Venerdì 1 aprile, ore 21, presso il Centro Popolare "La Fucina" in via Falck 44 (di fronte al cinema Dante), SESTO SAN GIOVANNI (MI).
Interviene, insieme all'autrice, Alessandra Kersevan (editrice).

Martedì 5 aprile, ore 18, Biblioteca Statale Isontina di GORIZIA.
Intervengono, insieme all'autrice, l'avvocato Livio Bernot e Alessandra Kersevan (editrice).

Venerdì 29 aprile, ore 20.00, Sala "Aldo Moro" di CARBONERA (TV).
Intervengono Umberto Lorenzoni (Presidente Anpi di Treviso) e Alessandra Kersevan (editrice)

Già che ci siamo:

Martedì 12 aprile, ore 18, nella Biblioteca Statale Isontina di GORIZIA, presentazione del libro Esuli a Trieste. Bonifica nazionale e rafforzamento dell'italianità sul confine orientale di Sandi Volk. Interviene la giornalista Marina Rossi.

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UNA PICCOLA STORIA

In un periodo come questo, di guerre insensate in cui occupanti e "liberatori" hanno lo stesso volto, ho una piccola storia da raccontare.

Forlì, 19 maggio 1944. Una donna sta partorendo mentre la città è sottoposta ad un violentissimo bombardamento alleato che lascerà sul terreno le macerie di un teatro bellissimo e mai ricostruito e morti, tanti morti come non se ne erano mai visti in un posto così tranquillo, tra le colline e il mare.

La donna è in realtà una ragazza, ha 24 anni ed è una contadina. Nata in un paese di montagna da una famiglia con troppi figli da sfamare, ha iniziato a lavorare che era ancora una bambina, dormendo nella cantina-carbonaia della famiglia presso cui era andata a servizio. Ha 17 anni quando incontra un uomo più grande di lei. Fa parte di una famiglia di mezzadri che lavora per dei ricchi signori di Forlì, lo sposa e dà subito alla luce un bambino. La sua vita scorre scandita dal lavoro in casa e nei campi con un solo scopo ed un solo desiderio: non far patire al figlio la fame che aveva patito lei.

Poi la guerra, i razionamenti, la paura delle squadracce, e le bombe. Proprio sotto le bombe le è toccato partorire la sua bambina, ed è terrore puro quello che prova, oltre alle doglie. Che siano gli alleati a bombardare per liberare l'Italia dal nazifascismo in quel momento non le importa granché.

La bambina nasce, è sana, ma la donna resta traumatizzata, terrorizzata al punto che il suono delle sirene e degli aerei le risuona nelle orecchie anche quando in realtà non si sente nulla. E allora si fa portare a casa di una cognata a Pian di Spino, quattro case sperdute in montagna dove sicuramente le bombe non arriveranno. L'unico mezzo di locomozione che si possono permettere è la mula, e così partono come la sacra famiglia: lei, la neonata e l'altro figlio in groppa all'asina e il marito a piedi. Quando arrivano lui non ha più neanche le suole delle scarpe, sono andate, consumate, e deve ancora tornare indietro, perchè il lavoro per il padrone deve andare avanti, bombe o non bombe.

Lei resta due mesi lassù, poi accade l'impensabile: un attentato partigiano uccide due tedeschi in side-car, ed allora parte la rappresaglia. I tedeschi rastrellano dappertutto, anche in quel posto dimenticato da Dio e si fermano due case prima di quella in cui sta lei. Portano via tutti e li fucilano.

Non c'è niente da fare, non sono al sicuro nemmeno lì. Allora meglio tornare in città, con un po' di fortuna alle bombe si può sfuggire, ma un rastrellamento tedesco non ti dà scampo. Il marito viene a riprendersi la famiglia con la mula e via, si torna a casa.

Lì, nella grande casa padronale, un giorno i tedeschi decidono di stabilire un comando. Non chiedono il permesso, arrivano e basta. La donna allora comincia a vivere in punta di piedi, non parla, non alza lo sguardo, quasi non respira. E' terrorizzata dal comportamento ribelle e scontroso di una delle figlie del padrone, che teme possa scatenare la rabbia dei tedeschi che si sa, ammazzano senza pensarci due volte anche se solo uno li guarda male. La notte non dorme, attenta ad ogni minimo rumore, perchè è sicura che prima o poi i tedeschi li uccideranno tutti... una notte, poi, di rumori se ne sentono tanti, e lei è certa che sia arrivata la loro ora. Trema e prega, ad occhi chiusi.
Non accade nulla. Al mattino i tedeschi non ci sono più. Come erano arrivati se ne sono andati, portando via anche il cadavere di uno di loro, che la donna ha visto portare dai commilitoni giù nella cucina della casa dei padroni, lasciandosi dietro una scia di sangue.

Finchè un bel giorno tutto finisce. Arrivano i liberatori, ma sono così strani, la donna li teme quasi più dei tedeschi. Vede per la prima volta uomini dalla pelle scura, le fanno tanta paura-una paura ed una diffidenza che l'accompagneranno per tutta la vita-perchè lei neanche immaginava che esistesse gente così. Ha fatto solo fino alla terza elementare, ed il suo mondo è tutto lì, in quella casa di contadini. Vede soldati con la gonna, perchè sono vestiti così? E poi non sono affatto gentili, non si sforzano di capire nè di farsi capire, trattano male tutti e vogliono solo bere. Bevono da morire, come quegli altri, i polacchi. Un giorno dopo una sonora bevuta alcuni soldati polacchi ubriachi fradici salgono sui muli ed ingaggiano un'improbabile gara di velocità nello spiazzo antistante la casa, i bambini ridono, la donna li guarda e pensa: Dio mio, sono questi i nostri liberatori? Uomini dalla pelle scura, con la sottana, sempre ubriachi? Cosa ci faranno mai?

Ma alla fine se ne vanno anche loro, ed allora finalmente si può tornare a respirare. A vivere.

La vita non sarà lieve per quella donna. Suo marito morirà un anno dopo, lasciandola vedova a 26 anni con due figli piccoli e la paura di rimanere da sola, magari ad affrontare un'altra guerra dove oppressori e liberatori non hanno più una fisionomia chiara e definita, nella sua mente ancora paralizzata dal terrore.

Eppure sono passati 60 anni e lei è ancora qui, 85enne bellissima e lucida, che sa mettere a tavola tutta la famiglia, legge il giornale tutti i giorni ed è ancora capace di indignarsi. Quando vede immagini di guerra le si inumidiscono gli occhi, perchè lei sa cosa vuol dire, lei ricorda. Magari a volte dimentica cose accadute un mese fa, ma il terrore delle bombe e dei rastrellamenti, la fame e la paura costante di quegli anni nella sua mente sono vivi più che mai. Provate a chiedere a mia nonna la differenza tra forza di "pace" e forza di occupazione, se ci riuscite.

La bambina nata durante il bombardamento è mia madre, ed io posso senz'altro dire di essere qui solo perchè una bomba non ha centrato la casa dove la nonna partoriva, perchè il rastrellamento tedesco si è fermato due case prima di quella dove si era rifugiata lei, perchè a nessun tedesco,ormai sconfitto, del comando di stanza nella casa dei padroni è saltato in mente di uccidere tutti.

Ciò mi fa sentire una grande responsabilità, perchè so che quando lei non potrà più, sarò io a dover raccontare ai miei figli, se ne avrò, la sua storia. So che è solo la piccola storia di una donna come tante, dentro l'enorme storia tragica della seconda guerra mondiale. Ma è anche la mia storia. Ed è emblematica, secondo me, anche perchè ascoltando mia nonna raccontare mi sono resa conto che la guerra confonde i ruoli degli oppressori e dei liberatori nella mente di chi soffre a causa sua. E' la sofferenza della gente comune, che non può capire chi parla di pace e porta la guerra, che non sa cosa significa "esportare la democrazia attraverso la guerra preventiva", che se ne frega delle parole dei potenti e che vuole, semplicemente, sopravvivere.

Grazie per avermi dato la possibilità di farvi conoscere la mia straordinaria nonna.

Ciao, Annalisa- Forlì.

NOTA BENE
Per non ricevere piu' Giap o per riceverlo a un altro indirizzo:
http://www.wumingfoundation.com/mailman/listinfo/giapmail
Per favore, NON chiedete di farlo a noi, la procedura e' completamente autogestita dagli iscritti.
In data 20 marzo 2005 Giap conta 7463 iscritt*.
"Ho sempre rivolto a Dio una preghiera, che e' molto breve: 'Signore, rendete ridicoli i miei nemici'. E Dio l'ha esaudita." (Voltaire, lettera a Damilaville)

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