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Giuliano Santoro

«Glosse a La Q di Qomplotto», di Giuliano Santoro (più recensioni, interviste e calendario aggiornato delle presentazioni)

Poster La Q di Qomplotto

Come aveva già fatto con diversi nostri libri a partire da L’Armata dei Sonnambuli, il nostro collaboratore di lungo corso Claudio Madella, riscopritore dell’arte tipografica tradizionale, ha realizzato un poster ispirato a La Q di Qomplotto. Tiratura limitata (cinquanta copie numerate), stampato a caratteri mobili in legno (Grotesk fronte e retro) e piombo (Futura bold, quelli nella foto qui sopra), formato trenta centimetri per quaranta, rosso fluo + nero. Si può vedere qui. Sarà in vendita soltanto alle presentazioni di LQdQ, a partire da quella di domani, 4 giugno, a Siena. Il calendario aggiornato è in fondo al post

[Questo nuovo speciale su La Q di Qomplotto è imperniato su un testo di Giuliano Santoro ricavato dai suoi appunti di lettura. Riflessioni che non potevano trovare spazio nella recensione poi uscita sul manifesto.
A seguire segnaliamo nuove recensioni, tutte molto angolate e idiosincratiche.
Segnaliamo anche un’intervista rilasciata da WM1 in inglese, nell’ambito di un interessante progetto di ricerca anglo-nordamericano su cospirazionismo e gamification.
Infine, il calendario aggiornato delle presentazioni del libro.
A proposito, Claudio Madella ci ha regalato un nuovo poster, vedi didascalia dell’immagine di testa.
Per quanto riguarda l’audioserie La Q di Podqast, invece, ci siamo presi una pausa necessaria a preparare le ultime puntate, una delle quali sarà (forse) registrata dal vivo di fronte a un pubblico. Le prime sette puntate sono qui.
Buone letture e buoni ascolti. WM]

di Giuliano Santoro *

Mentre leggevo La Q di Qomplotto annotavo a margine le cose che si intersecavano coi macrotemi di cui mi sono occupato in questi anni: la reazione che assume alcuni dei tratti della rivoluzione; il modo in cui le destre utilizzano la cultura nazionalpopolare per rafforzare la loro egemonia, soprattutto in relazione alla mutazione digitale e all’esplosione del lavoro nell’arco dell’intera esistenza…

Più che di un testo organico si tratta di un file zippato di idee, link e ipotesi di lavoro. Forse soltanto la discussione e la sperimentazione collettiva sono in grado di capire se vale la pena decomprimerlo, di isolare e sviluppare alcune tracce.

Prima abbiamo imparato che far saltare la disciplina della grande fabbrica non è stato sufficiente per liberarci dallo sfruttamento (anni Settanta).

Poi abbiamo dovuto prendere atto che la pur imprescindibile disseminazione capillare di esperienze di autogoverno, autoproduzione e comunicazione indipendente non ha prodotto automaticamente organizzazione politica (anni Novanta).

Adesso si tratta di ragionare attorno al fatto che il potenziale accesso alle informazioni e alla comunicazione orizzontale telematica della stragrande parte della cittadinanza non genera necessariamente maggiore consapevolezza collettiva (Anni Dieci del secolo successivo).

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Speciale La Q di Qomplotto: Il manifesto, La Q di Podqast 5 («Mitologie»), Tlon, la Francia, le presentazioni già fissate

La paginata del manifesto.

Il manifesto di stamane spiattella a pagina intera una recensione de La Q di Qomplotto firmata da Giuliano Santoro.

La definizione di Wu Ming come «corpo estraneo con cui l’industria culturale si trova costretta, spesso suo malgrado, a fare i conti» ce la tatueremmo sul culo. Di tale corpestraneità andiamo fieri, come della costrizione che – col semplice nostro esistere e scrivere – ci troviamo ancora a esercitare dopo tutti questi anni.

Nell’ultimo capoverso Santoro sintetizza molto bene la proposta del libro in tema di superamento del debunking:

«Nell’era del realismo capitalista, i complotti producono l’effetto magico (e perverso) di incantare. Ma l’idea di voler riportare alla squallida realtà di tutti i giorni chi ha trovato l’appiglio di una narrazione cospirazionista produrrà l’effetto contrario. Ecco: il cospirazionismo è una forma perversa di fascinazione che serve sempre a rafforzare il sistema invece che a combatterlo. Per togliergli spazio occorre escogitare forme radicali e (diremmo noi) materialiste di re-incanto. Servono narrazioni che traccino connessioni in maniera trasparente e orizzontale, che non contengano manipolazioni e non disegnino rapporti di potere. C’è bisogno di raccontare storie, sostiene Wu Ming 1, che incantino e che al tempo stesso mostrino i “punti di sutura” […] Abbiamo bisogno di “storie complesse, concepite per essere abitate a lungo”».

È on line la quinta puntata de La Q di Podqast, intitolata «Mitologie». A condurla è lo storico e filosofo Enrico Manera, studioso di teorie del mito e autore di diversi saggi sul pensiero di Furio Jesi (1941-1980) – tra cui la monografia Furio Jesi. Mito, violenza, memoria (Carocci, 2012) – oltreché studioso dell’opera letteraria e semiologica di Umberto Eco. Nel 2018 ha dedicato al trentennale de Il pendolo di Foucault un articolo uscito su Giap col titolo «La superstizione porta sfortuna». Prosegui la lettura ›

L’amore è fortissimo, il corpo no. 2009 – 2019, dieci anni di esplorazioni tra Giap e Twitter / 2a puntata (di 2)

Spedizione tra i ghiacci

«I versi che seguono furono sollecitati dalla relazione di una delle spedizioni antartiche […]: vi si riferiva che il gruppo degli esploratori, allo stremo, aveva costantemente l’illusione che ci fosse una persona in più di quelle che in realtà si potevano contare.» (T.S. Eliot, nota a The Waste Land, 359-365)

«Chi è il terzo che ti cammina sempre accanto? / Quando conto, ci siamo solo io e te insieme / Ma quando guardo avanti, lungo la strada bianca / C’è sempre un altro che cammina accanto a te / Scivola, avvolto in un bruno mantello, incappucciato / Non so se uomo o donna / – Ma chi è quello dall’altra parte di te?» (T.S. Eliot, The Waste Land, 359-365, traduzione nostra)

Ed eccoci al dunque. Per scrivere questo testo abbiamo lavorato tre mesi. È una parte di storia del collettivo, il racconto di come abbiamo usato la rete per tutto il decennio che ora sta finendo. È la spiegazione del perché nel 2009 decidemmo di usare Twitter e nel 2019 decidemmo di non usarlo più. È anche una riflessione sulla rete e la strada. Infine, è l’annuncio di come ci muoveremo a partire dal 2020. Rinnoviamo l’invito a leggere con lentezza, respirando a fondo. Lo spazio dei commenti è già aperto, chiediamo solo di usarlo senza fretta, dopo aver letto tutto, fino alla fine. Grazie della fiducia e della pazienza.

INDICE DELLA SECONDA PUNTATA
[La prima è qui.]
3. Stare su Twitter: il perché e il percome
3a. Perché Twitter?
3b. Twitter, Giap e la Wu Ming Foundation
3c. Alcune regole della nostra netiquette su Twitter
4. Campagne, esperimenti, performances
4a. «nervi #saldi» in Val Clarea 
4b. #Guerrieri contro Enel
4c. #TifiamoAsteroide
4d. #Renziscappa
4e. Inchieste: #LaparolaconlaF e «CasaP(oun)D»
5. Stare su Twitter? La lunga crisi
5a. Twitter cambia a colpi di default power
5b. La fine del circolo virtuoso tra Twitter e Giap
5c. L’ultima performance: attacco psichico!
6. Per una cartografia della nostra presenza in rete / 2
6a. La rivoluzione innanzitutto e sempre
6b. Uno spazio di calma dentro l’urgenza

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Dalle resistenze al #Contrattacco. #Bologna, 9-11 novembre: un festival di nuovi inizi

>>> Tutto il festival sarà trasmesso in diretta streaming
da Radio Città Fujiko a quest’indirizzo <<<

L’indicazione per il secondo weekend di novembre è: convergere su Bologna.
Per la precisione, sul rione Cirenaica.

Ci sarà un bel pezzo di Wu Ming Foundation a Contrattacco, il festival organizzato dal Vag61 e dalle Edizioni Alegre. Un post ad hoc su Giap è d’uopo.

[«Un post ad hoc su Giap è d’uopo»: sentite com’è percussiva e trascinante questa frase, un verso novenario che grazie all’effetto combinato di parole tronche e allitterazioni produce una sequela di piccole esplosioni. E, modestamente, non l’abbiamo nemmeno fatto apposta. La (working) class non è acqua.]

Qui di seguito il programma di Contrattacco, e qui c’è l’evento Facebook. Prosegui la lettura ›

Ancora sull’uso politico delle querele: il caso «Periferia Degrado Ruspa» #Bolzano

La locandina che Filippo Maturi, consigliere comunale leghista a Bolzano, ha trovato diffamatoria. Maturi, famoso per le battaglie contro i profughi ed il WiFi pubblico, ha sporto denuncia per diffamazione riconoscendosi nella locandina. Maturi aveva difeso il responsabile locale di casapound da una denuncia simile da parte del Sindaco, rappresentato in un volantino come un ubriacone. In quell'occasione si erano sprecati i riferimenti alla libertà di espressione e satira.

La locandina che Filippo Maturi, consigliere comunale leghista a Bolzano, ha trovato diffamatoria. Una curiosità: da praticante avvocato, Maturi – famoso in città per eroiche battaglie contro i profughi e il wi-fi pubblico – difese Andrea Bonazza, leader locale di Casapound, da una querela molto simile sporta dall’allora sindaco Luigi Spagnolli, rappresentato in un volantino come un ubriacone. Era il 2015. In quell’occasione si sprecarono i riferimenti alla libertà di espressione e di satira. Bonazza usò addirittura lo slogan (invero pleonastico) «#JeSuisBonazza».

[Riceviamo e volentieri pubblichiamo quest’addendum al post del marzo scorso Periferia, degrado, RUSPA! La serata di #Bolzano che non è piaciuta a Lega, Casapound… e altri. Da parte nostra, massima solidarietà a Dada Rose, Inchiostro Lisergico e tutte le compagne e i compagni di Bolzano. WM]

di Dada Rose

A Marzo scorso abbiamo organizzato la conferenza «Periferia, degrado, RUSPA!»: tre scrittori [Giuliano Santoro, Valerio Renzi e Wolf Bukowski, introdotti da Flavio Pintarelli] hanno provato a decostruire la retorica del «degrado» e descrivere la sua funzione nei processi di gentrificazione. Il fenomeno è globale e come sappiamo ha finito per coinvolgere anche la nostra città, per questo abbiamo pensato di invitare tre autori di spicco che fossero in grado di analizzarlo nei suoi diversi aspetti, senza la necessità di entrare nello specifico della realtà bolzanina. Prosegui la lettura ›

Speciale #WM1ViaggioNoTav: #maxiprocesso, reazioni pavloviane, una riffa di solidarietà, recensioni e altro sui #notav

Un viaggio che non promettiamo breve, foto di Simona Vinci

Foto di Simona Vinci, pubblicata su Twitter.

In Un viaggio che non promettiamo breve, tra le numerose storie raccontate, c’è quella del cosiddetto «maxiprocesso» contro i No Tav: com’è nato e per volontà di chi; dove si è svolto e secondo quali logiche; cos’è accaduto in carcere ad alcuni dei 53 imputati; come ha risposto la popolazione valsusina; cos’hanno detto i PM nelle loro requisitorie… Fino alla sentenza di primo grado.

Proprio mentre usciva il libro è iniziato il processo d’appello, che è giunto a sentenza in tempi record… ma in quei tempi ne abbiamo sentite di tutti i colori. Le condanne sono 38, nove in meno rispetto al primo grado, ma comunque un esito grave. Un sunto si trova su notav.info.
Del tutto ovvia la nostra massima solidarietà a tutte le condannate e i condannati.

Nel commentare con gioia la sentenza, il senatore del PD Stefano Esposito e il vicepresidente del PD torinese Raffaele Bianco, dichiarati arcinemici dei No Tav, hanno subito pensato di tirarci in ballo, con chiarissime allusioni a Un viaggio che non promettiamo breve. Un riflesso condizionato rivelatore, che si aggiunge a segnali raccolti nei giorni scorsi, nel sottobosco del cronismo sìTav embedded. A quanto pare, il libro di Wu Ming 1 non è per tutti gli apparati digerenti. Forse contiene troppa capsaicina (C18H27NO3)?  Prosegui la lettura ›

Walkin’ Padania. Ancora in cammino sul #SentieroLuminoso – con Giuliano Santoro, Wolf Bukowski e Pantagruel.

Bologna, Piazza Maggiore, poco prima di diventare zona pedonale (circa 1968). Foto di Unione Fotografi Organizzati

Bologna, Piazza Maggiore, poco prima di diventare zona pedonale (circa 1968).
Foto tratta dalla mostra Bologna e gli Anni Sessanta a cura di U.F.O.

Su The Towner – Rivista on line di città e cultura è uscita una lunga e ricca conversazione tra Giuliano Santoro e Wu Ming 2 intorno al Sentiero Luminoso da Bologna a Milano.

Ne anticipiamo qui sotto qualche battuta. A seguire, Lenta cartografia della viandanza, la recensione del libro scritta da Giuliano per il manifesto, una segnalazione luminosa da La Domenica del Sole 24 Ore e l’audio dalla presentazione del Sentiero in combutta con Wolf Bukowski, registrato alla Ca’ Vecchia di Sasso Marconi lo scorso 8 luglio.

Per concludere, segnaliamo che domenica 31, intorno alle 15.15, Wu Ming 2 interverrà nella trasmissione Pantagruel su Rai Radio 3, per parlare di sentierismo militante, alta velocità e Pianura Padana. Prosegui la lettura ›