ALTAI
Il nuovo romanzo di Wu Ming

Sulla strana serata di Genova, ovvero: con Wu Ming non ci si annoia mai!

Written on 12/02/2010 – 12:04 am by Wu Ming 1

[WM1:] Sì, lo so, eravate venuti per sentire parlare di Altai, ed eravate pure in tanti.  Eravate usciti di casa dicendo: “Vado al Buridda, c’è la presentazione di un libro, pare sia un autore cinese”. E invece nisba. Sì, mi scuso se non siete riusciti a farmi la domanda su come facciamo a scrivere in quattro, e se è sfumata la dedica sulla copia del libro per il cugino che compie gli anni o la sorella che si laurea. You can’t always get what you want.
Una cosa, però, non potete negarla: con Wu Ming non ci si annoia mai. Una serata interessante, di cui parlare nei prossimi giorni, a metà tra una soirée futurista e uno psicodramma appena appena screziato di politica. Un happening. Vi pare poco?

Per chi non c’era, ma anche per chi c’era e non ha capito che minchia sia successo:
la presentazione di Altai non si è potuta fare. L’incontro di qualche ora prima su copyleft e scrittura collettiva si è svolto senza problemi, ma la presentazione no, quella si è trasformata in un altro genere di evento (uno spin-off della fiction su Basaglia) quando alcuni… diciamo rivoluzionari si sono presentati en masse – a occhio e croce una decina – per boicottarla e regolare presunti conti con Wu Ming, tute bianche e chi più ne ha più ne metta. Conti i più antichi dei quali risalgono a poco prima del G8 di Genova, e i più recenti al 2004. In quell’anno, passato alla storia soprattutto per la vittoria di Mikhail Saakashvili alle elezioni presidenziali in Georgia, certi ultra-radicali non apprezzarono una criptica presa per i fondelli infilata in una nostra opera, nostra leggiadra risposta a due kilometrici articoli pieni di insulti e calunnie nei nostri confronti.

Va spiegata una cosa: noi siamo convinti che certi nostri detrattori cronici siano in realtà nostri inconsapevoli fan, dal momento che i loro attacchi e le loro invettive rivelano un’attenzione maniacale e certosina per il nostro lavoro. Seguono ogni nostra mossa, citano brani di testi oscuri ai più, si tuffano nei meandri della nostra produzione con un piacere e una jouissance di cui, nondimeno, rimangono ignari. Odiandoci, o credendo di odiarci, dedicano a noi e a quello che scriviamo ore e ore del loro tempo.
In questo ricordano l’unità dei CC che in Lavorare con lentezza ha il compito di ascoltare tutto il giorno Radio Alice, prendendo appunti anche sulle cose più insignificanti. Ecco perché, celiando, in quella sceneggiatura chiamammo il comandante dell’unità col nome dell’autore di quei lunghissimi articoli anti-Wu Ming (articoli zeppi di falsità e accuse bizzarre e  campate in aria, come quella riguardante un mio presunto passato neo-nazista). Allegoria for dummies: noi siamo Radio Alice, voi passate il vostro tempo ad ascoltarci. Una burla inserita en passant , di cui peraltro non si accorse (non poteva accorgersi) quasi nessuno.

A distanza di sei anni, però, l’individuo in questione si è presentato al Buridda con una squadra di iracondi spalleggiatori, per vendicare l’onore leso. L’onore leso, curiosamente, sarebbe il suo.  Loro calunniano, tu gli fai un pernacchione, loro fanno gli offesi. Mah.

Il bello è che dal 2004 a oggi siamo venuti a Genova altre due volte, e la cosa non sembrava avere sconvolto nessuno. Vallo a capire, come funzionano certe cose. Si sa solo che accadono, e per uno scrittore che va in giro a incontrare i lettori è parte del “rischio d’impresa”. Difatti, non è che la cosa mi abbia turbato granché. Ho visto di peggio. Ciò che più ha sorpreso i miei amici, forse più dell’aggressione stessa, è stato il mio “momento zen”, di distaccata atarassia, mentre un improvvisato servizio d’ordine respingeva gli assalti al palco di quelli che, bontà loro, me volevano mena’. Sì, perché han detto che la cosa si sarebbe risolta con la lettura dal palco di un comunicato (“per cavarsi subito il dente”), poi invece hanno scatenato una rissa (a panzate, più che altro). Yawn.

Vista l’impossibilità di far partire la serata, e mentre la gara di urla e spintoni faceva allontanare il pubblico alla spicciolata, alcuni del centro sociale hanno deciso che era meglio portarmi in albergo. Uscita sul retro con tanto di (improbabilissime) bodyguards, salto in macchina, via. Vai avanti tu che a me viene da ridere. Se indietreggio, fucilatemi. Con quella faccia un po’ cosììì, quell’espressione un po’ cosìììì, che avete voi quando io vengo a Genova

E comunque, tutto fa brodo. E’ andata bene anche così.

Ad ogni modo, chi non ha potuto vedersi la presentazione di Altai, può “consolarsi” in altra maniera: qui c’è l’mp3, on line da pochi giorni, dell’incontro con gli studenti della Statale di Milano, avvenuto il 3 febbraio scorso. Incontro peculiare, molto diverso da quello di Bergamo messo a disposizione la settimana scorsa. Una gragnuola di domande, voci prevalentemente femminili, questioni spinose, insomma, vale la pena.

Qui invece c’è una lunga intervista rilasciata ad Antonio Prudenzano di affaritaliani.it. Anche in questo caso, roba densa, e pure qualche sassolino cavato dagli anfibi :-)

Quanto ai contestatori di iersera, che dire ancora? Sono anch’essi “fratelli umani”. A loro va comunque il mio saluto.

Che, tanto per non cambiare, è sempre la stessa pernacchia di un tempo. Le buone abitudini non vanno scartate. Ciao.

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