Indice di Giap #5, VIa serie - Ettore alla battaglia di Porta Lame - 7 febbraio 2005

Dedicato a Giuliana Sgrena e Florence Aubenas.


1. "Se muoio stanotte (Ettore alla battaglia di Porta Lame)" + 54, Anno Incredibile
2. "Il cuore nel pozzo"? Fojba 2000!
3. Una lettera di Vitaliano Ravagli, cinque anni dopo
4. Florilegio di (nuovi) pareri su Asce di guerra
5. A Love Supreme
6. Greenpeace ci aggiorna sulla campagna "Scrittori amici delle foreste"
7. Il romanzo totale 2005!
8. Citazione di fronte al pericolo: Ken Kesey



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Ettore Bergamini, nato nel 1924, combattente partigiano nella brigata "Stella Rossa" del Comandante "Lupo", attiva sull'Appennino bolognese. Nell'estate del '44 scende a Bologna e passa alla guerriglia urbana con la 7a GAP. Il 7 novembre partecipa alla mitica Battaglia di Porta Lame. Nel Dopoguerra viene espulso dal PCI per motivi rimasti oscuri.
La notte del 3 luglio 1954, alla guida di un autocarro diretto in Francia, riflette sulla vita e la morte, soprattutto la seconda, e si pone una domanda fatidica.
Ettore è il personaggio di 54 al quale siamo più affezionati. Vale anche per molti lettori e per i nostri fratelli Yo Yo Mundi.

"Se muoio stanotte (Ettore alla Battaglia di Porta Lame)" è il bis del concerto/lettura scenica di 54 portato in giro per l'Italia dagli Yo Yo + Fabrizio Pagella, tratto dall'album pubblicato l'anno scorso (Mescal/Il Manifesto).
Nel cd questo pezzo non c'è. E' nato da un'improvvisazione collettiva in coda a una delle prime esibizioni (al Leonkavallo, 21/02/2004). La band e l'attore l'hanno perfezionato di serata in serata, per quasi un anno, fino al risultato oggi disponibile per il download.

Ettore lo evochiamo perché c'è bisogno di storie come la sua, più che mai di questi tempi.
Tempi di squinternati teleromanzi sulle foibe (ne parliamo sotto).
Tempi di tagli dei fondi all'ANPI poco prima del sessantennale della Liberazione (già che ci siamo, invitiamo a sottoscrivere:
> http://www.anpi.it/sottoscr04/index.htm );
Tempi di attentati neonazi contro sedi antifasciste a Milano (Conchetta e O.r.s.o.), Bergamo (Pacì Paciana) e Brescia (Magazzino 47).
Tempi di disegni di legge per dare la pensione di guerra a brigate nere, reduci della X Mas e altri servi del Terzo Reich, alcuni divenuti in seguito "gladiatori", pedine della strategia della tensione, bassa manovalanza in tentativi di golpe e - dulcis in fundo - veri esecutori di stragi come quella di Portella delle Ginestre (come emerge sempre più nettamente grazie alle ricerche dello storico Giuseppe Casarrubea, alla base anche del film Segreti di stato di Paolo Benvenuti).

"Se muoio stanotte" dura sette minuti e trentacinque secondi, è un file mp3 a 160kbps (zippato), "pesa" un po' più di 8 mega e si scarica dalla sezione "Suoni" del nostro sito, oppure cliccando qui:
> http://www.wumingfoundation.com/suoni/Semuoiostanotte.zip
 Registrato dal vivo nel dicembre 2004. Paolo Enrico Archetti Maestri, chitarra; Fabrizio Barale, chitarra; Andrea Cavalieri, basso; Fabio Martino, tastiere; Eugenio Merico, batteria; Fabrizio Pagella, voce recitante.

Ettore lo chiamiamo in causa anche per salutare un nuovo progetto tratto dal romanzo, dal cd e dalla lettura scenica.
54, Anno Incredibile è un vero e proprio musical, debutterà l'11 e 12 febbraio al Teatro Petrella di Longiano (FC), e si spera girerà l'Italia.
Ecco la scheda dello spettacolo:
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54, Anno Incredibile è la riduzione teatrale del romanzo 54 di Wu Ming (Einaudi Stile Libero, 2002).
Con l'attore Fabrizio Pagella, l'attrice (e, in questo caso, anche regista) Laura Bombonato e tutti gli Yo Yo Mundi impegnati in scena (questa volta non solo con compiti esclusivamente musicali). 54, Anno Incredibile è la naturale evoluzione in forma teatrale della lettura scenica / evento, con una trama a narrare minime storie quotidiane che si intrecciano ai grandi fatti della storia.
Gli "abitanti" del bar Aurora - un bar che si racconta in prima persona -, una storia d'amore clandestina (tra Angela e Robespierre), le problematiche dell'infinito dopoguerra, i partigiani - su tutti Ettore Bergamini - che dopo aver liberato l'Italia si ritrovano ai margini della società e ancora Cary Grant (è un mito, ha appena compiuto 50 anni, flirta con i servizi segreti e nel '54 ha fatto perdere completamente le sue tracce), l'elegantissimo Tito (che ammira incondizionatamente Grant e in quegli anni "rompe" con Mosca), la nascita del KGB e i traffici di sostanze stupefacenti sotto la guida del boss Lucky Luciano.
Sono solo alcuni dei personaggi e dei fatti che si incontrano nell'incedere della trama, sono solo alcuni degli spunti che animano il racconto.
In 54, Anno Incredibile, si respira un'atmosfera in bilico tra le atmosfere fumose delle balere dove volteggiano i "filuzzi" (La filuzzi è una specie di liscio acrobatico danzato a Bologna) e un clima mozzafiato da spy story: dal precipizio della storia uno sguardo sul mondo che "sta cambiando" senza che mai niente cambi per davvero.
Infine e soprattutto, un protagonista assoluto: il televisore di marca americana al centro della scena (ora oggetto di culto, ora il nuovo padrone incontrastato delle nostre menti, ora specchio di un'epoca che scivola furtiva nello schermo).
Contribuiscono al racconto una scenografia dal grande impatto (con il televisione protagonista) e le immagini proiettate: raccolte da Dario Berveglieri e rielaborate artisticamente da Ivano Ant Antonazzo.
Le musiche e le canzoni degli Yo Yo Mundi, scritte appositamente per questo spettacolo (integrate da nuove composizioni), si rivelano una vera e propria "colonna sonora", eseguita dal vivo (ci fa piacere ricordare che queste musiche fanno parte di un cd con le voci di ospiti celebri - tra i quali gli attori: Marco Baliani e Giuseppe Cederna -, prodotto e distribuito da Mescal\Manifesto - in vendita nelle librerie e nei negozi di dischi).
Per organizzare lo spettacolo teatrale e avere notizie più approfondite su costi e specifiche tecniche siete pregati di contattare: ATIR TEATRO 02.58325578 e atirteatro@libero.it
Date, biografia, notizie e immagini Yo Yo Mundi:
> http://www.yoyomundi.it 
> http://www.mescal.it
Per interviste e materiale promo: 347.0535575 e impazienza@libero.it


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"IL CUORE NEL POZZO? "FOJBA 2000"!

Reduci dalla visione del primo episodio de "Il cuore nel pozzo", ne scriviamo.
Ci siamo sorbiti gli "italiani brava gente" che sembrano capitati lì per caso, il repubblichino buono e "pacifista", i partigiani sadici e vampireschi, il solito prete, l'uso dei bambini come "scudi umani" mentre si fa bieca propaganda...
Non una parola sull'italianizzazione forzata, sul razzismo anti-slavo, sui massacri compiuti dai nazifascisti fino a pochi giorni prima. Tra questi ultimi non poteva non esserci il personaggio interpretato da Beppe Fiorello. Ci viene presentato quasi come uno sfollato post-Armistizio, ma qui non siamo nel '43, siamo nella primavera del '45. Quindi è un repubblichino. Quando parla dei suoi compagni morti in azione, a quale azione si riferisce? Rappresaglie? Rastrellamenti? Incendi di villaggi?
E i pochi slavi "buoni"? Le classiche eccezioni che confermano la regola: buoni benché slavi, ma soprattutto: buoni perché sufficientemente italianizzati (cioè, anche se nella fiction non viene mai detto, collaborazionisti: una è la fidanzata del repubblichino di cui sopra!).
Da questi ultimi, oltreché dal prete, tocca sorbirsi implausibili pistolotti antirazzisti, come se in quelle terre (nel frattempo annesse al Reich) nazionalismo e razzismo avessero fatto capolino con la Resistenza...
I timori degli antifascisti istriani e delle comunità slovene di qua e di là dal confine erano pienamente giustificati. Non lo erano invece i timori di certi figuri della destra, per i quali "Il cuore nel pozzo" non era abbastanza schierato ed era addirittura eufemistico nel denunciare i crimini dei partigiani. Costoro non si preoccupino, lo sceneggiato risponde pienamente alle loro esigenze.

[Il regista Alberto Negrin, qualche anno fa, aveva diretto la fiction su Giorgio Perlasca. Alla luce di quanto ci ammannisce ora, sospettiamo che l'intento fosse accendere i riflettori sull'occasionale fascista buono, uno che imboscava i deportandi anziché aiutare a metterli sui treni, così da aprire la strada a nuove, interessanti riletture. Si veda la recente dichiarazione del camerata Gramazio, secondo cui persino Giorgio Almirante - capo-redattore della rivista "La difesa della razza" - era un salvatore di ebrei.]

Le foibe, è palese, vengono usate come "diversivo" da parte della destra al governo, e per giunta diversivo pre-elettorale, come se a guidare la GAD o la FED o come cazzo si chiama non ci fosse Prodi bensì Josip Broz detto "Tito".
Madornali idiozie vengono scritte e ripetute in modo ossessionante, come quella del "silenzio" su quegli eventi. Accade lo stesso per i fatti successi più a Ovest, il "Triangolo rosso" etc.: ogni volta si ricomincia da capo. Complice il Pansa di turno, par sempre di assistere a una scoperta nuova, anche al trecentesimo libro (scientifico o sensazionalistico che sia), al cinquantamillesimo scoop, alla miliardesima puttanata detta in tv.
Tutto questo far finta che a Trieste e in Istria non sia successo nulla prima del '45 fa venir voglia di rispondere con lo humour nero, come qualche anno fa "Mladina", la rivista satirica slovena.
Estate 2000: "Mladina" mette on line un videogame modellato sul Tetris, solo che l'ambientazione è l'orlo di una cavità carsica e i mattoncini da far scendere sono - a scelta - cadaveri di domobranci (miliziani filo-nazisti) o di partigiani titini.
Già questa ironica forma di "par condicio" (in realtà aderente alla realtà storica, dato che nelle foibe furono gettati prima sloveni e antifascisti e poi nazi e collaborazionisti) dovrebbe far drizzare le orecchie, ma gli italiani che passano di là - su imbeccata di qualche fascistone giuliano - non sanno lo sloveno né conoscono la storia. La parola "domobranci" è per loro un mistero.
Il gioco viene scambiato per un attacco all'Italia, all'Italianità e chi più ne ha più ne metta, anche se in "Fojba 2000" non figurano italiani: le vittime virtuali - di destra e di sinistra - sono tutte slave.
A rigore, uno che non sappia chi erano i domobranci non dovrebbe avere il diritto di aprir bocca sulle foibe, tantomeno di scandalizzarsi per quanto avvenne in quelle zone. Ma questo fa parte del problema: nessuno sa un cazzo, e chi più apre bocca per darle aria è proprio chi meno sa.
Per farla breve, scoppia un grande scandalo al di qua del confine, e il bello è che dalla messa on line sono già passati diversi anni. Come sempre è tutto un cadere dalle nuvole, un finto rimanere a bocca aperta, un artificioso indignarsi. Il ministro per l'innovazione tecnologica Lucio Stanca chiede alla Farnesina di "attivare i canali diplomatici affinché venga posta alle autorità slovene l'esigenza di oscurare subito l'offensivo e vergognoso gioco". Le autorità slovene, giustamente, se ne fottono.
A sfuggire è il contesto. "Mladina", con pazienza, lo spiega: 
"Il gioco rifletteva il clima politico dell'estate del 2000, quando un esecutivo di centrodestra aveva sostituito il governo di Janez Drnovsek. Il premier era Andrej Bajuk, sloveno ritornato in patria dall'Argentina, che non ha mai nascosto le sue simpatie per i domobranci e l'ostilità per tutto cio' che ricordava l'epoca di Tito. Il suo governo durò solo sei mesi, nell'ottobre del 2000 fu sconfitto dalla coalizione di centrosinistra che riporto' al governo Drnovsek. Nella presentazione ci si riferiva, infatti, alle elezioni imminenti. 'Offriamo ai lettori di Mladina un singolare attrezzo di fitness per un allenamento preelettorale' "
Il gioco è qui (per giocare cliccate su "Torej"):
> http://www.mladina.si/projekti/igre/fojba2000/
Se invece di giocare on line lo volete scaricare, cliccate qui:
> http://www.thekey.it/modules.php?name=Downloads&d_op=getit&lid=18

Per chi invece non predilige lo humour nero, oppure a integrazione di quest'ultimo, c'è il bel libro di Claudia Cernigoi, uscito nel 1997 per le edizioni Kappa Vu di Udine, oggi disponibile gratis on line per iniziativa dell'editore e dell'autrice. Si chiama Operazione foibe a Trieste: come si mistifica la storia:
> http://www.cnj.it/foibeatrieste/
Cernigoi smonta, col metodo e gli strumenti dello storiografo serio, le leggende, esagerazioni e falsità della propaganda di destra su questo tema.
Chi non ha molto tempo a disposizione può rivolgersi a un testo più breve (in pdf), un articolo di Federico Vincenti apparso su "Patria Indipendente" (la rivista ufficiale dell'ANPI) nel settembre 2004:
> http://www.anpi.it/patria_2004/08-04/17-18_VINCENTI.pdf
Non possiamo competere con la potenza di fuoco di uno sceneggiato trasmesso in prime time da Rai1. Ma la guerra non è soltanto potenza di fuoco, men che meno la guerra culturale.

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UNA LETTERA DI VITALIANO RAVAGLI, CINQUE ANNI DOPO

Era da un po' di tempo che non prestavo attenzione al notiziario Giap, per via di un brutto male che se la sta prendendo col mio posteriore.
Poi mi arriva la telefonata di Giovanni Cattabriga, un componente di Wu Ming, che mi chiede come me la passo e se sarò disponibile per una decina di presentazioni della nuova versione di *Asce di Guerra*, pubblicata dall'Einaudi, in libreria verso metà maggio di quest'anno.
Guardo le mie cartelle cliniche, quindi lo richiamo per rassicurare tutti che sarò presente. Non mi negherò l'occasione e la volontà di ribadire ciò che Roberto Bui, Giovanni Cattabriga, Federico Guglielmi, Luca Di Meo, Riccardo Pedrini e il Sottoscritto annunciammo più volte, fino alla nausea, nel 2000, perché le perplessità che avevamo sbandierato nelle quaranta presentazioni tenute in giro per l'Italia, si sono purtroppo avverate! Porca puttana, se si sono avverate!
Detto questo, gli amici Wu Ming mi sollecitavano a buttare giù due righe su Giap per spiegare, a tutti i compagni e non, cosa rappresentano per quanti abbiano vissuto il mio medesimo percorso quelle Asce che intendiamo ancora disseppellire proprio in questi tempi, molto più adirati rispetto a quel lontano settembre del 2000.
Penso nuovamente alla malattia che mi incalza alle terga. Poi rimugino, e m'accorgo di non aver reso abbastanza chiaro che da ben sessant'anni un altro tarlo nero, molto più oscuro e diabolico di questo, mi tormenta!
Riporto ancora una volta la memoria al tempo delle Brigate Nere di quell'ormai lontano sette agosto del ‘44, sulla Linea Gotica del fiume Senio, quando quegli innominabili "Malanni Assoluti" (come li definì il nostro Ministro degli esteri in trasferta Israeliana) tentarono di accorciarmi la vita, fortunatamente senza successo...
Allora mi incazzo, e penso che riuscirò a scamparla anche stavolta, togliendo di mezzo pure questo brutto male, che amo paragonare all'obsoleta e vinta Repubblica Sociale!
Lo ravviserò ad uno di quegli innominabili sgherri, ritornato dall'inferno per portare a termine la restante parte di quel suo macabro intendimento, per cancellarmi del tutto! E, se mi conoscete almeno un po', saprete che non è mia intenzione dare partita vinta ad una camicia nera...
Sono stato concepito e costruito con un legno duro e nulla riuscirà ad intaccare la mia scorza: non la malattia, neppure cento "richiami" dell'autorità costituita!
Tornando a noi, secondo il mio concetto di lotta proletaria, devo confessarvi che non mi stupisco più di tanto per il comportamento di quanti attualmente dirigono le cose dei poveri e dei ricchi nel nostro vituperato paese (per altro tanto americanizzato) perché è normale che facciano quello che fanno!
Ce l'hanno nel sangue quella bramosa volontà di castigarci, calpestando il diritto dei poveri, per il tornaconto di quanti sono già ben sistemati nel portafogli. Perdonatemi l'espressione plebea, di disappunto, che di tanto in tanto riaffiora. "Porca puttana!"
L'incolto adirato Vitaliano, ce l'ha piuttosto con alcuni comparti della sinistra italiana, che puntualmente butta alle ortiche le rare occasioni guadagnate con lustri di lotte (le nostre...), anche feroci (le botte le abbiamo prese noi...), a causa del suo innato vezzo al litigio per questa, quella, o la tal altra poltrona!
Ebbene, è con costoro, non con gli altri, che dovremmo disseppellire le vecchie Asce di Guerra, anche se un po' arrugginite, e rincorrerli coi forconi, e redarguirli con corpose pedate nei deretani flaccidi, chiedendo loro precise spiegazioni sulle "stravaganze politiche" di cui vanno tanto fieri...
Se continueranno a tenere la scena con quelle che io definisco piuttosto cazzate, milioni di famiglie e di altrettanti pensionati minimi (vedi chi vi scrive) patiranno la fame come la patirono per lunghi anni gli stessi poveri della mia epoca. Porca puttana, ridico!
E come diavolo riescono a non dar di stomaco questi nostri rappresentanti, che abbiamo così amorevolmente sistemati negli scranni di Roma, quando intascano mensilmente quaranta volte l'importo della pensione di milioni di sfigati come me?
Preferisco spegnermi cento volte, ma combattendo... piuttosto che sentire ancora i lamenti dei caduti (che io definisco Eroi) della Resistenza, mentre si agitano con sgomento e senza tregua nella tomba.
Avrete ormai capito come girano i pensieri nella mia testa, e (spero) in quella di tanti altri come me, che non riescono ad arrivare al quindici del mese, mica alla fine della terza settimana!
Rimane poi da vedere cosa mettiamo nella nostra misera tavola, per arrancare fino a quella metà del mese.
Allora mi chiedo: cosa mai avremmo da perdere, se impugnassimo per l'ultima volta la nostra Ascia di guerra, immolandoci nell'ultima tenzone
Quale Tribunale Giusto potrebbe castigarci?
Non saprò mai se ciò che vi ho esternato rabbiosamente vi sarà parso sensato, ma fa lo stesso per me.
Io sono nato comunista, e morirò con l'idea che mi inculcò mio padre, valoroso Cavaliere di Vittorio Veneto, decorato della "Bronze Star" (per dirla alla statunitense, visto che è di moda) al valore, guadagnata sui campi di battaglia del Piave.
La cosa triste è che i nuovi dirigenti, provenienti dalla nostra stessa sorgente, sono usciti fuori male, molto diversi da quelli che conobbi negli anni della Guerra Mondiale (con incastrata in mezzo anche quella civile contro Salò) che erano onesti e poveri, ma ricchi di ideale, per il quale avevano sopportato anni di confino, di galera, di derisione e di maltrattamenti, stritolati da quel male assoluto, che li flagellava anche con una corposa dose di manganellate e di povertà, senza rimedio! Bella differenza, mi dico, ripensando ai vecchi compagni, e c'è da andarne proprio fieri, del nostro presente!
Un saluto affettuoso dal vostro "Vietcong Romagnolo".
        Massalombarda, 26 gennaio 2005


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[Riceviamo e pubblichiamo:]


Scrivo a questo indirizzo di posta elettronica, come se stessi parlando con gli amici del bar (del bar Nicola o di qualsiasi altro circolo ARCI bolognese in cui uno una volta aveva remore ad entrare se non era un compagno), anche se in realtà io vi conosco solo attraverso i vostri libri e voi mi conoscete (poco o niente) attraverso interventi tipo questo.
Sono passati 30 anni da quando ero un bambino e allora nell'ora di musica, alle scuole elementari, era normale cantare "bella ciao" oppure "whe shall overcame" perchè faceva parte del fatto stesso di abitare a Bologna e si respirava nella vita di tutti i giorni quale era la parte che aveva ragione e quale quella che aveva torto.
Forse la mia prospettiva era deformata dal prisma attraverso il quale vedevo la vita.
Allora frequentavo le scuole elementari statali (ora bisogna specificare anche che sono statali...) "Franco Cesana" che per chi non è di Bologna (ma anche per chi lo è) stanno su Via della Barca (sì, alla Barca) ad un passo da Dodi e da Villa Serena, per i più giovani, e tutti i giorni io entrando a scuola, passavo sotto una enorme lapide di marmo e bronzo che ricordava gli eroi della resistenza, tra i quali il povero Franco Cesana, ucciso da bambino (ricordo a memoria che era stata una staffetta per i partigiani, ma sono passati 30 anni e potrei sbagliare).
Oh, vi assicuro che quando la maestra di canto in quell'ora ci faceva cantare "bella ciao" e quando facevamo le commemorazioni del 25 aprile (allora era passato da 30 anni, oggi da 60...) mica me l'ha mai spiegato nessuno che c'erano i partigiani e buoni e quelli meno buoni!
I concetti erano chiari. Semplici e chiari: i tedeschi e fascisti erano i cattivi, i partigiani i buoni. Io da piccolo sono cresciuto con questa idea (che fortunatamente ho mantenuto da grande) quando crescendo ho saputo che lì intorno alla fine della guerra (mica puoi dire se e quando finisce una guerra. Vallo spiegare agli americani che in Iraq la guerra è finita e che quelli che gli sparano non sono in guerra con loro!) dei partigiani (anche degli altri che non erano partigiani, ma va bene lo stesso) hanno sparato a dei fascisti, la mia reazione è stata: "avranno avuto i loro buoni motivi".
I buoni sono i buoni perchè hanno ragione, non perchè tirano le arance come quegli imbecilli del carnevale di Ivrea (?) (scusate voi di Ivrea mi sono fatto prendere la mano) invece che sparare le schioppettate. Forse che Clint non è un eroe nei suoi film western perchè spara sui cattivi?
Ora io questo dilemma, quando mi è venuto, me lo sono fatto spiegare da mia nonna, la quale è scappata sotto i bombardamenti con mia madre che era appena nata e non ho fatto in tempo a farmi raccontare da mio nonno le minacce, i rastrellamenti, le fughe per evitare i campi di concentramento.
Franco Cesana, non rappresentava Franco Cesana, ma tutti quelli che hanno fatto la resistenza. Non lotta fratricida, non guerra civile, ma resistenza. Sì resistenza all'occupazione di un paese che dopo tanto penare aveva deciso da che parte stare (con gli alleati) e che tedeschi (nazisti) e italiani (fascisti) occupavano contro il volere del popolo (sempre che il governo di allora si possa dire che rappresentasse veramente il volere del popolo, perchè se così fosse stato piazzale Loreto si sarebbe verificato due anni prima!).
Con questo background (va mo là!) mi sono letto "Asce di guerra" e ci ho ritrovato Franco Cesana, i racconti di mia nonna e quelli chi avrebbe potuto raccontare mio nonno e tutte le cose che costituivano punti fermi della mia infanzia. Che sono poi le cose più viscerali ed immediate, quelle che capisce il popolo (ma anche un bambino) e che non hanno bisogno di ragionamenti complessi per spiegarle.
La mano di poker con cui "il migliore" ha perso invece la vita (o parte di essa) di gente come Vitaliano, quella va spiegata con la politica. E anche dopo che hai setito le spiegazioni non toglie il mal di stomaco, che con più che vai avanti con le spiegazioni, invece di guarire si trasforma in nausea.
Se vogliamo è un po' come quando il "tenero Achille" proferì dalla bolognina, non senza una lacrima (oh, in ogni momento cruciale si è sempre lasciato scappare una lacrima, anche dopo la scoperta a Milano del compagno G), che da quel giorno il Partito avrebbe cambiato nome.
Io ancora mica l'ho capita questa, comunque avento conosciuto questa sensazione più da vicino, posso immaginarmi, analogamente, l'altra più lontana.
Due giri di poker e due mani perse. Due mani in cui ci si è giocata la dignità di una parte di quelli che avevano lottato per costruire ciò che ti ha portato ad essere quello che sei e l'hai persa miseramente, senza nemmeno ottenere quel governo del paese che era poi la posta in palio (in questo Blair almeno è stato più bravo. Non c'è più niente di laburista nel suo programma, ma almeno governa!).
E allora quando Vitaliano si incazza perchè i giovani studenti universitari ascoltano a bocca a perta i suoi racconti come il bambino che ascolta il vecchio nella canzone di Guccini, come se quelle che sta sentendo fossero favole, penso che svendere a pezzi il proprio passato è come vendere la propria dignità. Al momento ti può dare onore, visibilità, entusiasmo, speranza, potere e denaro, ma niente vale quanto la dignità [...]

        
(Marco, 29/12/2004)
       

 
***

Non credo che questa riflessione servirà a molto per scrivere la postfazione al libro. Credo però necessario comunicarvi che ritengo indispensabile che vi siano in giro libri come Asce.... personalmente ha colmato una lacuna di conoscenze storiche su un periodo che credevo "assestato", quasi assopito .... mi ha fatto comprendere perchè provavo (e provo) un innato fastidio a sentir parlare di riconciliazione di abbracci tra ex repubblichini e rappresentanti istituzionali o uomini di potere... E' un libro che mi è servito per comprendere e leggere in maniera più profonda la realtà.

        (Jorge, 11/01/2005)


***


[Asce di guerra] non cerca nemmeno per un istante di essere consolatorio, o conciliante, nel descrivere il clima del dopoguerra, la sostanziale impunità dei fascisti, il loro essere tutt'altro che *vinti* (ma quando? ma dove? la costituzione è rimasta in ampie parti lettera morta fino agli anni sessanta!). Per quanto sia un romanzo animato da una violenza a tratti quasi insopportabile (la chiusura del capitolo dove vengono sorpresi i soldati nemici che violentano le donne è un pugno nello stomaco, per esempio. Non si perché, ma l'idea delle torture a coltello rovente mi ha sempre fatto un'impressione incredibile), tutto pare giustificato. Si possono non condividere certe scelte, ma non si possono non comprendere. E qui sta la potenza di AdG, nel metterti di fronte a un altro mondo, nel tirarti di peso dentro a una delle pieghe della storia, fatta di giungla, fango e sangue.

        (Alessandro, http://buonipresagi.splinder.com, 17/01/2005)


BACKGROUND
La scheda biografica di Franco Cesana, dal sito dell'ANPI:

> http://www.anpi.it/uomini/cesana.htm


5------------

Du-dum du-dum, du-dum du-dum...
Il libro di Ashley Kahn sul più famoso album di John Coltrane,  recensito da WM1. I commenti sono ben accetti.

> http://www.wumingfoundation.com/ourbooks/news.php?extend.39


6------------

Riceviamo - da Greenpeace - e volentieri inoltriamo questo pdf che aggiorna sui progressi della campagna "Scrittori amici delle foreste" (c'è scritto "febbraio 2004" ma l'è un refuso):

> http://www.wumingfoundation.com/italiano/lifestyle/news-libri.pdf


8-----------

Riportiamo fedelmente da "Kaizenology", newsletter di Kai Zen:

Scaldate le tastiere: Anche quest'anno, dopo *Ti Chiamerò Russell*, *Il Sorriso del Presidente* e *La Potenza di Eymerich*, è in cantiere il Romanzo Totale, esperimento di scrittura collettiva in rete aperto a chiunque voglia cimentarsi nella costruzione della trama o nella scrittura vera e propria di un piccolo romanzo (illustrato). Da MARZO sarà on line il sito www.romanzototale.it nel quale potrete trovare indicazioni sulla trama, sui personaggi e diversi approfondimenti storici che consentiranno al navigatore di proseguire la storia. Dall'1 aprile si apriranno le danze [...]

Per saperne di più:
> http://www.kaizenlab.it


7--------------

Qual è il compito dello scrittore nell'America contemporanea? Non ne sono sicuro, ma faccio un esempio.
Uno di questi giorni starai camminando per strada e, all'improvviso, vedrai una luce. Guarderai dall'altra parte della strada e, in piedi all'angolo, vedrai Dio. Saprai che è Dio perché avrà una chioma gonfia e ricciuta contornata da un'aureola, come Gesù, avrà occhietti a mandorla come Buddha, e un sacco di spade appese al cinturone, come Maometto.
E ti dirà: - Vieni a me. Attraversa la strada e vieni a me. Oh, vieni a me, manderò le Muse a sussurrarti all'orecchio che sei il più grande scrittore di sempre, meglio di Shakespeare. Vieni a me, avranno tette come angurie e capezzoli come mirtilli. Vieni a me. Non devi fare altro che cantare le mie lodi.
Il tuo compito è rispondere: - Vaffanculo, Dio. Vaffanculo. Vaffanculo. Vaffanculo.
E' compito tuo, perché nessun altro lo farà. I nostri politici non lo faranno. Nessuno, a parte lo scrittore, lo farà. Nella storia vi sono tempi in cui vanno cantate le lodi del Signore, ma non adesso.
Adesso è tempo di dire: - Vaffanculo. Non m'importa chi era tuo padre. Vaffanculo.
E poi, tornare a scrivere.

(Ken Kesey, The Reality Club, New York, 24 ottobre 1989)

NOTA BENE
Per non ricevere piu' Giap o per riceverlo a un altro indirizzo:
http://www.wumingfoundation.com/mailman/listinfo/giapmail
Per favore, NON chiedete di farlo a noi, la procedura e' completamente autogestita dagli iscritti.
In data 20 marzo 2005 Giap conta 7463 iscritt*.
"Ho sempre rivolto a Dio una preghiera, che e' molto breve: 'Signore, rendete ridicoli i miei nemici'. E Dio l'ha esaudita." (Voltaire, lettera a Damilaville)

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