Loredana Lipperini e Wu Ming 1 su «Questo trenino a molla che si chiama il cuore»

Questo trenino a molla che si chiama il cuore

[WM1] Si sente nella mia voce, si avvertiva durante l’incontro: leggere questo libro di Loredana e poi presentarlo con lei mi ha coinvolto, commosso e fatto anche incazzare, perché – come suol dirsi per dire altro: ridendo e scherzando… – ormai conosco Loredana e le voglio bene da vent’anni e quei vent’anni sono distillati qui dentro;  più nello specifico, questo «oggetto narrativo non identificato» che ha come titolo un verso di Pessoa racconta – tra le tante vite, le trasformazioni,  le resistenze, le perseveranze e pure le nefandezze che racconta – un pezzo di vita e sofferenza e rinuncia e lutto vissuto dell’autrice e io, con pochi altri e certamente meno di altri ma abbastanza per riviverlo leggendo, l’ho condiviso con lei. Prosegui la lettura ›

Da D’Annunzio a Ciccio Franco, ovvero: un paio di frottole neofasciste sulla #Calabria

D'Annunzio

A Gabriele D’Annunzio viene spesso attribuita la frase «Il lungomare di Reggio è il chilometro più bello d’Italia», ma… l’ha detta davvero? La risposta è nell’articolo qui sotto.

di Lou Palanca 2 *

Questo mare è pieno di voci e questo cielo è pieno di visioni.
Questo è un luogo sacro, dove le onde greche vengono a cercare le latine.
Qui dove è quasi distrutta la storia, resta la poesia.
– Giovanni Pascoli, Pensieri e discorsi, 1914

Gli anni d’inizio secolo li ho dedicati alla storia locale, ricostruita in particolare a partire dalle fonti orali. Mentre lavoravo ad un saggio sulla Rivolta di Reggio Calabria del 1970, ho avuto modo di consultare, presso il locale Archivio di stato, un’ampia documentazione di volantini e manifesti stampati nel giro dei due anni che incendiarono la città dello Stretto nella disputa per il capoluogo di regione, in quella che Tonino Perna ha definito:

«l’ultima grande lotta popolare del nostro Mezzogiorno, la prima lotta “etnica” di un ciclo di lotte e guerre che hanno insanguinato gli ultimi trent’anni del XX secolo1

Tra i comunicati, molti ciclostilati in proprio, dei vari comitati spontanei nati in appoggio della causa pro “Reggio capoluogo”, uno mi aveva colpito in particolare. Portava in calce la firma di vari studiosi reggini ed elencava motivazioni, ragioni storiche, monumenti e giudizi sulla città da parte di poeti, scrittori, intellettuali, di ogni epoca.

La chiosa finale non lasciava dubbi sulla contesa con Catanzaro, Reggio doveva essere il capoluogo: «Perché, come sostenuto dal D’Annunzio, Vate d’Italia, ha il chilometro più bello d’Italia!»2 Prosegui la lettura ›

Marzo 2015: esce «Cantalamappa», un libro per sovversive e sovversivi dagli 8 ai 108 anni

La copertina di «Cantalamappa». Clicca per aprire l’immagine completa (PDF).

Dopo gli annunci “carbonari” dati in giro per l’Italia, tra le pieghe del Révolution touR, e le anticipazioni date su Twitter, finalmente diamo la notizia. Eccolo qui, sulla rampa di lancio.  Cantalamappa, il primo libro che abbiamo scritto pensando a lettrici e lettori under 11. Non solo, ma soprattutto a loro.

Chi ha più fortuna e/o vive in una grande città (il che non sempre è una fortuna) potrebbe trovare Cantalamappa in libreria già sabato 15 marzo, ad ogni modo esce in tutta Italia due giorni dopo, cioè lunedì. Però, però… Non sarebbe male se lo prenotaste già ora alla vostra libreria di fiducia. Non sarebbe niente male. Prosegui la lettura ›

Ascolta «Emilio Comici Blues», radiodramma musicale tratto da #PointLenana

Emilio Comici Blues

Emilio Comici

Segnatevi l’appuntamento: domenica 15 febbraio alle 11:30 am su Radiouno Rai Friuli – Venezia Giulia (streaming qui) va in onda la prima puntata di Emilio Comici Blues, radiodramma musicato in tre atti di e con Wu Ming 1 e Funambolique. Presentazione di Piero Pieri. Tecnicamente sarebbe un «melologo», ma «radiodramma musicale» si capisce meglio.

Emilio Comici Blues è tratto dal libro Point Lenana di WM1 e Roberto Santachiara e racconta la vita di Emilio Comici (1901 – 1940), grande alpinista triestino, uno dei più grandi della prima metà del XX secolo, che potete vedere in azione nel video qui sotto, un vero e proprio “tutorial” di arrampicata filmato in Val Rosandra, vicino a Trieste. Prosegui la lettura ›

La famigerata foto. Chi manipola le fonti falsifica il presente e allontana la verità sulle #Foibe

Foibe

Questo è solo un piccolo addendo al bellissimo post di Lorenzo Filipaz «Foibe o esodo? Frequently Asked Questions sul Giorno del Ricordo», che negli ultimi due giorni ha avuto un vero boom di visite.

Ripubblichiamo qui sopra la famigerata foto, stavolta con didascalia incorporata.
Infatti, un modo per contrastarne la falsificazione è farne apparire il senso già in Google Immagini, a colpo d’occhio.
Perché se ci limitiamo a pubblicarla con la spiegazione a parte, come abbiamo fatto nel post di Lorenzo, rafforziamo comunque la sua associazione con la parola chiave «foibe», e continuerà a essere “pescata” ignorando il contesto.
Diverso se la si fa girare per il web, pubblicata su un gran numero di blog, con avviso incorporato. Se la ricerca «foibe» su Google Immagini restituisce questa versione al posto dell’altra o almeno accanto all’altra, la sua decontestualizzazione diventa più difficile.

Il consiglio è: ripubblicatela ovunque potete, in questa versione, con un breve testo che, come questo che state leggendo, spieghi il senso della cosa. Aggiungete i nomi dei cinque fucilati la cui memoria viene costantemente negata:

Franc Žnidaršič

Janez Kranjc

Franc Škerbec

Feliks Žnidaršič

Edvard Škerbec

Aggiungete poi un link diretto all’intera sequenza fotografica di cui quest’immagine è parte. Prosegui la lettura ›

#Foibe o #Esodo? «Frequently Asked Questions» per il #GiornodelRicordo


[Oggi pubblichiamo un importante testo di Lorenzo Filipaz.
Lorenzo è triestino e figlio di un esule istriano. Dal ramo materno è di ascendenza slovena. Fa parte del gruppo di inchiesta su Wikipedia «Nicoletta Bourbaki». Appassionato delle storie della sua terra di confine, da anni ha intrapreso un percorso di ricerca e autoanalisi sul cosiddetto «Esodo giuliano-dalmata». L’intento è quello di capire cosa sia andato storto, per quali ragioni l’esodo da Istria e Dalmazia sia diventato una narrazione così platealmente assurda e antistorica, e come mai i figli di una terra meticcia siano diventati i pasdaran del nazionalismo.

L’approccio è quello di una seduta psicoanalitica, una sorta di terapia post-traumatica. Terapia in ritardo di sessant’anni, ma più che mai utile agli odierni discendenti di esuli, per disinnescare certi meccanismi difensivi che favoriscono reticenze e strumentalizzazioni.

Qui sotto trovate ventiquattro risposte ad altrettante domande sull’esodo istriano. Domande basate su quell’insieme di stereotipi e omissioni che ci piace chiamare «l’ideologia del Giorno del ricordo». Ventiquattro chiarimenti, uno per ogni ora del 10 febbraio. Diverse fotografie sono “finestre” aperte su interessanti approfondimenti, ma consigliamo di aprirle solo dopo aver letto le FAQ preparate da Lorenzo. Buona lettura. WM] Prosegui la lettura ›

Don #Inzoli manda avanti l’avvocato. Solidarietà a Matteo Pucciarelli

maroni_inzoli

[Prosegue l’inchiesta di Giap sull’uso politico di querele e cause civili. Stavolta Luca Casarotti si occupa dell’ultima mossa di don Inzoli, uno dei potenti del mondo CL, per quindici anni presidente del Banco Alimentare, condannato dalla stessa Chiesa cattolica per abusi su minori.

Siamo stati tra i primissimi (e pochissimi) a occuparci della vicenda fuori da Crema, dove la notizia è rimasta a lungo confinata. Sono dovuti trascorrere sette mesi dal nostro post perché il suo nome apparisse nei media nazionali, dopo la sua imbarazzante comparsata a un convegno omofobo, occasione che ha radunato in una sola sala milanese il jet set catto-camerata-leghista lombardo.

Chiariamo un punto: noi abbiamo denunciato per anni – erano i tempi del Luther Blissett Project – gli abusi giornalistici e giudiziari generati dall’isteria di massa sulla pedofilia. Abbiamo fatto contrinformazione, ci siamo occupati di persecuzioni mediatiche, ingiuste detenzioni, condanne frettolose. La pece e le piume non sono dunque parte del nostro percorso. Il giudice, lo sbirro, il giustiziere che agita un cappio, l’indignato in zona Cesarini… Sono ruoli che lasciamo volentieri ad altri. Il punto era ed è un altro: abbiamo iniziato a seguire il caso perché i media nazionali, in piena concordia multipartisan, lo hanno fin da subito sepolto nel silenzio. Per lunghi mesi nessun grande mezzo di informazione ha dato la notizia – piuttosto rilevante per la vita pubblica! – che un boss ciellino, capo carismatico di un ente caritatevole di quelli che tutti hanno l’istinto di difendere, era stato riconosciuto dalla chiesa stessa colpevole di gravi abusi.

L’impressione, davvero forte, è che Inzoli sia stato tutelato dai media, e con impressionante serratezza di ranghi. Caso più unico che raro, in circostanze del genere. Chiunque altro – magari innocente – lo avrebbero spolpato vivo, lui invece restava innominato, persino nei giorni in cui le pagine si riempivano di chiacchiere sui preti pedofili.

Tutto ciò emanava cattivo odore, forse di «larghe intese», chissà… e a dire il vero lo emana ancora. Sì, perché dopo l’affaire del convegno milanese, tutti hanno parlato di Inzoli, ma descrivendolo perlopiù come un pretonzolo qualsiasi. Pochi hanno ricordato le sue cariche, i suoi incarichi nel braccio economico di CL, le sue amicizie ai vertici del mondo politico e nel cuore del capitalismo italiano.

Matteo Pucciarelli ha perforato quel velo, soprattutto nell’intervista al parlamentare di SEL Franco Bordo. Intervista che, come state per leggere, a Inzoli ha dato molto fastidio. Buona lettura – WM] Prosegui la lettura ›