Ci vediamo «Al Palo della Morte». Giuliano Santoro nella collana #QuintoTipo

Al Palo della Morte

Dopo PCSP di Alberto Prunetti, ai primi di dicembre arriva in libreria Al Palo della Morte di Giuliano Santoro. Proseguono gli incontri ravvicinati del Quinto Tipo. A cura di Wu Ming 1. Al Palo della morte è già acquistabile dal sito di Edizioni Alegre, cliccando sull’immagine qui sopra.

Roma, nella testa di molti abitanti del centro, finisce al Pigneto. Per questo capita di sentire domande come: «Per andare a Tor Pignattara faccio il Raccordo?». Tanti romani non hanno idea di dove sia Tor Pignattara, non sanno che si trova proprio a due passi dal Pigneto e dai suoi aperitivi. Ogni quartiere col nome di una torre è già al Palo della morte.

Il Palo della morte. Così il personaggio interpretato da Carlo Verdone in Un sacco bello chiama il luogo di estrema periferia dove ha appuntamento con un amico titubante, per partire alla volta di Cracovia. Oggi, nel multiforme slang della capitale, indica un luogo remoto, in un imprecisato hinterland.

Vai a pijà la valigia

Tor Pignattara è un quartiere romano di confine, frontiera non soltanto urbanistica e sociale, ma anche culturale e immaginaria. È qui che negli ultimi giorni dell’estate 2014 viene ucciso Shahzad, giovane pakistano. Lo ammazza a calci e pugni un minorenne romano. Pochi giorni dopo, viene arrestato il padre del ragazzo. È accusato di concorso e istigazione all’omicidio.

«Alle 23.43 di quel 18 settembre 2014, il 113 riceve una delle chiamate da via Pavoni: una signora alla finestra invoca l’intervento della polizia. “Per favore venite all’altezza del civico 80… 78 C… gli hanno dato botte a un ragazzo e perde… ha perso…” L’operatore risponde e sente “vociferare animatamente”, poi distingue chiaramente la voce di un uomo che urla “A Cretino! A comunista di merda! A comunista di merda!”… È l’uomo che chiameremo Enzo, rivolto a Fiorenza e Ruggero, colpevoli di essersi intromessi e di aver intimato a suo figlio di smetterla di colpire Shahzad. “Ci diceva che non era come noi, che non era una spia come noi, che noi siamo dei comunisti di merda e delle zecche e che saremmo dovuti tornare ai Parioli.”»

La morte di Shahzad è il prologo di una stagione, quella dei pogrom razzisti nelle periferie romane, delle scoperte su Mafia Capitale, delle convulsioni politiche che scuoteranno a lungo la città.

Come un artificiere con una bomba lasciata sul marciapiede, Giuliano Santoro fa brillare la vicenda di Shahzad – l’arrivo a Roma, la vita di stenti, la ricerca di conforto nella religione, il fatale giro in tondo che lo porta all’incontro col suo assassino – e ne insegue le schegge in ogni direzione. Da un caso di cronaca, seguito mentre refluiva nel tran tran di una città che ogni giorno rumina ben altro, si allarga un vortice che trascina nelle pagine migranti, sottoproletari, giovani precari, ronde per la “sicurezza”, neofascisti di ieri e di oggi, un’opinione pubblica ossessionata dal “degrado” e dal “decoro”… ma anche formidabili esperienze di meticciato e solidarietà.

Giuliano Santoro collabora con Il manifesto, il Venerdì di Repubblica e – ça va sans dire – Giap. È autore tra l’altro di Un Grillo qualunque (Castelvecchi, 2012), Guida alla Roma ribelle (Voland, 2013) e Cervelli sconnessi (Castelvecchi, 2014).

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4 commenti su “Ci vediamo «Al Palo della Morte». Giuliano Santoro nella collana #QuintoTipo

  1. […] Nordest di Wu Ming 1, L’invisibile Ovunque di Wu Ming, La politica della Ruspa di Valerio Renzi, Al Palo della Morte di Giuliano Santoro – e in mezzo al succedersi quotidiano di eventi collegati allo stato […]

  2. #AlPalodellamorte recensito da Simone Pieranni su Il manifesto. I «vicini di casa» migranti e la solitudine degli italiani.

  3. Vanessa Roghi recensisce #AlPalodellamorte su Minima et Moralia: «Raccontare la città visibile.»