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ISIS

La procura di Torino contro chi ha combattuto l’Isis: le fasi finali

Tavola tratta da Macelli di Zerocalcare, 2019.

di Davide Grasso *

Lunedì 16 dicembre si terrà l’episodio conclusivo di una vicenda surreale che ha costellato la storia dell’ultimo anno. Alcuni ragazzi che sono stati in Siria negli anni della guerra contro il “Califfato” dell’Isis, per sostenere le popolazioni che combattevano i miliziani fondamentalisti responsabili di massacri, decapitazioni, stupri di massa e genocidi, si troveranno alla sbarra al Tribunale di Torino per poi affrontare la decisione dei giudici.

Maria Edgarda Marcucci, Jacopo Bindi e Paolo Pachino hanno fatto parte rispettivamente delle Unità di protezione delle donne (Ypj), del Movimento per la società democratica (Tev Dem) e delle Unità di protezione del popolo (Ypg) nella regione della Siria settentrionale nota come Rojava o Kurdistan siriano, partecipando alla vita civile trasformata dai curdi e dai solidali arabi e siriaci in democrazia radicale, egualitaria, ecologista e femminista, mettendo a rischio la propria vita in scontri cruciali come quello di Tabqa, alle porte di Raqqa, o di Afrin, dove per la prima volta la Turchia attaccò i curdi siriani.

Perché persone che hanno fatto qualcosa di così ammirevole sono trascinate in Tribunale? Cosa ci sarebbe di male in ciò che hanno fatto? Non sono accusati di nessun reato, e questo perché non sarebbe possibile individuare un reato che abbiano commesso. Non hanno sostenuto gruppi classificati come terroristici, e tantomeno hanno portato avanti attività finalizzate al terrore: le hanno anzi combattute, proprio nel momento in cui l’Isis era forte e arrivava a colpire anche l’Europa.

Come possono, allora, trovarsi in questa situazione? Prosegui la lettura ›

Lettera di Piersante Paneghel, zio di Valeria Solesin, ai 5 internazionalisti di #Torino che hanno lottato contro l’ISIS in #Siria

Valeria Solesin, vittima dell’ISIS.

[WM: Oggi al Tribunale di Torino si terrà l’udienza per stabilre se Paolo, Eddi, Jak, Davide e Jacopo, i cinque italiani che hanno sostenuto la lotta all’ISIS in Siria, siano o meno «socialmente pericolosi». La richiesta della Procura è di metterli sotto «sorveglianza speciale». Ne abbiamo parlato qui. Alle h.9:30, davanti al tribunale, si terrà un presidio di solidarietà.
La cosa, ribadiamo, ci tocca molto da vicino, perché tra gli «indizi fattuali» della «pericolosità» di uno dei sorvegliandi, Davide Grasso, c’è il suo libro Hevalen. Perché sono andato a combattere l’ISIS in Siria, uscito nella collana Quinto Tipo diretta da Wu Ming 1 per le Edizioni Alegre.
Nei giorni scorsi sono state numerose le prese di posizione e le iniziative a sostegno dei cinque compagni. Alcune sono quiA riassumere meglio la questione è stato, come spesso gli capita, Zerocalcare.
Ieri abbiamo ricevuto e diffuso una lettera aperta di Piersante Paneghel, zio di Valeria Solesin, la studentessa uccisa dall’ISIS al Bataclan di Parigi il 13 novembre 2015. La riproponiamo qui come post. Vi terremo aggiornati sull’esito dell’udienza.]

Cari Paolo, Eddi, Jak, Davide e Jacopo,

volevo ringraziarvi e scusarmi con voi per non avervi scritto prima.

Ho provato diverse volte ma non ci sono riuscito, non potevo, ora devo. Prosegui la lettura ›

La Procura di Torino chiede la sorveglianza speciale… per chi ha lottato contro l’ISIS

Due giorni fa la Procura di Torino ha notificato una richiesta di sorveglianza speciale – con divieto di dimora a Torino – per «pericolosità sociale» nei confronti di cinque attiviste e attivisti dei movimenti cittadini. L’udienza si terrà il 23 gennaio.

Tre di questi «socialmente pericolosi» li conosciamo di persona, e almeno uno lo conosce anche chi segue Giap e le attività della Wu Ming Foundation: Davide Grasso, autore dei libri Hevalen. Perchè sono andato a combattere l’ISIS in Siria – uscito nella collana Quinto Tipo diretta da Wu Ming 1 per le Edizioni Alegre – e Il fiore del deserto. La rivoluzione delle donne e delle comuni tra l’Iraq e la Siria del Nord – uscito da poco per Agenzia X.

La copertina di Hevalen – lo apprendiamo direttamente da Davide, che ha scritto un primo commento qui – è inclusa nel fascicolo con cui la PM Emanuela Pedrotta – vecchia conoscenza di chi segue la lotta No Tav in Valsusa – accompagna la sua richiesta. Si tratta di una raccolta di «indizi fattuali» sulla pericolosità sociale di Davide e degli altri: Paolo, Eddi, Jack e Jacopo.

La loro “colpa”, infatti, è aver preso parte, in varie modalità, alla rivoluzione in Siria del Nord, ovvero alla lotta dei popoli del Rojava contro l’ISIS. Prosegui la lettura ›

Verso una nuova guerra dell’Italia in #Libia? Ricordiamo cosa abbiamo fatto in quel paese.

Un cartello di via Libia

Uno dei quindici cartelli “ritoccati” nottetempo in via Libia, Bologna. Foto di Michele Lapini.

Due sere fa, poco prima di mezzanotte, ignoti ci riferivano che anonimi, muovendosi lesti per il rione Cirenaica di Bologna, avevano approfittato delle tenebre per affiggere alle targhe di via Libia la dicitura «LUOGO DI CRIMINI DEL COLONIALISMO ITALIANO». Siamo andati a vedere e, sì, era proprio così.

Nel settembre scorso la medesima via, l’ultima del quartiere a mantenere un nome coloniale, era stata reintitolata alla partigiana croato-Bolognese Vinka Kitarovic.

Qualche anno fa, un altro commando notturno aveva intitolato al criminale di guerra fascista Rodolfo Graziani gli ultimi sette vespasiani rimasti in città.

Non si tratta “solo” di memoria storica: quest’ultima azione simbolica non potrebbe essere più puntuale. Il tempismo è tutto. Stando alle ultime dichiarazioni della ministra Roberta Pinotti, è molto probabile che l’Italia prenda parte a un nuovo intervento militare in Libia. Prosegui la lettura ›

#Daesh, le nostre città, la guerra dei cent’anni. Conversazione tra Wu Ming 1, Valerio Renzi e Giuliano Santoro

Renzdogan

«Too many Western politicians shook hands with Jihadi John by proxy.»

Una discussione iniziata via email il 18 novembre e proseguita fino al 23 (stanotte). La trovate su Dinamo Press. Ci siamo confrontati nei giorni immediatamente successivi alle stragi di Parigi, muovendoci all’incrocio dei temi e degli spunti contenuti in quattro libri – Cent’anni a Nordest di Wu Ming 1, L’invisibile Ovunque di Wu Ming, La politica della Ruspa di Valerio Renzi, Al Palo della Morte di Giuliano Santoro – e in mezzo al succedersi quotidiano di eventi collegati allo stato d’emergenza e alle reazioni militari innescate dall’azione dei terroristi.Di seguito, un po’ delle questioni che abbiamo toccato, per farsi un’idea.

Lo stato d’emergenza e il circolo vizioso tra guerra e terrorismo.  Chi è il nemico? Chi lo ha generato?
In cambio di cosa entreremo in guerra questa volta?
Le armi dell’Italia, l’influenza delle forze armate sulla società italiana, la figura della ministra Roberta Pinotti.
Cosa ci dice delle guerre – e dei guerrafondai – di oggi il centenario della prima guerra mondiale?
La tirannia della “visione frontale”. Perché è utile «prenderla da Nordest».
Due sassolini dalle scarpe sullo storico Mario Isnenghi.
Roma come città coloniale e i “pali della morte”. Ancora: chi è il nemico?
Difendere le nostre città. Difenderle dagli spettri fondamentalisti ma anche dai wannabe “salvatori della patria”.
Il fascismo italiano prima e dopo il Fascismo.
Il mito di Vladimir Putin. Salvini e Putin. Putin e il rossobrunismo.
«Putin è l’uomo che ci vuole e le sue politiche sono efficaci contro il terrorismo» –  VERO □  FALSO ☑
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Mille chilometri nel #Kurdistan turco, tra bombe, coprifuoco e zone liberate

Rojava 5

[Mentre si commentano i risultati delle elezioni turche, pubblichiamo il reportage del Progetto Rojava Resiste, scritto per Giap al ritorno da un viaggio nel Kurdistan turco, proprio nei giorni della strage di Ankara contro il corteo dell’HDP.]

di Progetto Rojava Resiste

Il tracciato bianco dei lacrimogeni lascia il posto al sapore acre nelle narici, mentre il fumo nero di oggetti in fiamme testimonia la battaglia di un popolo contro l’omologazione e lo sterminio. I coprifuoco, le barricate, i blindati della polizia, le zone liberate, i fermi di giornalisti e internazionali, i sorrisi, le violenze e la resistenza sono la normalità, in una storia di autonomia e autogoverno che si oppone all’arroganza dei nazionalismi.

La storia del Bakur, del Rojava, del Basur e del Rojhelet, ovvero del popolo curdo, è un muro di mattoncini. Nel nostro viaggio siamo riusciti a dare un nome ad alcuni pezzi, non certo a tutti. Prosegui la lettura ›

Le guerre sbagliate dell’Italia, le guerre giuste di un italiano


Insomma, pare che l’Italia voglia tornare su uno dei suoi luoghi del delitto, cioè in Iraq, a bombardare come ai tempi di Cocciolone, ad annichilire questo e quello come ai tempi di Nassiryah, e magari a far vedere come muore un italiano, come ai tempi dei contractors. Del resto, quando si ottengono buoni risultati, perseverare è doveroso.

Intanto, le grandi potenze fanno a gara a chi bombarda più civili in Medio Oriente. Tutto per combattere l’ISIS, si dice. Cioè un nemico-golem creato dagli interventi militari precedenti… con più di un aiutino da parte della Turchia di Erdogan. Quella Turchia che è un paese Nato e da mesi – mentre la Nato dice di combattere l’ISIS – reprime e bombarda i curdi, cioè gli unici ad avere sconfitto l’ISIS sul campo. Aria viziata a circolazione forzata.
E la Russia che forse metterà i boots on the ground. L’ultima volta che la Russia ha pestato quei boots fuoricasa è stata in Afghanistan, dove ha strascicato per anni una guerra condotta in modo disastroso, durante la quale si sono formati i Bin Laden, gli al-Zawahiri, i mullah Omar. Più di recente, il terrorismo islamico non è calato ma cresciuto anche per colpa di Putin, per quello che ha combinato e tuttora combina in Cecenia. Con l’ISIS in Siria pare ci siano 2500 ceceni. Insomma, scusateci se, per questi e per molti altri motivi, la favoletta di Putin salvatore del mondo non ce la beviamo.

Tutti i padroni del pianeta dicono di voler combattere l’ISIS (chiagni), tutti usano l’ISIS per portare avanti i loro interessi (fotti).
Non c’è da dubitare che, per l’ennesima volta, anche l’Italia farà del proprio peggio. Prosegui la lettura ›