Tolkien to-Day: la lotta di liberazione della Terra di Mezzo

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Nel giorno delle anteprime del film che conclude la trilogia de Lo Hobbit esce su “La Repubblica” un pezzo di Wu Ming 4. Si tratta di una panoramica su quanto è cambiata l’aria intorno a Tolkien negli ultimi tredici anni, quelli dell’occupazione jacksoniana dell’immaginario. Si può leggere sul sito dell’AIST.

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21 commenti su “Tolkien to-Day: la lotta di liberazione della Terra di Mezzo

  1. […] Wu Ming 4 su Repubblica interviene su Tolkien e, fra le altre considerazioni, centra un punto che riguarda la narrativa fantastica, e su cui a lungo si è battuto: è l’equivoco, se vogliamo, di fondo, che ha creato centinaia di epigoni tolkieniani che si riappropriavano di territori e personaggi ma non del pensiero che aveva portato alla creazione di quei territori e personaggi. Come se scrivere fantastico fosse più semplice rispetto alla scrittura “non di genere”. Come se fossero sufficienti gli attrezzi tecnici del mestiere e non quelli che non chiameremo etici per non suscitare mancamenti, ma emozionali, progettuali, in grado di dare senso a una storia. Leggete, comunque. […]

  2. Carissimi, scusate il breve OT ma ho assoluto bisogno di confrontarmi con una comunità di gente che:
    1. Non è snob rispetto ai prodotti della narrativa popolare
    2. E’ abituata a ragionare sui sottointesi, i modelli, i frame concettuali implicati dalle storie che legge
    3. Condivide con me certi assunti ideologici
    Anche perché ho fatto un giro in rete pensando di trovare voci di lettori indignati e non ho trovato nulla…
    Insomma, la richiesta è questa: che cosa ne pensate del tanto sbandierato “nuovo corso” di Dylan Dog? E soprattutto di quest’ultima storia uscita a dicembre, “Anarchia nel Regno unito”? Rilevate anche voi una (fintamente ambigua ma facilmente decodificabile) deriva fascista?
    O sono io che sto diventando paranoico?

    • Ti rimandiamo a uno scritto del Luther Blissett Project del novembre 1995. Diciannove anni fa.

      «[…] Poliziotto, ebbene sì. Spero che qualcuno si sia soffermato a riflettere sul fatto che Dylan, anche senza tesserino, è uno sbirro. Innanzi tutto è amico e collaboratore di un altro “verosimilissimo” personaggio, l’ispettore Bloch, che sembra più adatto a fare il curato in un villaggio del Lancashire, piuttosto che il poliziotto in una città di dieci milioni di abitanti (tanto per continuare sul filone “gli sbirri dal volto umano”). In secondo luogo, anche se le sceneggiature pretendono di dare sempre una panoramica “socio-psicologica” dei problemi dell’inconscio, l’Indagatore dell’Incubo a conti fatti (e a colpi sparati) finisce dritto dritto lingua in bocca col detective Cobretti e la sua limpida visione delle cose: “Tu sei il male e io la cura”. […] Ma se ci spostiamo ad oggi, dall’ambiguità arriviamo al nazi-fascismo. Chi infatti riesce a suscitare in chi scrive una curiosità morbosa per le sue gesta, è senz’ombra di dubbio Nathan Never, l’ultima creazione bonelliana in ordine di tempo […] Nathan Never invece si avvicina molto di più all’ideale hitleriano di superuomo: atletico, bello, coraggioso e soprattutto pieno di ideali. Never racchiude in sé tutto il peggio che un personaggio dei fumetti può esprimere, figuriamoci una persona in carne ed ossa. La sua ideologia (sua di lui, del personaggio Never, che è solito dilettarsi di letteratura e filosofia quando non è impegnato ad ammazzare qualcuno) è composta da elementi a dir poco reazionari: fede nella famiglia come istituzione; senso di lealtà verso il datore di lavoro (da cui per altro è trattato di merda); sfiducia nell’efficacia della polizia ovviamente venduta e corrotta (ecco perché secondo lui c’è bisogno delle agenzie private, cfr. NN n.1); nostalgia di un passato mitico (l’età dell’oro predigitale delle biblioteche e del focolare domestico) e via di questo passo. Certo, il tutto è infarcito di comprensione, sensibilità, affetti, come in un film trashissimo di e con Sylvester Stallone (vedi sopra). Non parliamo dei personaggi che circondano il nostro eroe A cominciare da Legs Weaver, il prototipo wagneriano della Valkiria, la donna-uomo guerriera che capisce solo la forza; per continuare con Sigmund Baginov, macchietta dell’ebreo tutto cervello e naso; e per finire con gli altri esaltati e armatissimi giustizieri della notte che compongono lo staff dell’Agenzia Alfa. Tutti questi nazisti sarebbero splendidi se finissero in una sceneggiatura pulp di Quentin Tarantino e Roger Avary, ma non è dato: ancora una volta dobbiamo sorbirceli tocciati in una melassa di “sensibilità sociale”, psicologismo straccione, drammi familiari, e inutili invettive liberal-democratiche (se non addirittura di estrema destra).»

      Però siamo OT.

  3. Sì, lo so che siamo OT, l’ho detto io per primo.
    Però però però…
    Che Dylan Dog abbia avuto una svolta “buonista” a suo tempo, da nichilista a sbirro-buono è ben vero. Mala psicologia del personaggio non è l’unica componente del fumetto, bisogna vedere la soggettiva di chi segui, quanto spazio si dà alle diverse istanze… Insomma, non ero moltissimo d’accordo con quel pezzo (di cui in verità mi ero scordato), riconoscevo alle storie qalcosa di più profondo di quello che davo al suo protagonista. Ed è proprio questo che invece mi lascia scontento adesso. Non a caso in coincidenza con un momento in cui Sclavi si allontana ulteriormente dal controllo del giornale.
    E comunque, anche sotto quell’aspetto, c’è modo e modo di interpretare il ruolo dello sbirro buono: ora credo sia stato scavalcato un altro gradino, ci sono le rivolte sociali, c’è la polizia razzista, le botte ai fermati, e il nostro paladino indovinate da che parte sta.

  4. Pochi giorni fa ho intravisto una recensione di Mereghetti (o chi per lui) all’ultimo episodio della saga jacksoniana dello Hobbit. È stato un momento tra l’esilarante e l’attacco di ultraviolenza. Motivo? Semplicemente si descriveva Lo Hobbit (il romanzo) come “ipotetico prequel” del Signore degli Anelli, scritto da Tolkien dopo ISDA per cavalcare il successo di quest’ultimo. La cosa ha girato un po’ sui social, con bestemmie e perculamenti annessi, ma anche con domande stupite – al limite della provocazione – di gente che non capiva cosa ci fosse di sbagliato o di scandaloso.
    Il sospetto è che fosse un fake. Non è concepibile uno svarione del genere. Forse WM4 ne sa qualcosa di più.

    • Credo proprio che si trattasse di un fake. Di Mereghetti lessi due anni fa la recensione al primo capitolo della trilogia e la ricostruzione, almeno sul piano letterario, era corretta. Sul piano della critica non mi trovo spesso d’accordo con lui, ma devo dire che sulla seconda trilogia condivido abbastanza la sua delusione (e il rammarico per l’uscita di scena di Del Toro, che chissà…). L’unico antidoto che continuo a consigliare a tutti è questo: http://www.mariettieditore.it/it-it/catalogo/9788821191688-lo-hobbit-un-viaggio-verso-la-maturita.aspx?idC=61680&idO=25344&LN=it-IT

    • Leggi piuttosto la lunga riflessione di Paolo Pecere, condivisibile al 99%:
      http://www.internazionale.it/opinione/paolo-pecere/2014/12/20/lo-hobbit-un-tradimento-durato-tredici-anni
      L’1% mancante è per la frase finale, necessaria ma non sufficiente a spiegare perché le storie di Tolkien non riescono a tramontare.

      • Letta. E hai ragione. Limitare la rilevanza e la pregnanza dell’opera tolkeniana alla nostalgia dell’infanzia perduta (per quanto sterminata) non fa giustizia di tutto il buono e il giusto detto fin lì. Peccato, perché sul resto mi ci ritrovo.
        Piuttosto, in generale non vedo grandi cendimenti, nell’ambito culturale italiano per così dire mainstream, rispetto alle letture consolidate su Tolkien. Magari è un’impressione mia, ci vorrà tempo. Però sospetto che il luna park messo su da Jackson per Lo Hobbit non gioverà alla causa.

        • Non sono così pessimista. I Luna Park passano, le storie restano. Io, forse per vizio professionale, continuo a scommettere sulla letteratura :-)

  5. E invece, Omar, hai proprio ragione, Mereghetti la cazzata l’ha scritta nera su bianco:
    http://www.fantasymagazine.it/notizie/22427/fantasymagazine-il-meglio-della-settimana-di-lo-h/
    Sembrerebbe un caso plateale di scambio di persona tra autore del romanzo e regista :-)
    Però nel frattempo ho rintracciato la sua recensione del primo Hobbit:
    http://cinema-tv.corriere.it/cinema/mereghetti/12_dicembre_12/mereghetti_lo_hobbit_6d7c95be-4449-11e2-a26e-c89e7517e938.shtml
    Nel 2012 Mereghetti scriveva che “era inevitabile che Peter Jackson e la New Line mettessero mano al libro con cui J.R.R. Tolkien aveva gettato le basi di quella storia, cioè Hobbit o la riconquista del tesoro”.
    In effetti il fatto che sbagliasse il titolo (lo scriveva senza l’articolo) e utilizzasse il sottotitolo taroccato dell’edizione Adelphi (“la riconquista del tesoro”) lasciava già intendere che Tolkien non fosse proprio il suo pane. Trasformarlo però da libro che sta alla base della storia del Signore degli Anelli a prequel è un bel ribaltone. Complimenti.

    • OK, le maledizioni non sono state lanciate invano, allora. Magra consolazione. Direi però che l’episodio è sintomatico. Una topica del genere a proposito di qualche altro autore avrebbe suscitato richieste di gogna perpetua o comunque di un mea culpa corredato di precisazioni e pubbliche scuse. Invece mi sa che la faccenda è già caduta nel dimenticatoio, senza nemmeno uno straccio di rettifica. Gli ignari leggeranno le righe di Mereghetti e si faranno un’idea completamete campata per aria del film, del libro da cui è tratto e di Tolkien. Allegria.

  6. [ATTENZIONE SPOILER, da non leggere se non avete visto il film:]

    Stasera sono uscito dal cinema deluso non dal “tradimento” delle fonti, ormai assodato, ma dai buchi di sceneggiatura, dalla scontatezza delle scene madri, dalla pochezza con cui è stato affrontato il lato drammatico della storia.
    Esempi? I primi che mi vengono in mente a botta calda:

    – Smaug invece di carbonizzare subito Bard & figlio perde tempo in chiacchiere, come i più scontati cattivi del più scontato film hollywoodiano.
    – L’impazzimento di Thorin è spacciato come una specie di malattia trasmessa geneticamente dal nonno al nipote, e che sembrerebbe consistere nella stronzaggine prima ancora che nell’avidità.
    – La scena del rinsavimento di Thorin, con lui che sente le voci fuori campo, sprofonda dentro l’oro liquido e poi ritorna circonfuso da una specie di luce/aureola dorata… è robaccia da B movie o videoclip pubblicitario. Dovrebbe rappresentare il punto di crisi e risalita del personaggio, invece l’effetto è grottesco e tutto ciò che segue è depotenziato.
    – La reazione di Bilbo quando raggiunge l’accampamento degli assedianti e rivede Gandalf, dopo che lo aveva lasciato all’ingresso di Mirkwood (nel frattempo si è svolto un terzo della vicenda!) è un sorriso stirato e poi via di corsa, ché la trama deve proseguire e non c’è tempo per le smancerie. E perché poi Gandalf non vuole farlo tornare indietro e affida a un coglione il compito di sorvegliarlo? Possibile che proprio Gandalf non capisca quanto è importante per Bilbo tornare indietro per difendere il proprio tradimento onesto? Bah.
    – La scena comica del consigliere del governatore travestito da donna, piazzata in mezzo all’incursione degli orchi a Dale… tanto per ammazzare il tempo e il pathos.
    – Tauriel che fine fa? Dato che non compare nella prima trilogia dobbiamo dedurne che salpi per Valinor? Non ci viene detto. Del resto è un personaggio introdotto ex novo per avere una sottotrama amorosa e tragica, una volta assolta la sua funzione, può andare dove c…. le pare.
    – Legolas invece viene mandato a cercare il giovane “Grampasso”… forzatura smaccata per nominare Aragorn che ancora mancava all’appello. Ma perché Legolas dovrebbe cercarlo? Cosa faranno insieme questi due nei sessant’anni successivi?
    – Gandalf alla fine dice a Bilbo che ha sempre saputo che lui aveva trovato “un anello magico” sotto le montagne. Come diavolo ha fatto a scoprirlo? Cioè come ha fatto a capire che si trattava di un anello magico? Questo tra l’altro stravolge completamente il significato dell’ultima frase di Gandalf che suona così come un minaccioso avvertimento per il futuro anziché come una morale della favola. La scena è totalmente anticlimatica.

    A conti fatti Peter Jackson ha fatto un gran servizio alla rinascita di interesse intorno a Tolkien, ma con questa seconda trilogia ha veramente stufato. Per fortuna è finito. Adesso c’è da sperare davvero in un bel biopic. Il pilota c’è già, andrebbe soltanto sviluppato con un po’ di pilla (€) e di attori professionisti: http://www.jrrtolkien.it/2014/11/11/diffuso-tolkiens-road-fan-film-sulla-vita-di-tolkien/

    • In effetti il vero abisso della sceneggiatura è quando Thranduil dice a Legolas prima che se ne vada: “Legolas… tua madre ti amava”. Lì siamo davvero in un trash movie.

    • [Prosegue Spoiler]

      Condivido pienamente. E aggiungerei alla catasta di str***ate le scenette pseudopedagogiche con il brutto e gobbo leccaculo che se ne va con le monete mentre Bard resta per proteggere la famiglia.

      Sulla scena del rinsavimento di Thorin quei primi piani con le luci gialle che si accendono e si spengono sono davvero degne del peggior film di serie B anni settanta, alla pari con la scena di Galadriel verde che sembra la ragazzina di the ring appena uscita dal pozzo.

      Anche la lotta con Azog che riapre gli occhi sotto il ghiaccio, tanto scontata e penosa quanto il drago cattivo che si crogiola nella sua eloquenza per poi farsi fregare.

      Ma soprattutto non mi ritrovo in questo finale di vendette personali Azog-Thorin, BOlg-Legolas etc: la battaglia dei cinque eserciti dovrebbe essere il momento collettivo in cui elfi uomini e nani (e aquile) si alleano contro il nemico comune, mentre questo aspetta passa completamente sottotraccia e diventa praticamente lo sfondo alle lotte individuali…

      E non mi sentirei al sicuro dal rischio che Jackson voglia fare anche la trilogia del Silmarillion ;-)

      • [segue SPOILER]
        Anche dal punto di vista prettamente narrativo la battaglia è tutta sbagliata. Se mi apparecchi una battaglia come quella, mettendoci dentro tutti i personaggi e tutte le coppie antagoniste, perché poi me le porti tutte fuori, su quel pinnacolo, e della battaglia stessa non mi fai né vedere né sapere più niente? A un certo punto ci ritroviamo Thorin, Bilbo, Fili, Kili, Dwalin, Tauriel, Legolas, Bolg e Azog… tutti fuori dalla battaglia che dà il titolo al film e lo scontro si risolve in una serie di duelli.
        Uno che ha fatto la prima trilogia del Signore degli Anelli dovrebbe pretendere un po’ di più da sé stesso.

        Sul Silmarillion si può stare tranquilli. Di quello né Jackson né la Warner possiedono i diritti e non credo che la Tolkien Estate glieli cederà, nemmeno dopo la dipartita di Christopher Tolkien (capace che lo ha già fatto scrivere nel testamento). Ma nelle Appendici del SdA ci sono ancora un sacco di storie da cui potrebbero attingere per trasformarle in chissà quale altra boiata.

        Quanto a Leccasputo, il suo dovrebbe essere il momento comico che allevia la tensione nella scena corale di pathos e adrenalina. Gimli svolgeva una funzione simile nella prima trilogia. Solo che le scene di assedio della prima trilogia erano molto più spaventose. Vuoi mettere la Battaglia del Fosso di Helm, di notte, sotto la pioggia, con le spalle al muro, le donne e i bambini nelle grotte… con l’invasione di Dale da parte degli Orchi ne Lo Hobbit?
        Devo dire che l’unica cosa che mi ha fatto sorridere davvero è quando Leccasputo si traveste da donna, indossando un look vagamente settecentesco, sottana, scialle e cuffia – e viene smascherato da una popolana in armi. Mi ha fatto venire in mente una scena molto simile ne L’Armata dei Sonnambuli. Magra consolazione.

        • [Segue Spoiler]
          Eh eh in effetti la citazione dall’armata ci sta alla grande e la scena delle donne che prendono le armi non è male. Ma mi ero un po’ fatto innervorsire dalla scena con il bravo papà che prende cura dei suoi figlioli e dalla ripetitività delle scene con Leccasputo.

          Davvero la gestione della battaglia è troppo in stile videogioco con gli eroi che salgono la collina fino al “mostro finale” mentre la vera guerra scompare per almeno mezzora di film.

          Per il Silmarillion, mi rincuori, già mi immaginavo Beren fare bungee jumping abbracciato a Luthien per recuperare la gemma nelle profondità di Charcaroth ;-)

  7. [Spoiler] A parte i commenti precedenti che condivido in pieno, vorrei soffermarmi sulla battaglia, che secondo me è proprio “tecnicamente” girata male, e non rende assolutamente l’epicità delle battaglie del primo film:
    -le scene di massa mi sembrano relativamente piccole e molto meno epiche del SDA, l’esercito di soccorso dei Nani sembra quasi un’avanguardia, se lo si confronta, per dire, con l’arrivo dei Rohirrim a Pellenor
    – nel SDA i mostri “grossi” (Troll, Olifanti etc.) erano un notevole ostacolo. Qui quasi cascano sputandogli negli occhi
    – nelle battaglie del SDA, si poteva vedere una certa strategia e logica nei movimenti delle truppe, qua fin da subito si tramuta tutto in una confusa melee, dove (almeno io) non capivo più una mazza.Anche perchè Nani ed Orchi hanno delle armature molto simili, e visivamente risultano poco distinguibili.
    – Gli elfi che saltano oltre la falange di Nani (ostacolando alla fine i Nani stessi invece, ad esempio, di sommergere gli orchi di frecce) serve solo per dimostrare quanto sia sana la vita nei boschi, vero?
    – A un certo punto, quando i Nani stremati si radunano per un’ultima difesa di fronte alla porta di Erebor, l’esercito elfico sparisce, per riapparire qualche scena dopo. Che fine avevano fatto?
    – Da dove saltano fuori le capre\stambecchi che portano i Thorin e i suoi sulla montagna a combattere Azog? Da Heidi? D’altronde, poco prima erano stati riesumati i vermoni di Tremors…
    – Perchè il secondo esercito di Orchi, che per una buona parte del film (da quando Legolas torna con la notizia) incombe come un’incredibile minaccia, viene messo in fuga in 10 secondi?

    E comunque, secondo me, la scena più trash è quando Tauriel rinfaccia a Thraundil che la sua vita vale poco perchè è “senza amore”. Sembra presa da Dawson’s Creek.

  8. Un’ultimo commento, più generale. Vagando tra i fan film segnalati sulla pagina dell’ AIST, ho visto che di alcuni (es. il Silmarillion) è stata apparentemente bloccata la produzione dalla Tolkien Estate. Io non giudico la decisione della Tolkien Estate, anche perché non ne so i dettagli, ma possibile che blocchino un Fan Film e lascino poi snaturare così Lo Hobbit? E’ solo una questione di soldi, o di malriposta fiducia verso Jackson dopo il SDA? Ma, soprattutto, perché un fan movie può essere bloccato? Non rientra nel concetto di “fair use” di un’opera?

    • Gli unici diritti cinematografici venduti da Tolkien Sr. furono quelli del Signore degli Anelli e de Lo Hobbit. Aveva bisogno di liquidi per pagare le tasse che negli anni Cinquanta gli erano aumentate a dismisura a causa degli introiti dai romanzi.
      La Tolkien Estate non ha mai voluto avere nulla a che fare con il progetto cinematografico di Jackson e in particolare Christopher Tolkien è sempre rimasto fedele in maniera oltranzista al parere del padre sull’impossibilità di trarre un film decente dal SdA. La Tolkien Estate ha fatto causa alla Warner per milioni di dollari (e l’ha pure vinta) sul merchandising derivato dai film, per il quale Tolkien Sr. non aveva mai ceduto alcun diritto (dato che all’epoca non esisteva nulla genere).

      Per quanto riguarda i fan film, bisogna sapersi muovere. Il progetto a cui fai riferimento, un fan film francese sulla Caduta di Gondolin finanziato con il croudfunding, era forse il più ambizioso di quelli che si sono realizzati finora, ma il regista si era dimenticato di interloquire a dovere con la Tolkien Estate, per la quale non c’è alcun “fair use”, dato che per loro si tratta di tutelare l’opera di JRRT anche da un punto di vista contenutistico e qualitativo, non solo economico. La TE va interpellata e coinvolta, altrimenti tende a bloccare i progetti di default, per il semplice motivo che non riesce a controllare tutto (credo abbia circa sei dipendenti a fronte di richieste che arrivano da ogni angolo del mondo). Altri fan movie sono stati infatti realizzati (“The Hunt for Gollum” e “Borne of Hope” sono i più noti) con il consenso della Tolkien Estate.

  9. Grazie della spiegazione, pensavo che il “fair use” fosse legalmente sempre annesso – però, riflettendoci a posteriori, se fosse così non avrebbero inventato le Creative Commons non commerciali.

    A questo punto mi sorge un’altra domanda: la tutela della TE immagino si estenda ad ogni opera dell’ingegno basata sul lavoro di Tolkien. Quando tu hai organizzato i seminari di scrittura, con produzione di fan-novel sulla terra di mezzo (quindi opere derivate dal lavoro di Tolkien), è servito l’assenso della TE? e se venisse organizzata una raccolta di racconti del tipo #tifiamolohobbit?

    Scusate la curiosità, se sono troppo OT chiudiamo pure qui.

    • Non credo che tu sia OT. Di queste cose si discute da tempo nella comunità dei fan e riguardano temi legati al fandom di cui anche noi ci occupiamo. Esistono siti che raccolgono fan fiction tolkieniana senza alcun bisogno di chiedere il permesso alla TE. Non ce n’è bisogno perché e’ chiaro che si tratta di siti amatoriali, non c’è un centesimo in ballo, ecc. I progetti più ambiziosi come i fan movie, che si basano sulla raccolta di fondi e vengono poi pubblicizzati in rete, mostrati nei cinefestival, ecc., devono mediare con la TE e stare attenti a non pestare i piedi alla Warner. Nel caso del mio Laboratorio la cornice – oltre a essere in italiano, una lingua assai poco parlata nel mondo – era sufficientemente chiara per non rappresentare una “minaccia” per gli interessi o l’immagine di nessuno. Cio’ nondimeno era necessaria per coprirsi le spalle.