Giap n.3, VIIa serie – Modena! – 2 novembre 2005 (appunto)

0. Modena: che dire?
1. Pasolini partiva per primo [WM1]
2. Un frammento su letteratura ed "ecocentrismo" [WM1]
3. Wu Ming 3 in Brasile
4. Lavorare con lentezza al Festival del cinema di Leeds (Gran Bretagna)
5. New Thing acquistato in Francia, lo traduce Serge Quadruppani!
6. MODO INFOSHOP e Wu Ming presentano...
7. Estratto da Cat Chaser di Elmore Leonard
8. Memento: Ferrara, 19 novembre, per Dario Berveglieri

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MODENA: CHE DIRE?

Carlo Giovanardi da ModenaVeniamo sollecitati da più parti a esprimerci su quel che sta succedendo a Modena ormai da qualche mese.
Potremmo cavarcela alzando le spalle, dicendo: "Modena è una città di merda", ma sarebbe una tautologia, un contributo inutile a tutti.
Potremmo tuffarci in spericolate analisi, aggiungere la nostra voce a quella dei tanti, troppi grilli parlanti (megafonanti) che ci ammorbano da quotidiani e telegiornali. Dire cazzate sul "modello emiliano", sulle "due società", sullo scontro a sinistra...
Ma sarebbe la nostra voce, quella voce? Secondo noi, no. La nostra voce è un'altra, non ha un timbro metallico, ha una grana pastosa, la grana delle storie.
Ci piacerebbe sì, esprimerci su Modena. Ma vorremmo farlo a modo nostro. Vorremmo, noi per primi, rispettare la nostra peculiarità. Non ci piace l'idea di finire appesi a un gancio nella cella frigorifera dell'opinionismo. Tanto più che non stiamo con nessuno, mentre in città vige l'intruppamento con questi o con quegl'altri, son tutti con l'elmetto in testa, eroiken soldaten. Difendere la legalità! Difendere l'illegalità!
Come è accaduto altre volte, quando gli snodi di cronaca hanno portato alla fusione del piano locale e di quello nazionale, ci solletica l'idea di dire la nostra (le nostre) tramite un racconto. Sì, un racconto, un po' sulle falserighe di Bologna Social Enclave e Carcajada profunda y negra.
Il problema è: non abbiamo ancora l'idea giusta, e non vorremmo rappatumare un testo scadente. Discutibile sì (anche se, nello specifico, la voglia di discutere è poca), scadente mai.
L'unica cosa che possiamo fare, nello spirito della glasnost che esiste tra noi e voi, è chiedere tempo. Vedere se si attivano le sinapsi giuste.
Se non si attiveranno, speriamo ci venga in mente un altro modo. L'importante è esprimerci sul nostro terreno.
Tanto più che noi non ci viviamo nemmeno, in quella città di merda che è Modena, quindi la faccenda è delicata. I modenesi potrebbero risponderci: "Ma voi che cazzo volete? Andatevene affanculo!"

- Guardate che era Bologna...
- Come?
- Io vi ho chiesto un parere su quello che succede a BOLOGNA!
- Eh? Veramente? Ma cazzo, com'è pos...
- Compadres, ma voi l'avevate capito che era Bologna?
- Io no, dalla descrizione sembrava Modena... Ero sicuro...
- Merda, la faccenda si complica ulteriormente.

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PASOLINI PARTIVA PER PRIMO
di Wu Ming 1

PasoliniSu "Vie nuove" n.40, anno XVII, 4 ottobre 1962, Pasolini racconta nella sua rubrica quel che è successo alla prima di Mamma Roma: «...Il pivello fanatico che, in cima alle scale della galleria del Quattro Fontane, nel silenzio che seguiva la morte di Ettore appena accaduta sullo schermo, mi ha affrontato con l'urlo stentoreo che sapete ("Pasolini, in nome della gioventù nazionale, ti dico che fai schifo") [...] L'ingiustizia dell'iniziativa patriottica è stata largamente compensata dagli incivili schiaffi che ho allentato all'eroe, non appena, sicuro dell'impunità, ha chiuso quella povera bocca di minus habens strillante il nulla. Dovrei vergognarmi di quella mia reazione improvvisa, degna della giungla: sono "partito per primo", come dicono i tanto disapprovati ragazzacci del suburbio, e gli ho dato "un sacco di botte". Dovrei vergognarmi, e invece devo constatare che, date le circostanze che mi riducono a questo - a ragionare coi pugni - provo una vera soddisfazione: finalmente il nemico ha mostrato la sua faccia, e gliel'ho riempita di schiaffi, com'era mio sacrosanto diritto.» (Le belle bandiere. Dialoghi 1960-1965, Editori Riuniti, Roma 1977).

In una lettera a Panorama del 7 novembre 1974, Pasolini commenta insinuazioni sul suo conto fatte dal giornalista della Stampa Carlo Casalegno (tre anni dopo verrà ucciso dalle BR, ma questa è un'altra storia) e conclude: «Quanto all'affermazione di Casalegno su una mia "nostalgia di un passato anche tinto di nero", sia ben chiaro: se egli osa ripetere qualcosa di simile, prendo il treno, salgo a Torino e passo alle vie di fatto.» (Scritti corsari, Garzanti, Milano 1975).

In un frammento inedito di fine '74, Pasolini afferma di non aver mai esercitato «un atto di violenza, né fisica né morale» (Ibidem). Mica per non-violenza, anzi, la non-violenza «se è una forma di autocostrizione ideologica, è anch'essa violenza». Ne consegue che Pasolini non considera affatto violenza gli "schiaffi incivili" e le possibili "vie di fatto" di cui sopra. Di seguito, però, racconta "una sola eccezione", risalente a dieci anni prima. Aggredito da alcuni fascisti, Pasolini reagisce e ne insegue uno, "il più scalmanato": «La nostra corsa è durata per più d'un chilometro attraverso il quartiere San Lorenzo», tra diverse peripezie, salti su e giù da un tram in corsa, calci etc. Alla fine, il fascista riesce a fuggire. «A quel punto, però, probabilmente, anche se lo avessi acciuffato, non avrei fatto più niente. La rabbia cieca mi era ormai passata.» Pasolini fa capire che, se avesse acciuffato quel "miserabile" prima del calare dell'ira, sarebbe parsa poca cosa la reazione "degna della giungla" al cinema Quattro Fontane (altrimenti perché definire "violenza" quest'inseguimento e non quell'alterco?).

Il trentennio seguito alla sua morte ci ha restituito un Pasolini tenero e fragile, saggio e ieratico, eccessivamente ingentilito, "indebolito", "postmodernizzato". Lui, invece, era uno a cui saltava la mosca al naso, uno che poteva pure menarti, nulla da invidiare a Hemingway o Norman Mailer. Si teneva in forma, giocava a calcio e poteva inseguire un fascista per oltre un chilometro, prendere un tram al volo etc.
Anche per questo, fin da subito, ben pochi credettero alla prima versione di Pino Pelosi. Se Pelosi fosse stato solo, Pasolini gli avrebbe come minimo incrinato tre costole, fatto ingoiare qualche dente. All'Idroscalo, infatti, lo scrittore si difese: il corpo reca vistose tracce di colluttazione.

In occasione del trentennale del suo assassinio, tutti scriveranno più o meno le stesse cose. Variazioni sullo stereotipo. Porre l'accento su risse e scazzottate può aiutarci a rimarcare la complessità di Pasolini, a ricordarne aspetti meno noti.

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UN FRAMMENTO SU LETTERATURA ED "ECOCENTRISMO"
di Wu Ming 1

l'aedo e il suo strumentoTra i "letterati" è poco in voga la comunità. Al contrario, è parecchio in voga il clan, la cricca, il cenacolino, il conciliabolo, l'unione temporanea tra narcisisti che si dicono a vicenda quanto sono bravi e incompresi, nel lasso di tempo che precede il loro scazzarsi e mandarsi a cagare. E' molto in voga l'autonarrazione consolatoria ("Io sono un grande, ma non mi capiscono", "la cultura è morta, per questo non trovo spazi"), narrazione che diventa ineluttabilmente circle jerk (cioè il farsi reciproche seghe disposti in circolo) e questa inefficacissima terapia di gruppo viene addirittura spacciata per "resistenza", le si attribuisce addirittura un qualche valore "politico".
In questo tipo di comportamenti si sente sì, il "gelido gravame" del mito dell'autore (mito romantico, decadentista, "maledettista", ombelicale, in ogni caso tremendamente egocentrato e "antropocentrico" nell'accezione più negativa possibile). Pesa diverse tonnellate e curva le spalle proprio di chi si crede erede di una tradizione di schiena diritte, l'Autore in atteggiamento di sfida titanica, gambe larghe e pugni sui fianchi, sul promontorio dei secoli.
Sarebbe ora che i miei colleghi si "sgravassero" le spalle dal fardello di un'idea di autore che è in realtà recentissima, e riscoprissero (in questo anche e soprattutto la rete può aiutare) la dimensione ecocentrica dello scrittore. "Eco" viene da oikein, abitare: lo "scrittore residente" di cui parla Peter Bichsel, il poeta/narratore come membro di una comunità, anzi, di tante comunità a cerchi concentrici, erede di figure che esistono dall'alba dei tempi, dall'aedo al griot, dal bardo al trovatore, dal cantastorie al puparo etc. La scrittura, la poesia, la narrazione come doni alla comunità e come mestiere di vivere con gli altri.
[La poesia che torna "ad alta voce" è un altro dei segnali di una presa di coscienza in questo senso. Peccato che alcuni autori "razzolino bene e predichino male", nel senso che sono in grado di fare serate belle e di nuovo ecocentriche, eppure teorizzano il peggior antropocentrismo artistico e umbilicocentrismo autoriale.]
Per una piena riscoperta dell'ecocentrismo in letteratura, occorre scollarci dalle ossa i muscoli infiammati e rattrappiti. Serve un massaggio energico. La rete ci costringe a fare i conti con una dimensione di "apertura" e ci sfida a confrontarci con nuove possibilità, col costante rischio di "sbracare". Ci obbliga a cercare un equilibrio. Ci costringe a mettere in discussione l'ego, a relativizzare la figura dell'Autore. Per questo, nonostante tutto, la amo come la pupilla dei miei occhi, come la pupilla degli occhi di tutti.

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WU MING 3 IN BRASILE

Siamo sotto organico nella strenua lotta per scrivere il nuovo romanzo collettivo (titolo di lavoro: "Mohawk").
Wu Ming 5 torna dall'India solo la prossima settimana (per usare un eufemismo, diciamo che si è recato colà in un periodo... interessante. Di cose da raccontare ne avrà).
Nel frattempo, Wu Ming 3 è partito per il Brasile.
Decisione presa in extremis: nonostante il Sabbatico, ci è sembrato importante rispondere all'invito della 51esima Fiera del Libro di Porto Alegre (28 ottobre – 15 novembre).
WM3 presenterà l'edizione brasiliana di 54, nella capitale del Brasile gaucho e, nei giorni successivi, nella sterminata San Paolo.
Mentre scriviamo, il nostro compadre si prepara per l'incontro delle 19.30, Sala dos Jacarandás, Memorial do Rio Grande do Sul.
Dopodomani, 3 novembre, alle h.20 WM3 sarà alla libreria Hai-Kai di San Paolo.
Il giorno dopo, 4 novembre, alle 12.30, conferenza su letteratura e copyleft all
Auditório 1 dell'Escola de Artes, Ciências e Humanidades, Av. Arlindo Bettio, 1000 (estação Eng. Goulart – CPTM).
Questo è il secondo viaggio di Wu Ming in Brasile. WM1 era andato a presentare "Q" nel 2002, nei giorni della vittoria elettorale di Lula.
L'edizione brasiliana di "54" è scaricabile direttamente dal sito della Conradeditora.
Date un'occhiata alla pagina... Questi sono avanti! :-)

4---

LAVORARE CON LENTEZZA AL FESTIVAL DEL CINEMA DI LEEDS

L'11 novembre "Lavorare con lentezza" (titolo internazionale: "Radio Alice") verrà proiettato al Leeds International Film Festival, nella sezione "The Revolution Will Be Televised", ospitata da un centro sociale, il Common Place. Al termine della proiezione, ci sarà un dibattito su "Growing Up in the Radical Italian Seventies".

Il Common Place è qui:
23-25 Wharf Street, Leeds LS2 7EQ UK
0845 345 7334
www.thecommonplace.org.uk

Il programma del festival si trova qui (PDF).

5---

"NEW THING" IN FRANCIA E NON SOLO

copertina di Come ben sapranno i giapsters più aficionados, la Francia è il nostro buco nero, anzi, trou noir.
Q è uscito qualche anno fa per le edizioni Seuil (titolo: L'Oeil de Carafa), con una traduzione che non ci è piaciuta, una copertina orripilante e zero apparato paratestuale. Un'uscita totalmente fuori contesto. Nonostante alcune recensioni positive, il romanzo si inabissò subito, per non riemergere mai più.
Da allora, nessun altro nostro libro è stato pubblicato Oltralpe. E' l'unico paese dell'Europa occidentale dove siamo del tutto ignoti, letteralmente senza nome.
Al di là del trou noir ora brilla una lucina. Le edizioni Metaillié hanno comprato i diritti di traduzione di New Thing. Lo tradurrà il collega e compagno Serge Quadruppani, uno degli autori più neri al di là di Ventimiglia, dei cui romanzi abbiamo più volte parlato su Nandropausa.
Quadruppani ha già tradotto (con plauso) Camilleri, Evangelisti e altri scrittori italiani, ed è uno dei più lucidi studiosi del noir (il vero noir, non certe cacchette che si propinano al pubblico in Italia), non soltanto d'Oltralpe.
Qui, ad esempio, scrive cose molto interessanti sulla lingua di Jean-Patrick Manchette:
E' la seconda volta che un nostro romanzo solista viene comprato all'estero. Guerra agli Umani è stato comprato dall'editore olandese Vassallucci (lo stesso che ha pubblicato 54)

***

A proposito di New Thing:
Sul suo blog Cazzeggi letterari lo scrittore e traduttore veneziano Lucio Angelini, autore di libri per ragazzi nonché microeditore di Libri Molto Speciali, ha scritto un divertito omaggio al libro, spostando le testimonianze nel mondo della musica leggera italiana, commovente rimembranza del passaggio dagli ingessati anni Cinquanta al decennio "ye ye", con la clamorosa irruzione dei "giovani" (la quindicenne Gigliola Cinquetti, fingendo di non volerla dare per via dell'anagrafe, per ciò stesso alludeva al fatto di darla e portava nell'universo canterino una calda ventata di pubescente erotismo) e il successo delle sbarazzine hit da spiaggia. Negli USA si gridava al "Black Power", in Italia si cantava: "Ci sta un popolo di negri che ha inventato tanti balli / il più famoso è l'hully-gully". Era la nostra idea di potere nero: inventare l'hully-gully, ballo di cui non si è mai più sentito parlare.
WM1 è lusingato: chi ha assistito ai reading-concerto con gli Switters, saprà che il bis era una versione delirante di Bandiera gialla di Gianni Pettenati (*), per cui tutto quadra.
L'omaggio è qui.

* Così introdotta (a braccio) da WM1 in quel di Mira (VE), il 17 dicembre 2004: "Il romanzo da cui sono stati tratti questi brani si chiama 'New Thing', è uscito circa due settimane fa e si svolge nel 1967, in tempi di rivolte razziali. Erano gli anni in cui il black power imperversava nelle strade e l'FBI faceva di tutto per reprimere il movimento. Anche in Italia, quell'anno, si sentivano i primi vagiti di un movimento che sarebbe cresciuto fino a occupare per intero la vita sociale di questo paese, per anni e anni. Nel '67 sembrava ancora solo uno scontro generazionale, ma il fuoco covava sotto le ceneri e la rivolta si poteva già sentire tra le righe di canzoni come questa:
[Vasi attacca a cantare:] Sìììììì, questa sera è festa grande / noi scendiamo in pista subito / e se vuoi divertirti vieni qua / ti terremo tra di nooooooiii / e ballerai...

 

6---

logo libreria Modo InfoshopWU MING E MODO INFOSHOP PRESENTANO...

Capita spesso che un nostro lettore italiano acquisti l'edizione straniera di un nostro romanzo per regalarla a qualche amico, collega, amante, fidanzato, co-inquilino Erasmus o zio d'America. Finora gli toccava ordinarla all'estero (via web o tramite libreria specializzata), con dilatazione dei tempi e notevole dispendio di denaro.
Da oggi, le edizioni inglesi e americane dei nostri libri (Q e 54) sono disponibili e ordinabili per posta presso la libreria Modo Infoshop di Bologna (specializzata in piccola editoria, microeditoria e autoproduzioni, tra i pochissimi centri vitali e punti di riferimento per la cultura di base mod... ehm, bolognese).

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IMMINENTE L'USCITA DI CAT CHASER DI ELMORE LEONARD, EINAUDI STILE LIBERO NOIR, TRADUZIONE DI WU MING 1

Elmore LeonardJerry leggeva il Sun-Sentinel. Lo alzò per mostrarlo a Moran che entrava in ufficio.
- Hai visto? A Hillsboro. Una mattina un tizio esce dal condominio per fare jogging, e guarda che si trova davanti a casa.
Il titolo del giornale era: "33 HAITIANI ANNEGATI AL LARGO DI HILLSBORO / Autorità non credono alla versione del superstite"
La fotografia, larga quanto la pagina e alta almeno quindici centimetri, mostrava quattro corpi nudi e gonfi, stesi sulla spiaggia alla luce dell'alba. Un elicottero della guardia costiera volava a circa venti metri dalla riva.
- Te l'ho detto, - disse Jerry - sta sfuggendo di mano. La gente su al nord investe un botto di soldi per trasferirsi qui quando va in pensione, ed ecco cosa ci trovano.
- Qual è la storia a cui non credono le autorità?
- Che sono venuti dritti da Haiti su quella barchetta sgangherata, più di sessanta persone. Non bastava Cuba, adesso vengono pure da Haiti. Ma prego, facciano pure! Non ci sono ancora abbastanza latinos, qui, e noi abbiamo soldi pubblici da regalare. Ah, qualcuno ti ha cercato al telefono. Lo sai quanti cubani ci sono a Miami, adesso?
- Chi era?
- Duecentomila. Una donna, non mi ha detto il nome. Più centoventicinquemila boat people, dio santo, metà dei quali viene dalle prigioni e dai manicomi dell'Avana. Ce li sbolognano, così ce li dobbiamo smazzare noialtri. Ecco il numero.
Era quello di Mary.
- Quando ha chiamato?
- Pochi minuti fa. Ma noi siamo diversi, noi abbiamo una coppia di scrocconi dominicani. Ehi, dove vai? Sei appena arrivato!
- Torno subito.
Moran s'infilò il foglietto in tasca e uscì al sole, di nuovo diretto al bungalow. Era ansioso.
Nolen Tyner stava uscendo dalla N. 5 e lo fermò.
- George, posso parlarti?

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Ricordiamo che il 19 novembre è una data importante. Chi vive in zona converga su Ferrara. Insieme agli Yo Yo Mundi e a Stefano Tassinari, ricorderemo Dario Berveglieri. Tutti i dettagli qui.

QUESTO NUMERO DI GIAP VIENE SPEDITO A 8229 ISCRITT*
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"Ho sempre rivolto a Dio una preghiera, che e' molto breve: 'Signore, rendete ridicoli i miei nemici'. E Dio l'ha esaudita." (Voltaire, lettera a Damilaville)
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