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Simona Baldanzi

Nuove scritture working class: nel nome del pane e delle rose

Un’immagine dal graphic novel Ferriera di Pia Valentinis.

di Alberto Prunetti *

Primo antefatto. Respira e intona il mantra: «Class is not cool»

Un libro racconta la storia di un educatore precario, figlio di un operaio di una fonderia. Padre e figlio si incontrano a parlare il sabato pomeriggio allo stadio. Come viene descritto quel romanzo inglese in Italia? Come un libro sul calcio. Ma in realtà quel romanzo è un racconto sulla classe operaia. Sulla working class inglese, che notoriamente attorno alla birra, al pub e al football aveva costruito elementi di convivialità e socialità. Dopo la fabbrica, ovviamente, ma quella era già stata smantellata. Così in Italia si adotta come un libro sul calcio quello che invece è un romanzo che racconta una classe sociale. La working class inglese.

Guai infatti a parlare di classe operaia. Ripetere tre volte il mantra ad alta voce: la classe operaia non esiste – la classe operaia non esiste – la classe operaia non esiste. Poi comprare su una piattaforma on line una penna usb assemblata in una fabbrica cinese e chiedersi quante decine di mani operaie toccano quel singolo oggetto da Shanghai a Piacenza. Prosegui la lettura ›

Il giorno dopo, ringraziamenti ad #AltaFelicità. Viva la lotta #notav!

30 luglio 2017, l’arrivo del primo gruppone al Seghino. Si erano iscritte alla camminata-racconto 256 persone. La mattina, se ne sono presentate almeno altre cento. Mariano ha preparato e stampato un libretto con le storie narrate durante l’escursione; erano solo cinquanta copie e sono finite subito, ma cliccando sulla foto puoi leggere/scaricare il pdf.

[WM1:] Troppo, e troppo presto per riuscire a raccontare.

Arrivato a Venaus alla vigilia del festival, riparto dopo l’ultima notte senza più un filo di voce, coi postumi di una lunghissima sbornia, un’ubriacatura di chiacchierate, di dibattiti, di interventi, di telefonate e messaggi per organizzare, aggiornarsi sui cambi di programma, trovarsi nella moltitudine, una sbronza di musiche, di libri, di camminate, sei giorni di rimpatriate e nuove amicizie, di convivialità e conflitto, di applausi e lacrime («lucciconi» è la parola che usa Alessia nella prima frase che mi rivolge). Prosegui la lettura ›

Un’estate #notav ad Alta Felicità. A Venaus, dal 27 al 30 luglio, ci saremo anche noi.

I concerti del festival. Clicca sulla locandina per visitare il sito ufficiale di Alta Felicità.

C’eravamo l’anno scorso, ci saremo anche quest’anno.

La seconda edizione di Alta Felicità si svolgerà a Venaus dal 27 al 30 luglio inclusi.

Di fronte alla prima edizione, persino «La Stampa», con tutta la sua ostilità nei confronti del movimento, si è dovuta togliere tanto di cappello, fino a paragonare il festival a Woodstock. Paragone in realtà improprio, perché Alta Felicità ha funzionato come un orologio e alla fine non è rimasta per terra nemmeno una bottiglietta di plastica.

Appunto, già nel 2016 il festival è stato maestoso, decine di migliaia di persone e un’atmosfera di convivialità difficile da esperire altrove. Quest’anno sarà ancora più grande, durerà quattro giorni anziché tre, suoneranno una cinquantina di band, ci saranno dibattiti, presentazioni di libri, escursioni…

E, come si diceva, ci sarà la Wu Ming Foundation. Di seguito, i nostri appuntamenti.
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Mugello Sottosopra. WM2 intervista Simona Baldanzi

Cantieri dell'Alta Velocità

«Uno può vivere tutta una vita senza sentir parlare dei minatori, una maggioranza preferirebbe addirittura non sentirne parlare. La stessa cosa avviene con tutte le specie di lavori manuali, ci tengono in vita e noi ci dimentichiamo che esistono.»

Sono passati quasi ottant’anni da quando George Orwell scrisse queste parole nel suo reportage sulla classe operaia dell’Inghilterra settentrionale, La strada di Wigan PierProsegui la lettura ›