Istanbul. Profumo di lacrimogeni, tintinnii di bulldozer

ekumenopolis

Lo scorso 12 giugno, Wu Ming 2 ha partecipato alla rassegna Viaggi d’autore, organizzata dalla casa editrice Il Mulino e dal Centro San Domenico di Bologna.
La serata si intitolava: Istanbul. Tintinnii d’oro e d’argento. Gli altri invitati erano Maria Pia Pedani, Paolo Rumiz e Deniz Özdoğan.
In origine, il tema dell’intervento di WM2 dovevano essere gli stereotipi e i pregiudizi orientalisti nello sguardo dei viaggiatori italiani in Turchia, a partire dal travelogue di Edmondo De Amicis su Costantinopoli, pubblicato dall’editore Treves nel 1878. L’idea era quella di contestare la cornice stessa della serata, dai “tintinnii” del titolo, al fatto che, per parlare di Istanbul, ci si fosse rivolti a tre italiani, mentre l’attrice turca Deniz Özdoğan si sarebbe espressa soltanto con il canto.
L’irrompere della rivolta di Gezi Park ha ovviamente modificato l’impostazione della serata, e gli organizzatori sono stati subito disponibili a ripensare il programma. Ecco una selezione degli interventi.

Deniz Özdoğan, che ha raggiunto Bologna direttamente da Gezi Park, ha preso la parola per prima con una testimonianza diretta:

Intervento introduttivo di Deniz Özdoğan – 7’17”

poi ha cantato le canzoni Sari Gelin (4’27”):

Deniz Özdoğan – Sari Gelin – 4’27”

e Ayrılık (4’54”):

Deniz Özdoğan – Ayrilik – 4’54” 

Wu Ming 2 si è concentrato sui processi di speculazione edilizia e di resistenza che hanno preceduto e trasformato in “scintilla” il “rinnovamento urbano” di Piazza Taksim. Quindi ha suggerito agli oltre quattrocento presenti la visione del documentario “Ekümenopolis. City without limits”, girato nel 2011 dal regista turco Imre Azem. L’intervento dura 19’58”.

Wu Ming 2 – Istanbul. Profumo di lacrimogeni, tintinnii di bulldozer – 19’58”

Deniz ha concluso l’incontro con un pensiero alla lotta NO TAV della Val di Susa, e un’ultima canzone, Pencereden Kar Geliyor.

Deniz Özdoğan – Intervento finale e Pencereden Kar Geliyor – 6’17”

***

Ekümenopolis è una visione illuminante che consigliamo davvero a tutti, specie a quanti hanno criticato il nostro articolo su Internazionale, Occupy Landscape, sostenendo che nella rivolta di Istanbul la questione urbanistica e di “diritto al paesaggio” sarebbe un aspetto marginale, simbolico, pretestuoso.

(se non visualizzate i sottotitoli inglesi, cliccate sulla prima icona tra quelle sotto l’angolo destro dell’inquadratura e selezionateli)

Dalla presentazione del documentario sul sito del progetto (bilingue turco/inglese):

«La trasformazione neoliberista che ha travolto l’economia mondiale nel corso degli anni ’80, ha portato con sé una profonda trasformazione nelle città di tutto il mondo. Per questa nuova struttura economica centrata sulla finanza, il territorio urbano è diventato uno strumento per l’accumulazione di capitale. A Istanbul, gli amministratori della città hanno adottato ciecamente l’approccio neoliberista e ognuno ha combattuto per ottenere una parte di bottino. Il risultato è una megabaraccopoli di 15 milioni di persone, sempre in lotta per una vita decente. Specialmente negli ultimi 10 anni – come prescritto dalla Banca Mondiale nei suoi rapporti – Istanbul è passata da città industriale a città di servizi finanziari, in competizione con altre città del mondo per gli investimenti. Rendere attraente Istanbul per gli investitori richiede non solo l’eliminazione dei controlli legali che tutelano il bene pubblico, ma anche una parallela trasformazione degli utenti della città. Così la classe operaia, che ha costruito la città come centro industriale, non ha più un posto nella nuova metropoli, centrata sui servizi, sulla finanza e sul consumo. Che cosa si prevede per queste persone? Qui entrano in gioco i progetti di “rinnovamento urbano”. Armati di nuovi poteri mai immaginati prima, la TOKI (Ente Statale per l’Edilizia Popolare), insieme con i comuni e gli investitori privati, stanno cercando di ridisegnare il paesaggio urbano. Con il capitale internazionale alle spalle, le mappe catastali nelle mani, metri quadrati e coefficienti di costruzione nella testa, costoro stanno demolendo i quartieri, per costruire grattacieli, autostrade e centri commerciali. Ma a chi servono questi nuovi spazi? L’enorme divario tra ricchi e poveri a Istanbul si riflette sempre di più nel paesaggio urbano, e allo stesso tempo si nutre della segregazione spaziale. Mentre i ricchi si isolano in comunità chiuse, nuovi cicli di povertà continuano a spingere milioni di individui nella disperazione. Chi è responsabile dell’eredità sociale che stiamo lasciando alle generazioni future? Mentre miliardi di dollari vengono sprecati per nuove gallerie stradali, svincoli e viadotti – con un totale disprezzo per il dato scientifico secondo cui tutte le nuove strade finiscono per creare il proprio traffico – Istanbul nel 2010 deve fare i conti con una singola linea di metropolitana da otto stazioni. A causa degli stanziamenti insufficienti per il trasporto pubblico, milioni di persone sono tormentate dal traffico, e miliardi di dollari-tempo escono dal tubo di scarico. E che fanno i nostri amministratori? Avete indovinato: più strade.
Tutto cambia così in fretta in questa città di 15 milioni di abitanti che è impossibile anche soltanto fotografarne la situazione. I piani urbanistici diventano obsoleti in corso d’opera. Un caso cronico di mancata pianificazione. Nel frattempo, la popolazione continua ad aumentare e la città si espande in maniera incontrollata spingendosi verso Tekirdağ a est e Kocaeli a ovest.
Nel 1980 venne stilato il primo piano urbanistico per Istanbul su scala metropolitana. Nella relazione, si osserva che la topografia e la natura geografica della città sono in grado di sopportare una popolazione massima di 5 milioni di abitanti. In quel momento, Istanbul ne aveva 3,5 milioni. Ora siamo 15 milioni, e in 15 anni arriveremo a 23 milioni. Quasi 5 volte la dimensione sostenibile. Oggi portiamo l’acqua a Istanbul da un luogo lontano come Bolu, e succhiamo tutta l’acqua della Tracia, distruggendo l’ambiente naturale. Le aree forestali del nord scompaiono a un ritmo rapido, e il progetto di un terzo ponte sul Bosforo sta minacciando le rimanenti foreste e le falde che dissetano Istanbul. I ponti che collegano i due continenti introducono segregazione attraverso la speculazione edilizia che scatenano. Cosa sta facendo la gente di Istanbul contro questo saccheggio? Se le città sono un riflesso della società, che cosa possiamo dire di noi stessi, guardando Istanbul? Che tipo di città consegniamo al futuro? I limiti ecologici sono stati superati. I limiti economici sono stati superati. I limiti di popolazione sono stati superati. La giustizia sociale è perduta. Ecco il quadro dell’urbanistica neoliberista: Ecumenopolis.  Dalle baraccopoli demolite alle cime dei grattacieli, dalle profondità del tunnel Marmaray ai percorsi alternativi al terzo ponte, dagli investitori immobiliari all’opposizione urbana, il film ci porterà in un lungo viaggio dentro questa città senza limiti. Parleremo con esperti, accademici, scrittori, investitori, cittadini e leader di comunità, e getteremo uno sguardo complessivo sulla città attraverso mappe e grafici animati. Forse potrete riscoprire la città in cui vivete e speriamo che non sceglierete di mettervi a guardare questa trasformazione, ma che vi alzerete per discuterla. In fondo questo è ciò che la democrazia richiede da noi.»

***

Testimone a Gezi Park

TESTIMONE A  GEZI PARK – DI LUCA TINCALLA – PDF

Luca Tincalla è un narratore freelance e un “attivista per caso”. Nato a Roma nel 1974, da qualche tempo vive a Istanbul. Ha partecipato in prima persona alla sollevazione antigovernativa delle ultime settimane, intensamente, mettendoci il corpo e le parole per raccontarla. Gli abbiamo chiesto un cut-up/reportage, lui ha raccolto storie, ricordi, testimonianze, brandelli di analisi, fotografie, e ci ha spedito “Testimone a Gezi Park”. Ora Luca prende parte ai forum che si tengono nei parchi dei quartieri di Istanbul, dove si è spostata la protesta dopo l’attacco militare al parco Gezi. E’ tra quegli alberi che si parla, ci si scontra, ci si confronta e si propongono soluzioni a breve/medio termine per resistere e ripartire. Buona lettura.

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11 commenti su “Istanbul. Profumo di lacrimogeni, tintinnii di bulldozer

  1. c’è qualche problema con i file audio, si sentono solo per qualche secondo, forse vanno uploadati nuovamente.

    • Qualcun altro ha lo stesso problema?

      • Personalmente non ho questo problema (e sono su Linux che ogni tanto coi file audio fa qualche casino). Possibile che sia un problema di buffering?

      • Io riesco a sentirli tutti. @extabagista forse è un problema di connessione?
        Scrivo questa frase per superare il limite di parole :D

  2. Ricordiamo che gli mp3 si possono scaricare, cliccando sulla freccia puntata verso il basso. Chi ha problemi con lo streaming, in attesa che capiamo di che si tratta, può fare il download e ascoltarli dal proprio computer o furbofono o tavoletto o che altro.

  3. Il mio pc ha smesso di dare problemi, adesso sembra funzionare tutto, grazie a tutt* per il supporto morale, corro ad ascoltare le canzoni :)

  4. […] rivolte turche e che ha raccolto i suoi racconti, alcuni di questi pubblicati nel nostro sito, con Wu Ming: qui potete leggere l’ebook, ve lo […]

  5. Alcuni dei racconti del bravissimo Luca Tincalla sono stati pubblicati nel sito First Line Press, noi vi citiamo qui: http://firstlinepress.org/aggiornamenti-turchi-e-un-libretto-da-leggere/ grazie

  6. Mi son letta tutto il pdf di Luca Tincalla e vorrei aggiungere una mia (piccolissima) testimonianza sulla sproporzione dell’utilizzo delle forze dell’ordine. Domenica mi trovavo a Istanbul; all’altezza di Tünel, verso le 18h, c’era un gruppo di manifestanti del BDP, il partito democratico curdo. Saranno stati sì e no una trentina (forse era solo l’inizio, doveva arrivare altra gente, bo?). Bene, a fronte di questi, lungo la Istiklal Caddesi, stava risalendo il più grosso schieramento di polizia che abbia mai visto in vita mia; centinaia di poliziotti armati e almeno tre blindati (questi qui: http://www.ilmondo.it/images/459-0-20130611_143554_F07D41AA.jpg ). Tanto che mi son chiesta se non stessero andando da un’altra parte, ma stavo girando da ore nei quartieri di Galata e Beyoglu, non penso ci fossero altre manifestazioni.
    Per quanto riguarda la censura, non è certo un problema nato ora con Gezi Park; a questo proposito consiglio il libro pubblicato da un mio amico già l’anno scorso, intitolato per l’appunto Sansür (di Marco Cesario, Bianca e Volta Edizioni, si trova sul sito dell’editore o su IBS), interessante anche perché approfondisce diversi aspetti politici ed economici che possono spiegare la situazione attuale.

  7. Dopo Ekümenopolis, per la digestione magari date un’occhio anche ai commercials di TOKI …. http://tmblr.co/ZraMEwqNehZy

    ” Loving this country. Achieving a big change and transformation. Establishing the cities which is deserved by the loyal people of our country. Saying ‘Stop!’ to the unplanned urbanization which has become gangrenous for years. Letting the lives sticked between concrete jungles to meet with the green and blue. Hearing the voice of this country. All over Turkey, being where it was needed.
    Establishing hundredthousands of warm houses for families. Ensuring jobs for hundredthousands, being the leader of the sector and being the address of trust. Establishing cities of the future for the future of Turkey. Working regardless of day and night and summer and winter. Accomplishing 70 years of works in only 7 years.
    Constructing cities that befit to our country from the east to west and north ot south. TOKİ is working, Turkey is preparing for the future… “

  8. Vivo in Turchia da un anno e mezzo ed è sempre commuovente quando qualcuno in Italia si interessa di questo paese, in particolar modo se in maniera accorta. Consiglierei di vedere Ekümenopolis a ogni cittadino turco. Consiglierei a ogni cittadino del mondo di venire a vedere Istanbul, e lo consiglierei anche ai cittadini turchi che non sono mai venuti a Istanbul. Vivere Gezi è stata una delle esperienze più bella della mia vita. La città è ancora piena di slogan “Her yer Taksim, her yer direniş”. Prima o poi incontrerò Luca!