UNA STRANA STORIA DI CAMICIE ROSSE, TUTE BIANCHE E "BLOCCHI NERI"

Garibaldi, il Black Bloc, lettere intercettate, cartelli misteriosi, navi  e citazioni di fronte al pericolo
[*Non* e' un numero di /Giap/]
 
 
 

Telegramma ricevuto il 13 giugno u.s.:
 

DESTINATARIO: Signora Società Civile, Esercito Insurgente dei Sognatori
MITTENTE: Generale Garibaldi

Raccolgo invito e confermo mia presenza in Genova per il 19/20/21 luglio 2001. Stop. Confido in Vostra affluenza massiccia. Stop. I governi sono impazziti. Stop. Occuperanno militarmente la città. Stop. Bloccheranno le frontiere. Stop. Urge essere tantissimi. Stop. Dovunque e  comunque. Stop. Afflusso intercontinentale può salvarci il cranio. Stop. Gli usurpatori pretendono vincere. Stop. Urge impedirglielo. Stop. Una  sola parola d'ordine: liberare Genova! Stop. Ripeto: liberare Genova! Stop. Attendo nuove dall'Esercito dei Sognatori. Stop.

 Gen. Garibaldi, in lotta contro la tirannide neo-liberista e gli usurpatori della giustizia e della libertà dei popoli.

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da "l'Eco di Bergamo" di Lunedì 18 Giugno, pagina 9:

"Rotonda dei Mille, Garibaldi contro il G8

Chi ieri mattina presto è passato per la Rotonda dei Mille, nel pieno centro di Bergamo, si è imbattuto in un curioso cartello. Sotto la statua di Garibaldi campeggiava infatti un grande rettangolo scritto in stampatello a caratteri ben visibili: il messaggio, "Disobbedisco, i miei mille contro il G8", faceva il verso al celeberrimo "Obbedisco" garibaldino e rilanciava con umorismo lo spirito del popolo di Seattle."

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15/06/2001: <<Stanotte il maestoso monumento equestre a Garibaldi sito a metà di via dell'Indipendenza, Bologna, è stato corredato di un cartello recante la scritta: "DISOBBEDISCO! ANCH'IO A GENOVA CONTRO IL G8!">>

15/06/2001: << "GARIBALDI A GENOVA! 19, 20, 21 LUGLIO 2001"
sotto il monumento all'Eroe dei due mondi, in località Curtatone (MN), addì 14 giugno 2001, ignoti posero.>>

17/06/2001: << Alle prime ore di Domenica 17 Luglio, l'eroe dei due mondi scende in quel di Anghiari (AR) e chiama i popoli alla mobilitazione contro i signori della terra al grido di "Disobbedisco, anch'io a Genova contro il G8!!".>>

18/06/2001: << sull'obelisco che sovrasta l'ossario dei caduti garibaldini di Calatafimi compare uno striscione bianco: "TUTTI I MILLE A GENOVA CONTRO IL G8!">>

Ed e' solo l'inizio...

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Dal sito di Repubblica, 19 giugno 2001:

 Una nave di "garibaldini"
 da Napoli contro il G8

 di ANDREA DI NICOLA

ROMA - Una nave con a bordo mille "garibaldini", o meglio neogaribaldini, con regolare camicia rossa, partirà da Napoli il 15 luglio e farà rotta verso Genova, verso il G8, verso la contestazione del vertice internazionale. L'idea è della Rete No Global nella quale si riconoscono gran parte dei centri sociali del Sud e che porterà a Genova almeno cinquemila persone.
Il piano, dunque, mentre sembra sempre più plausibile lo spostamento della sede degli incontri dei Grandi della terra da Palazzo ducale verso il porto o addirittura verso delle navi attraccate in mare, è quello di un "attacco" navale con un traghetto che percorrerà in senso inverso la rotta di Garibaldi ormai assurto a simbolo dei giovani antiglobalizzazione, almeno degli italiani. Non a caso le Tute Bianche stanno attuando una serie di iniziative in diverse città in cui le statue di Garibaldi vengono usate come "portavoce" delle proposte del movimento, mentre al centro sociale Ska di Napoli, pur non essendo tute bianche, dicono "indosseremo la camicia rossa non per rifarci al comunismo ma ai garibaldini" [...]

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CONTRO L'ACCERCHIAMENTO DEL BLACK BLOC

Il Black Bloc e' una cosa seria. Non puo' essere banalmente identificato  con atti vandalici e devastazioni irrazionali. E' una rete di gruppi di affinita' - prevalentemente (ma non esclusivamente) anarchici e libertari - diffusi nell'Europa continentale e in Nord-America. Esiste da anni, elabora strategie e tattiche ed e' disponibile a cambiarle in relazioni ai contesti, alle alleanze e agli obiettivi da perseguire. Va precisato che in Italia il Black Bloc non esiste ne' mai e' esistito.
Come dimostra la storia recente del movimento, il Black Bloc non e' una realta' statica e si misura con pratiche differenti, lasciandosi contaminare, come si e' visto a Quebec City: durante la contestazione al vertice ALCA/FTAA, ha agito nel massimo rispetto della citta' e dei suoi abitanti, concentrando le energie nell'abbattimento del "Muro della  Vergogna". Inoltre ha scelto di mutuare simboli e pratiche delle tute bianche, e ha agito di concerto con gli altri gruppi di affinita' presenti nella piazza [cfr. http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap38-39.html].
A Goteborg, al contrario di quanto s'immagina, il BB si e' relazionato alle tute bianche e ha deciso di muoversi all'interno di una cornice comune condivisa anche dai pacifisti. I problemi sono iniziati quando la stragrande maggioranza degli attivisti con ruoli di portavoce e responsabilita' di coordinamento sono stati arrestati "a scopo preventivo" durante il raid poliziesco di giovedi' sera. La mattina dopo, la polizia ha tagliato il corteo in due parti, isolando e caricando uno spezzone di manifestanti etichettato come "Black Bloc". A questi ultimi non e' rimasto altro che difendersi con quello che trovavano, e singoli dimostranti hanno infranto alcune vetrine (sono le immagini che le tivu' di tutto il mondo hanno trasmesso a nastro continuo).
Dire che a rompere le vetrine e' stato il Black Bloc e' come dire che a gettare la molotov sull'Eurostar e' stato Gaetano Bresci.
Con cio' non intendiamo dire che il Black Bloc non abbia mai sfondato una vetrina. A Nizza, come confermato dalle cronache del "Corriere della Sera", furono colpite le sedi di tre banche e di alcune grandi  multinazionali. Nessun piccolo negozio o tantomeno casa privata fu oggetto di violenza.
Tornando a Goteborg, e' bene puntualizzare che il momento di massima violenza poliziesca e' coinciso col momento di massima distensione degli animi: venerdi' sera la polizia ha accerchiato un parco in cui centinaia di giovani avevano organizzato un rave. La festa e' stata sciolta con la violenza, i presenti si sono difesi in maniera scomposta, ed e' stato  quello il momento in cui la polizia ha aperto il fuoco. Il Black Bloc non era presente alla festa, il ragazzo colpito non ne faceva parte.[cfr.
http://www.qwerg.com/tutebianche/phorum/read2.php?f=1&i=2861&t=2861]
Il Black Bloc e' composto da attivisti politici, dai quali a volte puo'  separarci - oltre alla teoria - la scelta delle tattiche e/o il modo di praticare l'obiettivo, ma non si tratta di cerebrolesi o di cani di Pavlov che sbavano alla vista dei manganelli.
Si tratta di attivisti molto piu' fantasiosi e meno tetri di quanto dica la vulgata: nei giorni precedenti la contestazione di Quebec, il Black Bloc di Buffalo (USA) si stacco' da un corteo anarchico, entro' in un quartiere degradato e si mise a raccogliere la spazzatura e pulire i marciapiedi. Ai giornalisti fu detto: "Avete scritto che avremmo devastato [to trash] la  citta', e invece la spazzatura [trash] la stiamo raccogliendo".
E' in corso un gravissimo tentativo di criminalizzazione di quest'area del movimento, avallata anche da alcune correnti moderate. Noi ci rifiutiamo di salvarci l'anima sulla pelle del Black Bloc, riconosciamo la loro piena legittimita' nel movimento e rifiutiamo la logica dei "buoni" e dei "cattivi".

(19 giugno 2001)

Tute Bianche di Bologna
Wu Ming

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[dal forum tutebianche.org, inoltrata da un tale Fritz '75:]

Comandante Gert, compagne e compagni miei, fratelli e sorelle della società civile di questo e di altri paesi, mi preme rendere noto a tutti e tutte voi il contenuto di un dispaccio fortunosamente intercettato in circostanze che non mi è dato riferire, nelle lagune dell'alto Adriatico, nei pressi di Mestre, Penisola italica, giorno 18 del mese di Giugno, anno 1° del secolo XXI.
Se ne deducono pericoli e preoccupazioni, ma, a mio modesto avviso, possono parimenti scaturirne suggerimenti utili sul prossimo futuro, in vista dell'appuntamento genovese del 19, 20 e 21 di Luglio.
Segue fedele riproduzione del testo.
 

All'illustrissimo Signore della Terra in Genova, oggi "cuore dell'Impero"

Vostra Signoria avrà certamente seguito gli avvenimenti di Goteborg e verificato la scrupolosità con cui ci si è attenuti alle indicazioni. In
 questa circostanza, come stabilito, ci si è mossi per tempo, e l'effetto non poteva essere che quello desiderato. Le milizie, dopo la prima giornata di guazzabugli senza risultati apprezzabili, non hanno atteso che l'orda di barbari si movimentasse una seconda volta ed hanno minato il precario equilibrio delle cose con una incursione notturna negli accampamenti, affiancando alla sortita oltre quattrocento sequestri che i codici delle Repubbliche del Nord permettono di definire, come è opportuno, "arresti preventivi". Il mattino seguente le truppe si sono ritirate dalla città lasciando il centro in balia degli eventi. In conseguenza di quanto avvenuto durante la notte, alcuni dei rivoltosi hanno bersagliato le vetrate di poche botteghe con sassi o consimili e vituperato una carretta militare lasciata incustodita. A tutto il resto ha pensato, come previsto saggiamente da Vostra Signoria, la carta stampata, e le altre fonti di informazione figurativa, mettendo in gran rilievo
quelle schermaglie cui la gente ingenua tanto si appassiona. Così, il terreno era per buona parte preparato, con lo stomaco di tanti disposto a digerire addirittura il piombo.
Verso sera l'esercito è tornato a schierarsi nelle vie cittadine, pronto a passare all'azione. Pensasse, le milizie hanno potuto attaccarli mentre danzavano ed ingoiavano diavolerie che intorpidiscono il corpo ed annebbiano la mente, i depravati. Questi si sono difesi con le armi rozze che avevano utilizzato, impunemente, alla mattina, ed un reparto delle milizie ha risposto sparando. Un giovane è in pericolo di vita ma, purtroppo, era un rischio da mettere in conto. Dio lo perdoni e voglia accogliere l'anima sua, qualora il destino volga al peggio.
Ad eccezione della Francia, cui sarà necessario tributare un ammonimento, nessuno ha fatto troppo rumore e subito la mente dei più è corsa, come previsto, alla città di Genova, Vostra scomoda dimora temporanea e sede del prossimo raduno dei Vassalli al servizio della Signoria Vostra.
E' superfluo che si provveda, qui di seguito, a rendicontare le dichiarazioni ufficiali che Vostra Signoria conosce a puntino. Mi permetto invece di abbozzare alcune previsioni, come più mi si conviene, sulle prossime evoluzioni delle cose in seno alla moltitudine dei ribelli.
Già avevo detto, nella precedente mia del giorno 30 di Maggio, quanto vacua fosse la speranza che l'ardita "Dichiarazione di guerra" producesse una rottura tra le diverse anime della protesta. Gli scellerati che la pronunciarono non mancano d'astuzia, come Vostra Signoria stessa ha avuto modo di far notare al Suo umile servitore, e furono capaci di allentare le diffuse perplessità dei giorni successivi, con artifici e sofisticherie che finirono per rinsaldare, in un'alleanza pericolosa, settori radicali e temperati del popolo dei contestatori proprio sulla oltraggiosa intenzione di "disobbedire agli ordini". Del resto fu in conseguenza di questo che Vostra Signoria decise di mandarmi a raggiungere Goteborg per tempo e contribuire al trambusto che sappiamo.
Adesso, tuttavia, la situazione è ben più favorevole e, per quel che posso vedere, potrebbe dimostrarsi ideale per l'offensiva che Vostra Signoria prepara da tempo e mi ha anticipato di voler portare fino in fondo.
Le notizie arrivate dal Nord, innestate su un contesto nel quale si è insistito saggiamente nel diffondere la paura, vieppiù la alimentano e potrebbero provocare le defezioni sperate, almeno presso i curiosi e gli indecisi. Dopo il piombo di Goteborg, peraltro, è lecito attendersi  che il coro dei contestatori, oggi ancora unanime nel deprecare l'atteggiamento delle milizie e, si figurasse Vossignoria, nel domandare la sospensione del concilio, sia prossimo alla frattura. C'è da aspettarsi a breve che i più temperati, sui quali talvolta si è tentato il raggiro con risultati purtroppo ancora sporadici, desistano dalle intenzioni più ferme retrocedendo all'innocua prospettiva iniziale; e che i più facinorosi si affoghino con le proprie mani, nel disperato tentativo di lavare il sangue con il sangue. Il che faciliterebbe di molto quell'operazione che il vecchio brocardo latino non smette di suggerire: divide et impera. La forbice si allarga e il presuntuoso tentativo di tenere insieme greggi che pascolano campi diversi si risolve nel nulla.
Quel che ancora non mi è dato capire è dove vada a parare l'insolenza di coloro che si vestono come imbiancatori dicendosi fantasmi.
Costoro, se i calcoli sono esatti, opteranno per l'una o l'altra delle soluzioni in campo e, in ogni caso, saranno più deboli e vulnerabili di quanto non lo siano stati fino ad oggi. In questa direzione sarà orientato il modesto contributo dell'umile servitore Vostro che si accinge a riprendere i suoi compiti con il prezioso beneficio di godere della fiducia dei nemici suoi e della Signoria Vostra. Quale che sia, tra le due, la soluzione che sceglieranno, sono destinati a cadere essi stessi sulla superficie scivolosa che stavano preparando per i Vassalli dell'Impero.
Aggiornerò puntualmente sulle loro mosse, che sono e rimangono comunque, almeno fino ad ora, le più sconnesse ed imprevedibili.
Prima di commiatarmi, richiederei, se mi fosse permesso, ulteriori dettagli su un progetto che Vostra Signoria accennò solamente, intorno alla metà del mese di Maggio, aggiungendo che non vi era nulla di certo e di definito. Si trattava di un certo fatto di sangue che avrebbe dovuto coinvolgere e colpire un soldato della milizia di Genova, durante i giorni di Luglio, ad opera di un uomo addestrato e mascherato, mischiato ai dimostranti e che poi si sarebbe dileguato nel nulla, da dove era venuto. "Un sacrificio necessario a ristabilire l'ordine delle cose per un certo tempo, dopo che per un certo tempo quest'ordine è stato minacciato".
Augurandomi di svolgere prontamente prossime istruzioni, bacio le mani.

Venezia, 17 di Giugno dell'anno 2001
Il fedele osservatore di Vostra Signoria
 Q.

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[...] Marcos non è un leader... E' un subcomandante, cioè che sta sotto il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (a dirlo tutto ti manca il fiato....). Diciamo che è il "frontman", l'uomo immagine, e l'anima più "intellettuale" dell'EZLN, nonché appunto capo militare insieme agli altri 23 comandanti. Ma il Sub non va a trattare e non prende la parola in Parlamento. Per le trattative l'EZLN ha eletto un "civile" (ovvero un veterano uscito dalla clandestinità) e in Parlamento ha parlato per voce della comandanta Estér.
 Credo che proprio l'assenza di un "lider maximo" sia uno dei punti di forza più innovativi della strategia comunicativa e politica dell'EZLN: la divisione dei ruoli, che certo non impedisce la sovraesposizione di Marcos, ma che ribadisce costantemente l'interscambiabilità dei portavoce.
Per quanto riguarda noi, non credo che dovremmo porci il problema di chi va a "trattare" col governo, nel senso che non credo si debba trattare (tra l'altro nemmeno l'EZ è andato a trattare col governo, ma col parlamento...).
Mi spiego meglio. Io credo che ci siano tre casi in cui si deve andare a una trattativa: 1) quando si è giunti a una posizione di stallo; 2) quando si sta perdendo; 3) quando il nemico si arrende.
In questo momento noi stiamo vincendo. Siamo indubbiamente in una posizione di forza: stabiliamo l'agenda politica, mettiamo in imbarazzo i capi di governo europei, siamo forti di legami internazionali e intercontinentali, li abbiamo inchiodati a uno squallido scaricabarile su chi sarà il responsabile di eventuali casini, etc. etc.
E' evidente il motivo per cui adesso lorsignori, dopo averci snobbati per anni, vorrebbero "trattare": per poter eleggere dei referenti, dei responsabili con cui condividere le colpe di quello che può succedere. Prima danno il via a un'escalation militare presidiando Genova come se fosse Fort Knox o (appunto) il Chiapas, e poi, dopo che a Goteborg quasi ci è scappato il morto, si cagano sotto e cominciano a cercare i  "buoni" per poter definire chi saranno i "cattivi", ovvero i capri espiatori della guerra che LORO hanno innescato. Non bisogna cadere in questa trappola.
Secondo me, ripeto, non si va a trattare quando si sta vincendo, ma si ALZA IL TIRO e si pongono delle condizioni PRELIMINARI a un EVENTUALE dialogo. Prima fra tutte che il vertice del G8 non abbia luogo. Secondariamente, se non vogliono annullarlo, che: 1) il diritto costituzionale di spostamento e di manifestazione siano garantiti (quindi che i manifestanti possano raggiungere Genova); 2) che la polizia e i carabinieri a Genova non abbiano armi da fuoco (leggi: parziale smilitarizzazione). Richieste che le tute bianche hanno già inoltrato ieri.
Se queste condizioni preliminari non vengono soddisfatte, perché dovremmo sederci al tavolo delle trattative col governo? Se non ci viene garantito di poter arrivare a Genova, se dobbiamo rischiare che per un sasso lanciato ci prendano a revolverate, e se i nostri diritti costituzionali restano sospesi, che senso ha interloquire con i governi? Per farci affibbiare delle responsabilità che non sono e non possono essere nostre?
Per quanto riguarda il futuro, cioè la prossima fase, quella che comincerà dopo Genova, vale il discorso fatto sull'EZLN. Nessuna gerarchia, nessun leader, ma forte organizzazione. Questo è un movimento reticolare, orizzontale, che connette esperienze e realtà diversissime tra loro in varie parti del mondo. Non ci sono rappresentanti ufficiali da eleggere; possono esserci interlocutori, portavoce temporanei, esponenti accreditati della "società civile" (per usare una terminologia zapatista) che facciano da ponte comunicativo IN CASI SPECIFICI. Il dialogo costante dovrà essere tra il movimento e la società civile stessa. Come insegna l'EZLN, ai governi si chiedono fatti concreti, ai parlamenti prese di posizione e leggi, alla società civile che diventi protagonista delle lotte anche al di fuori delle istituzioni suddette.

 WM4, 19 giugno 2001

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LETTERA ALL'ESERCITO DEI SOGNATORI IN MARCIA VERSO GENOVA
 

Da qualche parte nel mondo, giugno 2001

Italiani, europei, abitanti del pianeta Terra, che vi accingete a muovere verso Genova

Salute a voi tutti!

Sono stato assente per molti anni, durante i quali ho viaggiato in lungo e in largo per questo nostro malandato mondo. E ho potuto rendermi conto di come le ingiustizie proseguono e si moltiplicano, e sono ancor più violente e grandi di quando noi ci sollevammo in armi per un paese unito e migliore. Dopo la delusione per l'impresa  tramutata in farsa che si accaniscono a chiamare "Risorgimento", e l'esilio in una piccola isola del Tirreno, ho attraversato ancora l'Italia. Prima come Comandate Supremo ad honorem delle Brigate Partigiane che portarono il mio nome, tra il 1943 e il 1945. Poi, qualche anno dopo, come simbolo del proseguimento di quella lotta nello scontro elettorale del 1948. All'indomani di quell'ultima sconfitta, di quell'ultima delusione, decisi di andarmene, di lasciare il paese e il continente. Ero sfiduciato e frustrato, non mi aspettavo più niente dal Vecchio Mondo.
Così ho ripreso i miei viaggi. Sono tornato in America Latina, dove ho conosciuto molti fratelli e sorelle che lottano con grinta contro il dispotismo e lo sfruttamento. Ho conosciuto i Sem Terra brasiliani, gli indigeni Uwa in Colombia e gli Zapatisti messicani, con quel loro buffo subcomandante poeta. E' gente semplice, di cuore, che mi ha
ricordato di quando anch'io a quelle latitudini combattevo per la libertà, la giustizia e la democrazia, nella libera Repubblica di Rio Grande e in Uruguay. Quanto tempo è passato! E quante cose sono irrimediabilmente cambiate!
Ma la lotta è sempre la stessa: gli umili, i diseredati, gli uomini e le donne che vogliono essere liberi, contro i tiranni e gli sfruttatori, i politicanti corrotti e i padroni della terra.
Ma ho viaggiato anche nel Karnatak e perfino nel cuore profondo dell'Asia ho incontrato contadini, studenti, perfino religiosi che lottavano per i loro diritti e progettavano un mondo diverso. Ho attraversato il cuore nero dell'Africa e ho incontrato preti missionari che si battevano con più coraggio, fede e intelligenza dei più accesi rivoluzionari.
In questi miei lunghi viaggi ho parlato con genti differenti per cultura e ideali, ma tutte accomunate dallo stesso spirito, dalla stessa rabbia e dalla volontà di battersi in un modo nuovo ed efficace contro l'ingiustizia planetaria.
Poi, sul finire del 1999, dagli Stati Uniti mi è giunta una buona notizia, inaspettata a dir la verità. Nel paese più ricco e forte del mondo il popolo si era sollevato contro il vertice dell'Organizzazione Mondiale del Commercio.
Anche nel mondo ricco e che si dice "democratico", il popolo si ribellava.
Ho così cominciato a seguire le vostre imprese. Vi ho osservati in Svizzera, in Italia, nella Repubblica Ceca, in Francia (nella mia Nizza), in Giappone, in Australia e in Canada. E adesso in Svezia, dove la polizia ha sparato a un giovane di vent'anni lasciandolo in fin di vita.
In Brasile, a Porto Alegre, dove sono giunto in incognito su un cargo uruguayano, ho ascoltato le vostre parole e mi sono sembrate giuste e sensate.
A Città del Messico, travestito da contadino, ho visto i vostri striscioni in mezzo al mare di gente che accoglieva gli zapatisti in piazza.
In queste occasioni e in tutti questi anni di lungo peregrinare, ho avuto modo di imparare molte cose. Soprattutto ho imparato ad ascoltare, una cosa che in passato, sempre mosso dall'istinto e dalla forza delle certezze, avevo colpevolmente sacrificato. Ho riflettuto a fondo sugli sbagli della mia vita. I miei tanti errori sono stati oscurati dai meriti che la leggenda ha stagliato sulla storia, ma questo non può assolvermi davanti a Dio e agli uomini. Ho riposto la mia fiducia in soci e alleati che non la meritavano, ho sacrificato l'efficacia al mio accanimento, mi sono lasciato corteggiare, ho voluto spingere il mio spirito fino all'estremo, a volte ignorando tutto e tutti. Ebbene, non
posso annullare la mia caparbietà e determinazione, ma posso evitare di ripetere gli sbagli del passato.
Per questo ringrazio quelli di voi che mi hanno rivolto un invito esplicito a venire a Genova, per partecipare all'assedio dei Grandi della Terra.
Ringrazio anche coloro che in Italia stanno utilizzando i monumenti a me dedicati per incitare la gente a venire.
E ancora per questo, per la prima volta nella mia vita, non pretenderò il comando generale. Questa volta, fratelli e sorelle ribelli, vi seguirò. Sarò tra voi, non alla testa, ma una parte della moltitudine che saremo.
Oggi nel mondo c'è un esercito che ha le parole come moschetti, le idee come baionette e i sogni come artiglieria pesante. La sottoscrizione è qui, nel cuore, e qui, nella mente, e quando uno si arruola alza lo sguardo in faccia ai tiranni per non abbassarlo più. E giacché non ho mai preso congedo dai miei ideali, di questo esercito io sento di fare parte.

A Genova, dunque!

Per la giustizia, la libertà e la democrazia!

Giuseppe Garibaldi, soldato semplice dell'Esercito dei Sognatori