Non torneranno i prati. La Guerra dei Cent’anni da #100anniaNordest a «Resistenze in Cirenaica»

Consegna delle ceneri

Lo abbiamo detto in molte salse fin da quando è iniziato il centenario. Lo ha detto Wu Ming 1 scrivendo e presentando Cent’anni a Nordest, lo abbiamo sviscerato in discussioni – Daesh, le nostre città, la guerra dei cent’anni – e interviste – I nodi irrisolti del Nordest – e lo abbiamo detto presentando L’Invisibile ovunque. La Grande guerra è adesso. Quel conflitto è ancora in corso, e non solo “sottotraccia”. È conflitto aperto, perché le vecchie contraddizioni, quelle del 1919, sono riesplose.

Per capire le guerre che si stanno combattendo ai bordi dell’Europa e dentro l’Europa – Siria, Iraq, Nord Kurdistan, Ucraina – serve la longue durée, la lunga gittata dello sguardo. Serve la storia. E servono, come abbiamo detto migliaia di volte, sguardi obliqui, approcci laterali e “cubisti”, che scompongano la visione frontale imposta dal mainstream.

Da qui l’esigenza di «prenderla da Nordest», intendendo il Nordest d’Italia (Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia). Il Nordest, per tanti motivi, è la prima guerra mondiale. L’assetto del territorio, le convulsioni identitarie, il problema dei confini, le visioni reazionarie che attraversano quelle regioni (dall’austronostalgia al “veneto-putinismo” passando per nuove sintesi fasciste)… Tutto può essere capito meglio, nelle sue connessioni, scomponendo i miti della Grande guerra. Separare ciò che nell’ideologia dominante appare unito, unire ciò che nell’ideologia dominante appare separato.

E le storie raccontate in Cent’anni a Nordest vanno avanti, quel reportage continua a essere scritto, in rete e sui territori.

Il libro di Wu Ming 1 si apre descrivendo Alberto Peruffo, ideatore delle performances antimilitariste The Wandering Cemetery e The Burning Cemetery, e raccontando di quella giornata, il 7 agosto 2013, quando un centinaio di croci di legno andò in fiamme a Bocchetta Paù, su quel lembo di altipiano d’Asiago che sovrasta la nuova base americana Dal Molin. Il cimitero itinerante – wandering – dal 2007 mostrava in modo plastico, iconico, immediato, il continuum della Guerra dei Cent’Anni: i cimiteri di guerra sparsi per il Nordest e le basi americane; le mitologie militariste e le servitù militari;  l’imperialismo italiano di ieri e la partecipazione italiana – diretta o indiretta – alle guerre imperialiste di oggi.

Ed ecco che The Burning Cemetery prosegue. Chi è in zona, nel vicentino e dintorni, si segni la doppia data del 16 e 17 gennaio.  Le ceneri delle croci arse due anni e mezzo fa diventano, per le autorità locali e nazionali, un imbarazzante reminder della loro sudditanza ai signori della guerra, al complesso militare-industriale, all’imperialismo. È per via di questa sudditanza che non torneranno i prati. È tutto spiegato qui, leggete.

Purtroppo noi WM non potremo esserci: il 16 gennaio saremo sparsi tra Roma e Mantova, per presentare L’Invisibile ovunque. Ma se c’è un lavoro che fa emergere la dimensione di “invisibile ovunque” che ha oggi la guerra, è il lavoro di Alberto Peruffo.

Omar al-Mukhtar

Omar al-Mukhtar visto da Luigi Bevilacqua.

Sempre a proposito di imperialismo italiano e di coinvolgimento dell’Italia in guerre imperialiste, diamo i primi ragguagli su un altro appuntamento.

Segnatevi la data: il 22 gennaio, a partire dalle h. 18, al Vag61 di Bologna ritorna Resistenze in Cirenaica. Presenteremo l’omonimo libro autoprodotto, che raccoglie i materiali della giornata del 27 settembre (testi, foto, disegni), integrandoli con altre informazioni, mappe, e stralci della seduta del 1949 durante la quale il consiglio comunale votò la rimozione dei toponimi coloniali dalle vie del rione Cirenaica.

Con quest’autopubblicazione inauguriamo la serie chiamata «I Quaderni di Cirene». Dopo la presentazione, cena di autofinanziamento, e dopo la cena, reading con musica. Perché Omar al-Mukhar, tuttora calunniato dagli «italiani brava gente», cavalca ancora. Altri dettagli a seguire. Ci vediamo in via Paolo Fabbri 110.

A proposito, ma chi era ‘sto Paolo Fabbri, che tutti han sentito nominare per via dell’album di Guccini? Beh, era un grande. Lo sapevate che fu tra gli organizzatori della fuga da Lipari di Emilio Lussu, Carlo Rosselli e Francesco Fausto Nitti?


Infine, segnaliamo questo post di Lello Voce su Cent’anni a Nordest: Tra poesia e prosa. La guera granda di Giuseppe Nava e Wu Ming 1. Buon tutto.

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5 commenti su “Non torneranno i prati. La Guerra dei Cent’anni da #100anniaNordest a «Resistenze in Cirenaica»

  1. Commento off topic. Ho appena finito di leggere il vostro Point Lenana e l’ho trovato stupendo. La lettura ha acceso in me l’interesse per un personaggio da citato nel libro. Si tratta del generale Colombini (non viene specificato che tipo di generale), che viene nominato a pagina 309. Viene riportata anche una sua breve testimonianza sugli effetti distruttivi dei gas tossici utilizzati dagli italiani durante l’invasione dell’Etiopia. Sono interessato al personaggio per motivi “famigliari” e vorrei fare ricerche approfondite sul suo conto. Sarebbe possibile avere indicazioni sulla fonte di quel pezzo di diario riportato nel testo?
    Grazie in anticipo e complimenti per il libro.

    • Ciao, la citazione è presa dal libro di Angelo Del Boca La guerra d’Etiopia. L’ultima impresa del colonialismo, Longanesi, 2010, pag. 146. A sua volta, Del Boca la riprende da: Berto Perotti, Inchiesta giornalistica di un lettore non disattento, in «Studi Piacentini» n. 3/1988, pag. 160. «Studi Piacentini» è la rivista dell’INSMLI. Una scheda biografica di Berto Perotti si trova qui.

  2. […] Leggi l’articolo dedicato alla performance su GIAP #wumingfoundation http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=23142 […]

  3. DISERTATE! #Vicenza 16/01 «Non torneranno i prati». Il video dell’azione. Potentissimo. #100anniaNordest

    16 gennaio 2016. È l’ora del tramonto. Un cimitero brucia. Sull’ansa del Bacchiglione a Nord di Vicenza, la Base Militare Dal Molin viene inghiottita da un’impressionante nuvola di fumo rosso e dalle ceneri della memoria scese dagli Altipiani dove 100 anni fa si compì l’Inutile Strage. Da una suggestione di Alberto Peruffo, The Burning Cemetery – il Cimitero Errante – muore definitivamente sui prati che l’hanno generato nel 2007. Prati che non torneranno mai più se tali devastazioni, basi militari, economie di guerra continueranno ad esistere. DISERTATE.