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Bolivia

Feticismo della merce digitale e sfruttamento nascosto: i casi Amazon e Apple

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La settimana scorsa The Morning Call, un quotidiano della Pennsylvania, ha pubblicato una lunga e dettagliata inchiesta – intitolata Inside Amazon’s Warehouse – sulle terribili condizioni di lavoro nei magazzini Amazon della Lehigh Valley. Il reportage, risultato di mesi di interviste e verifiche, sta facendo il giro del mondo ed è stato ripreso dal New York Times e altri media mainstream. Il quadro è cupo:
– estrema precarietà del lavoro, clima di perenne ricatto e assenza di diritti;
– ritmi inumani, con velocità raddoppiate da un giorno all’altro (da 250 a 500 “colli” al giorno, senza preavviso), con una temperatura interna che supera i 40° e in almeno un’occasione ha toccato i 45°;
– provvedimenti disciplinari ai danni di chi rallenta il ritmo o, semplicemente, sviene (in un rapporto del 2 giugno scorso si parla di 15 lavoratori svenuti per il caldo);
– licenziamenti “esemplari” su due piedi con il reprobo scortato fuori sotto gli occhi dei colleghi.
E ce n’è ancora. Leggetela tutta, l’inchiesta. Ne vale la pena. La frase-chiave la dice un ex-magazziniere: “They’re killing people mentally and phisically.Prosegui la lettura ›

Animale di montagna. Harry Villegas, nome di battaglia “Pombo”


Spesso ciò che viene consegnato alla memoria come la fine di una vicenda è una costruzione intellettuale, un concetto. La realtà assomiglia più a un processo che a una collezione di fatti. Difficile, quasi arbitrario definire il principio e la fine. Sarebbe forse più giusto parlare di sorgere e declinare, di manifestarsi e di esaurirsi. Certo è che nelle vicende che costruiscono la storia degli uomini sarebbe difficile orientarsi senza definire coordinate. Senza un’idea di fine e di inizio, risulta impossibile applicare nozioni di ordine morale. Spesso la Fine è esemplare.
Prendiamo la vicenda di Ernesto Guevara in Bolivia. Il Che e i suoi, la guerriglia. La cattura. L’assassinio. La fine tragica, che determina il sorgere dell’icona cristologica. Siamo tutti d’accordo nel dire che la fine del Che è l’inizio della sua leggenda. Questa dinamica –fine che è anche inizio su un altro livello- ci è nota, la percepiamo come evidente, è quasi luogo comune.
Ma nella vicenda di Ernesto Guevara e dei suoi c’è qualcosa di concreto, di vivente, che sfugge alla morte, quel concetto che scambiamo per un fatto e che per noi è la fine per eccellenza. Qualcosa, o meglio, qualcuno: Pombo, Benigno, Urbano. Prosegui la lettura ›