#IlPiccoloRegno | Un’intervista, due recensioni e una presentazione

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Prima intervista sul Piccolo Regno, alla trasmissione letteraria “Mulini a vento”, condotta da Simona Cantelmi su Radio Fly Web (quella della CISL…sic!). Si può ascoltare qui.

Questa invece è una bella recensione comparsa sul sito Rapsodic Sachertorte, a cura di Valentina Gamberi:

«…Proprio per questa universalità, per la facilità con la quale il lettore (che ha un buon ricordo dell’infanzia e si sente ad essa ancora legato) si identifica nella storia, si ha l’impressione di non stare all’interno di una storia ambientata nell’Inghilterra tra le due guerre, ma bensì in un universo ibrido, dove nomi inglesi si mescolano a vegetazione, colori, suoni, sogni che appartengono piuttosto a qualche appennino italiano, a qualche casa delle vacanze dove si tornava come da tradizione per raggiungere il proprio gruppo dei pari…»

Last but not least, su Anobii è comparsa una recensione molto positiva, firmata da Armin:

«…Tantissime cose che si incastrano perfettamente a servizio di una trama che in 230 pagine riesce a raccontare splendidamente e dolorosamente l’evoluzione dello sguardo di un ragazzino mentre la dolce campagna inglese in cui tutto accade si trasfigura simbolicamente da bucolica visione frontale a paesaggio reale, capace di far male e perfino di uccidere…»

Insomma intorno al Piccolo Regno qualcosa si muove. Domani pomeriggio, domenica 10 aprile, alle 15:00, al Weekend dei Giovani Lettori, in coda alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, Piazza della Costituzione 6, si terrà la prima presentazione. I posti sono limitati, quindi la prenotazione è d’uopo: Info e prenotazioni: eventi@labidee.it – 051 273861

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3 commenti su “#IlPiccoloRegno | Un’intervista, due recensioni e una presentazione

  1. [Spoiler] Condivido qui una mia riflessione sul personaggio di Ned che, dopo Stella del mattino, davo quasi per scontato essere a tutti gli effetti T.E. Lawrence. Nell’intervista viene invece detto che Ned è soltanto vagamente ispirato a lui, cosa che giustifica la discrepanza tra la data di morte del personaggio storico (19 maggio 1935) e quella di Ned che nel libro avviene invece in piena estate. Abituato ai vostri romanzi e all’utilizzo dei personaggi storici realmente esistiti sono interessato a capire il motivo per cui questo Ned sia una sorta di “ibrido”. Mi chiedo se non sia una scelta in linea con l’atmosfera favolistica di un romanzo nel quale si ha l’impressione che i molti elementi presenti sono via via chiamati a raccolta come su di un palcoscenico teatrale, quasi fossero attori e pezzi di scenografia atti a rappresentare la realtà senza però di fatto esserlo.
    Insomma fatico a togliermi di testa l’ambiguità della cosa sia perché mi viene ora inevitabile ambientare il libro nel 1935, sia perché l’incidente irrompe con un crudo realismo capace di frantumare in un istante ogni brandello della sospensione che attraversa il racconto sino a quel momento. Un istante maledetto che, assieme alle altre rivelazioni, traghetta l’intero Piccolo Regno verso le tortuose sponde della realtà. È così che per me lettore a fare l’incidente è senz’altro Ned, ma a morire pochi giorni dopo è T. E. Lawrence.

    • [SPOILERISSIMO]: oltre alla stagione, anche il luogo e la dinamica dell’incidente sono soltanto simili e non identici a quelli che videro la morte di T.E.Lawrence.
      La vicenda potrebbe in effetti essere ambientata nel 1935. Ma secondo me non è la morte a traghettarla verso il lido della realtà storica (quella piuttosto la traghetta verso la realtà della vita, così come i segreti di famiglia, btw). Il traghettatore secondo me è un altro, anzi, sono due:
      – la lotta di classe, che irrompe dalla città a squassare la ben ordinata campagna inglese e a minare le logiche fabiane;
      – il fascismo, di nome (non è nominato, in effetti ma i riferimenti a Mosley sono buoni per chi ha orecchie per intenderli) e di fatto (la pedagogia tradizionale).
      Rispetto a questa conflittualità, Ned prende una parte, ma non si direbbe per motivi ideologici, quanto piuttosto etici e umanitari. La spilla di Billy finisce infatti non già a lui, ma al protagonista. Ned fa soltanto da tramite.

      • [SPOILER]
        In effetti la figura di Ned (bellissima, soprattutto vista dagli occhi di un ragazzino) secondo me rientra nella categoria di “antifascista esistenziale” coniata ai tempi di Point Lenana. Non ha bisogno dell’ideologia, non gli occorre ragionarci, gli basta essere “un certo tipo” di essere umano, di quelli che “per loro natura”, quasi per istinto, non riescono proprio a diventare fascisti. Questo, unito alla sua attitudine attiva e audace e all’abitudine di non far parte della “gran parte”, lo porta non solo a scegliere la parte giusta, ma soprattutto a fare la cosa giusta.