Nuove scritture working class: nel nome del pane e delle rose

Un’immagine dal graphic novel Ferriera di Pia Valentinis.

di Alberto Prunetti *

Primo antefatto. Respira e intona il mantra: «Class is not cool»

Un libro racconta la storia di un educatore precario, figlio di un operaio di una fonderia. Padre e figlio si incontrano a parlare il sabato pomeriggio allo stadio. Come viene descritto quel romanzo inglese in Italia? Come un libro sul calcio. Ma in realtà quel romanzo è un racconto sulla classe operaia. Sulla working class inglese, che notoriamente attorno alla birra, al pub e al football aveva costruito elementi di convivialità e socialità. Dopo la fabbrica, ovviamente, ma quella era già stata smantellata. Così in Italia si adotta come un libro sul calcio quello che invece è un romanzo che racconta una classe sociale. La working class inglese.

Guai infatti a parlare di classe operaia. Ripetere tre volte il mantra ad alta voce: la classe operaia non esiste – la classe operaia non esiste – la classe operaia non esiste. Poi comprare su una piattaforma on line una penna usb assemblata in una fabbrica cinese e chiedersi quante decine di mani operaie toccano quel singolo oggetto da Shanghai a Piacenza. Prosegui la lettura ›

Alla buon’ora, l’inchiesta sui rapporti tra PD e neofascisti comincia a produrre scossoni

Ci è voluto un episodio in apparenza “piccolo” ma più vistoso ed emblematico di altri. Un episodio di grande densità simbolica.

Forza Nuova e l’associazione Nuove Sintesi – parte del network di Lealtà Azione – organizzano un evento nella sala comunale «Salvador Allende» di Nereto, provincia di Teramo, paesino amministrato dal Partito Democratico. Si tratta di una serata “a tema storico” sulla Repubblica di Salò, con fascio littorio in bella evidenza. Commentatori fascisti ci scherzano sopra sui social, parlano di «karma», dileggiano il presidente socialista cileno ucciso dai golpisti di Pinochet.

Il cortocircuito di riferimenti è tale da fulminare l’impianto elettrico del PD. Prosegui la lettura ›

Da via Rimesse a via Altura. Migranti e occupazioni nella #Bologna anni 90

Bologna, 9 novembre 1998. In via Rimesse la polizia tenta lo sgombero alcune palazzine occupate da migranti nordafricani. Donne con bambini cercano di fermare i carabinieri in assetto antisommossa.

Bologna, 9 novembre 1998. In via Rimesse la polizia tenta lo sgombero alcune palazzine occupate da migranti nordafricani. Donne con bambini cercano di fermare i carabinieri in assetto antisommossa. Pochi istanti dopo, l’impatto (vedi foto).

[Col suo permesso, riprendiamo dal suo profilo FB uno scritto della nostra amica Valentina, perché è un ricordo anche nostro. Un ricordo bruciante, riacceso dagli eventi di Piazza Indipendenza a Roma. Come direbbe Benjamin, un ricordo «che balena nell’istante del pericolo».
Qualcuno potrà essere in disaccordo con singole valutazioni di Valentina, ma le sue parole restituiscono in pieno l’atmosfera di quei giorni.
All’occupazione di via Altura c’eravamo. Il Luther Blissett Project aderiva sia alla rete «2001 Odissea negli Spazi» sia al «Comitato 14 dicembre». Soggetti talmente trasversali da includere – in uno spiazzante gesto di solidarietà per la persecuzione appena subita – i Bambini di Satana.
Eravamo anche allo sgombero di via del Pallone, e avremmo raccontato quella notte due anni dopo, in un capitolo-flashback di Asce di guerra. Capitolo che includiamo in questo post.
Le foto di occupazioni e sgomberi sono dell’amico Gianluca Perticoni dell’agenzia Eikon di Bologna. Buona lettura. WM]

di Valentina Avon

Il prossimo anno saranno venti. Era il 1998 infatti quando a Bologna scoppiò il caso «via Altura». Riassumendo velocemente: reduci da un’occupazione malfatta e malgestita (da comitati autonomi per la casa) e maldipinta dalle cronache locali, decine di famiglie di immigrati senza tante alternative si infilarono in San Petronio. Erano musulmani, il caso finì alle cronache nazionali, e pur di uscirne alla svelta il Comune offrì una sistemazione alternativa, in quello che oggi è l’albergo popolare di via del Pallone. Prosegui la lettura ›

Scarica L’#InvisibileOvunque (Pdf, ePub, Mobi, Azw3)

L'Invisibile Ovunque

È ormai imminente il centenario della “rotta” di Caporetto (24 ottobre 1917).
Prepariamoci, perché nel 2018 arriverà la Grande Sbornia Nazionalista. Il lungo centenario della Grande Guerra toccherà finalmente la difesa del Piave, la Canzone del Piave, la «Battaglia del Solstizio», Vittorio Veneto, il Monte Grappa, l’Audace che attracca a Trieste, l’armistizio di Villa Giusti, il Bollettino della Vittoria, la «redenzione» della «Venezia Giulia», del Trentino e – già che c’eravamo – del Sud Tirolo fino al Brennero. Una bella pesca a strascico, quest’ultima, con annessa persecuzione delle popolazioni «straniere» finite nella rete.

Sarà un tripudio, una spudorata celebrazione del militarismo e dell’imperialismo italiano, a colpi di «idee senza parole» come Patria e Italianità. L’adunata nazionale degli Alpini si terrà a Trento, e forse un tricolore lungo un chilometro trasformerà l’Adamello in girandola da fiera. Sentiremo intonare peana alla guerra «che fece gli italiani», e sarà anche peggio del centocinquantenario dell’Unità d’Italia, che pure – su alacre spinta di Napolitano – fu un’immane «lenzuolata» patriottarda, a coprire ogni contraddizione di ieri e di oggi, proprio mentre si eseguivano pedestremente i diktat della BCE. Il nazionalismo serve sempre a nascondere il vassallaggio.

Stavolta sarà molto peggio. E da lì sarà tutta in discesa: la «vittoria mutilata», l’«Impresa di Fiume», giù, giù, fino al centenario della Marcia su Roma.

È in vista di un siffatto showdown che mettiamo in download – gratuito, DRM-free e in quattro diversi formati – il nostro libro L’Invisibile Ovunque (2015). Prosegui la lettura ›

Il sindaco di Predappio Frassineti (PD) risponde «sobriamente» all’inchiesta su PD ed estrema destra

Giorgio Frassineti, la foto di gruppo. Accanto a lui, Antonio Canessa di Lealtà Azione

Teatro del Casinò di Sanremo, 9 novembre 2016. Il sindaco di Predappio Giorgio Frassineti (PD) partecipa alla presentazione di un libro di Edda Negri Mussolini, nipote di Benito. Insieme a Frassineti ci sono Antonio Canessa dell’associazione «Memento», parte della rete di estrema destra Lealtà Azione (da più parti definita tout court neonazista) e Francesca Bosso dell’associazione «Et Ventis Adversis», altro sodalizio dello stesso network. Questa foto è stata caricata sulla testata on line Sanremo News con il nome «Tavolo dei relatori 9 novembre 2016» e ripresa sulla pagina Facebook di «Et Ventis Adversis». Frassineti è il terzultimo da destra, accanto a lui Canessa di Lealtà Azione. Per avere maggiori informazioni su Lealtà Azione, clicca sull’immagine. Ma solo dopo aver letto, qui sotto, come ha risposto il sindaco di Predappio a chi gli chiedeva conto di tale “vicinato”.

Con un certo ritardo, ma anche con un certo stile, il sindaco di Predappio Giorgio Frassineti (PD) replica e fornisce spiegazioni sull’evento che lo riguarda incluso nell’inchiesta CasaP(oun)D. Rapporti con l’estrema destra nel ventre del partito renziano. Nella didascalia qui sopra ricordiamo brevemente di cosa si tratta. Ecco la risposta di Frassineti, con annesse spiegazioni. Prosegui la lettura ›

«Boia chi molla!» Mitologie, tradizioni inventate e fandonie sul più celebre motto neofascista

Roberto Mieville (1919 – 1955), vero coniatore del motto «Boia chi molla!»

di Nicoletta Bourbaki *

«Da “Boia chi molla” a “Dux”, registrati al Mise i marchi del Ventennio.»
Titolo ADN Kronos, 17 luglio 2017

«E a Santa Fè, al tubercolosario erano stati avviati parecchi dei soldati costretti ai lavori nelle fonderie. E nel campo 6 da quaranta giorni, all’aperto, trecento sottufficiali vivevano a pane e acqua e non mollavano. E nel campo ufficiali era la medesima cosa: Boia chi molla!»
Roberto Mieville, Fascists’ Criminal Camp, Roma 1947.

«”Boia chi molla!” Sfatiamo un mito! e la disinformazione mediatica! Si tratta di un’espressione diventata famosa come un motto fascista; tuttavia fu coniata da Eleonora Pimentel Fonseca durante le barricate della Repubblica Partenopea nel 1799 e utilizzata anche nelle Cinque giornate di Milano del 1848. Stampa e tv giocano sempre sporco!»
Angelo Tofalo, deputato M5S, 29 gennaio 2014

L’11 aprile 2015 sul Secolo d’Italia, ex-organo ufficiale del Movimento Sociale Italiano da tempo ridotto all’ombra di ciò che era (che pure non era granché), appare un articolo dal titolo: «60 anni fa moriva Roberto Mieville, inventò il motto “Boia chi molla!”».

Nel pezzo si legge: Prosegui la lettura ›

Stiamo scrivendo un romanzo russo.

«Attraverso i mondi e i secoli.»

Per noi è giunto il momento del rompete le righe agostano. Prima di staccare, ci teniamo a dirvi che un nuovo romanzo è in cantiere. Porteremo con noi in ferie la prima dozzina di capitoli da rileggere.
Sarà qualcosa di diverso da quello che abbiamo scritto finora, e al tempo stesso simile.

Se qualcuno fosse curioso di sapere in anticipo di cosa si tratta, è presto detto.
Il romanzo è ambientato in Russia nel primo trentennio del XX secolo.
Sì, avete capito bene. E no, non è quello che si potrebbe pensare.

Abbiamo detto che non scriveremo più romanzi storici come quelli che vanno da Q a L’Armata dei sonnambuli. Quella fase è finita.
Certo, senz’altro sarebbe più semplice dire: «Contrordine compagni, ci eravamo dimenticati una rivoluzione, e siamo proprio nel centenario, sapete com’è…». Invece no. Perché in effetti il nuovo romanzo di Wu Ming manterrà quanto ci eravamo ripromessi. La sfida per noi è proprio questa.

Si potrebbe forse descriverlo come una pozione magica o una ricetta da Pellegrino Artusi: prendete due misure di Victor Serge; una di Walter Tevis; una di Ursula K. LeGuin; un pizzico di Boris Pasternak (senza esagerare, ché quello è un Nobel) e annaffiate il tutto con uno scritto filosofico di Lenin. Prosegui la lettura ›