Alla ricerca dei bisnonni ribelli, ovvero: #casellariopoliticofascista

Articolo uscito sul Venerdì di Repubblica il 15 ottobre 2010. Clicca per ingrandire.

All’incirca un mese fa abbiamo spedito in giro questo tweet:

«Consulta on line il Casellario Politico Fascista http://bit.ly/dm0kKw Forse trovi rapporti di polizia su tuo nonno!»

Apriti cielo! Decine di re-tweet, e un sacco di gente ha iniziato a consultare l’archivio in cerca dei propri avi.

Un chiarimento: non è che i documenti del casellario arrivino “solo fino al 1943”, come l’esigenza di essere stringati ci ha fatto dichiarare al Venerdì. Il casellario politico centrale pre-data il fascismo (fu istituito nel 1894) e continua a esistere anche dopo, pare fino agli anni ’60. I documenti della fase post-bellica non sono ancora consultabili.

La stretta identificazione tra casellario e fascismo dipende dal fatto che il regime, con le leggi eccezionali del ’26 e l’istituzione dell’OVRA, aumenta la sorveglianza sui cittadini e quindi potenzia il casellario. Dentro non ci finiscono più soltanto i politici ma – citiamo dal sito del Ministero – «tutta una indeterminata categoria di persone, definita genericamente antifascista, e gli allogeni ossia le minoranza etniche soprattutto della Venezia Giulia.»

Quel che intendevamo dire è che all’altezza del periodo di caos 1943-45, con l’occupazione nazista e il Paese smembrato in due tronconi, ovviamente c’è un buco. Se digitate i nomi dei partigiani più famosi della vostra zona, è probabile che non li troverete: prima della guerra erano troppo giovani per essere oppositori da schedare, e durante la Resistenza la situazione era drasticamente cambiata. L’OVRA non c’era più, il fascismo non aveva più la sua sede centrale a Roma e l’antifascismo era armato e clandestino, oltreché rappresentato da una nuova generazione politicizzatasi fuori dai radar questurini. Inoltre, in quel clima non si veniva più soltanto “schedati”, ma passati per le armi.

Dopo quella parentesi, la ricerca on line ripesca sì documenti posteriori al ’45, ma, com’è spiegato sul sito, «si riferiscono alle pratiche per la concessione dei benefici accordati ai perseguitati politici del regime fascista.» Tutto il resto (ovvero le schedature del periodo repubblicano) è ancora inconsultabile.

Il casellario on line serve soprattutto a ritrovare i dati su chi era già tenuto d’occhio e vessato nel Ventennio.

E il popolo on line va alla ricerca dei nonni antifascisti
(da “La Repubblica”, sezione BOLOGNA, 13 ottobre 2010, pagina 17)

CON un semplice clic si può fare un viaggio nella memoria, rovistando tra i faldoni che raccolgono i nomi di tutte quelle persone che erano considerate nemiche dal regime fascista. Oltre 50mila nomi schedati come antifascisti nel Casellario Politico Centrale (CPC), consultabile in rete nel sito dell’Archivio di Stato. A togliere la polvere da questo archivio sconosciuto (on line dal 2006) è stato il collettivo di scrittori bolognese dei Wu Ming con un link lanciato qualche settimana fa dal loro profilo di Twitter. Con un rapidissimo passaparola che ha fatto il giro dei social network, il popolo della rete si è appassionato e anche commosso nella ricerca di un proprio nonno o parente etichettato per sempre come oppositore del regime. Nel CPC sono archiviati nominativi delle persone considerate pericolose per l’ordine pubblico, a partire dal 1894 ma va da sé che il servizio fu potenziato durante il fascismo, per un totale di 158mila nomi. La schedatura è di fatto la copertina di ogni fascicolo del CPC e comprende i dati anagrafici, l’ appartenenza politica – si era marchiati come anarchico, socialista, comunista o repubblicano – il mestiere e le annotazioni di quali provvedimenti furono presi a seguito della segnalazione. Affinando la ricerca, si scopre che nella provincia di Bologna, territorio da sempre antifascista, sono nati 4637 antifascisti, che vi abitavano 3425 (nati e residenti 2798), di cui 89 donne, 20 di Bologna città, spesso denunciate e radiate per offese al capo dello stato. La soffitta virtuale nella quale cercare tracce di parenti è www.archivi.beniculturali.it/ACS/cpcindex.html, aprendo il cassetto “ricerca”. – GIORGIA OLIVIERI

Al posto di un’indicazione di metodo

«Come i termitai – secondo certi etologi – sono forme di vita eccedenti rispetto alla singole termiti, così anche archivi, giornali, cervelli rispetto alle storie che contengono. Quando ci si accosta ad essi con l’intento di raccontare, subito ci si rende conto che sono ecosistemi in piena attività, dove le storie lottano per sopravvivere. Infatti, quando avvertono la presenza di un cervello umano – la loro Terra Promessa – entrano in fibrillazione, si fanno in quattro per essere selezionate, cercano di richiamare l’attenzione con tutti gli stratagemmi del loro corredo genetico: personaggi rocamboleschi, caratteri di stampa piacevoli per l’occhio, odore di pagine stagionate, collegamenti possibili, frammenti sparsi, fonti dettagliate e minuziose. Nessuna si limita a darsi, tutte provano a fare qualcosa, a suggerire trame, legami, strani vicinati. Alcune, letteralmente, ti vengono a scovare. Basta mantenersi reattivi, abituarsi a trovare quel che non si sta cercando…»
WM2, “Storie senza fine. A proposito di storia, memoria, narrativa”, 2003.

Brunhildeswelt: Mio figlio ha 2 mesi,un giorno saprà di rappresentare la quinta generazione di antifascisti. Grazie ancora del link!

AnneStretter: leggere “comunista” accanto al nome dei propri avi… non ha prezzo. :) (grazie)

r081: cercare Einaudi nel #casellariopoliticofascista e trovare la voce Giulio http://trunc.it/b8kdj

mabretti ma cercare Berlusconi nel #casellariopoliticofascista e trovarci un comasco non apre ipotesi di fiction?

micronarrativa: Davvero emozionante l’archivio online del #casellariopoliticofascista. C’è anche mio nonno Vincenzo, comunista.

JacopoDonati Il #casellariopoliticofascista mette davvero i brividi.

BA_Pontremoli: #casellariopoliticofascista C’è anche lo zio, fuggì in Francia renitente alla leva, mi regalò il suo nome.

cribernardini grazie mille, ho trovato lo zio di mio padre, quello che ordinò un secchio di vino per il suo asino alla sezione del fascio!

jukka_re: avi antifascisti emiliani emigrati in francia! #casellariopoliticofascista

ricambioriginal Ho visto le schede per qualcuno della mia famiglia: Geni IGeni IIGeni III

ost #casellariopoliticofascista : bisnonni facchini anarchici anconetani che liberavano pantegane infette durante le processioni.

…e tanti altri.

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24 commenti su “Alla ricerca dei bisnonni ribelli, ovvero: #casellariopoliticofascista

  1. Gli archivi: davvero, come scrive WM2, sono termitai, formicai, luoghi in cui, nell’apparente fermo silenzio, le persone proseguono il loro insistito brulichio e ci chiamano a raccontare le loro storie.
    (Mi è venuto in mente “Tutti i nomi”, di J.Saramago)

  2. Facciamo uscire dagli archivi lo spirito mai sopito di quei ribelli, resistenti, antifascisti. Togliamo la polvere dalle carte, tocca a noi seguire e proseguire la loro opera.

  3. Sono d’accordo. La memoria deve essere atto (attivo) che tramanda le storie, le prosegue.
    Più di tutto, del Casellario, mi ha sempre commosso la “folla” che lo compone, e la varietà delle vite nascoste dietro a quelle schede. Mi commuove questa “collettività”, la parte sana della società, gli anticorpi che ci hanno salvato. Al di là delle vicende eccezionali, che “sono passate alla storia”, è tutta questa gente, tutti questi nostri nonni, bisnonni, zii, a commuovermi…

  4. E il casellario politico demokratico di oggi?

  5. Già quello “fascista” era anche demokratico, perché lo chiusero solo negli anni Sessanta. Ma quel materiale non è ancora consultabile. Figurarsi quando sarà consultabile quello di oggi! Se sarà mai consultabile: un dossier digitale compromettente si cancella con un click (niente “scia di carta”), e se non è mai stato in rete, non ne rimane traccia.

  6. […] o magari solo una conferma. Questa notizia ci era sfuggita e ne siamo venuti a conoscenza grazie a GIAP il più volte citato blog dei […]

  7. @danae: sì. Le valutazioni su Ordine Nuovo sono imbarazzanti. Il resto è storia nota, credo.

  8. Non sarebbe male poter accedere anche ad archivi di questo genere (riferibili a svariati decenni fa, quando la leva militare era obbligatoria) :
    “…diventavano caporali e caporalmaggiori, sempre che non avessero “controindicazioni” politiche. Erano tutti schedati (o quasi), i soldati di leva. Ognuno aveva un fascicoletto con le informazioni dei carabinieri del suo villaggio e del suo rione. Un breve profilo sgrammaticato, ma essenziale della famiglia “di sani principi”, “andava a messa”, il padre “stimato professionista” o, meglio ancora, “appuntato dell’Arma” E gli uffici “I” catalogavano in base alle tendenze, alle vulnerabilità e alle manifestazioni politiche dell’intera famiglia: “attivista di sinistra”, “di sinistra”, “orientato a sinistra”, “attivista di destra”, “di destra” e “orientato a destra”.
    Tutti gli altri erano neutri e non avevano preclusioni per l’incarico o la carriera. Gli attivisti di entrambe le parti e quelli “di sinistra” non sarebbero mai diventati caporali, quelli “di destra” erano invece privilegiati, e la carriera degli “orientati a sinistra” dipendeva dalle regioni di provenienza. Un simpatizzante comunista della Romagna o della Toscana era normale, ma un calabrese era quasi un eversore…”
    (Tratto dal paragrafo “Le caserme di ieri” in “Soldati” di Fabio Mini. Einaudi.)

  9. Non proprio “svariati decenni fa”. La leva è rimasta obbligatoria fino al 2001, e immagino che si sia continuato a schedare i coscritti fino alla fine.

  10. Un mio amico calabrese, da sempre comunista ma anche da sempre disoccupato, ha fatto concorsi in tutte le forze dell’ordine e dell’esercito possibili immaginabili. Spesso ha confrontato i risultati delle sue prove con quelle dei colleghi ed erano ok.
    Non l’hanno mai preso.

  11. @Danae

    Non temere, c’è D’Alema adesso al Copasir.
    Senti qui come fa già la voce grossa (dal link a repubblica.it che hai segnalato”

    “Queste tre “veline” confermano i sospetti dell’attuale presidente del Copasir, Massimo D’Alema, sollevati di recente durante l’audizione del direttore del servizio segreto militare Aise, generale Adriano Santini, sull’attività spionistica dell’intelligence rivolta alla politica. Al generale Santini, D’Alema ha chiesto se i servizi svolgano ancora oggi attività di spionaggio nei confronti di partiti o di politici”

    Adesso se i servizi vogliono spiare i partiti o i politici devono prima dirlo a D’Alema. Non si scappa, è un mastino. Stiamo tranquilli.

  12. @Bocio,
    ah, bè, allora possiamo dormire sonni proprio tranquilli…

  13. Non so, forse è un OT, ma a me è capitato questo http://www.zam.it/1.php?articolo_id=1925&id_autore=2786 e, molto recentemente, questo http://lascarpadividar.splinder.com/tag/doppio+uno
    L’altra faccia della “democrazia” o cosa?

  14. @ Giacomo
    ho lasciato un commento di là da te, la sede giusta è quella.

  15. Per chi avesse nonni piemontesi e partigiani, troppo giovani per essere schedati nel casellario, può cercarli qui:

    http://intranet.istoreto.it/partigianato/ricerca.asp

    Era già stato segnalato?

  16. No, e hai fatto benissimo a prendere l’iniziativa.

  17. Ecco un’altra conseguenza del tweet (e di questo post), dal giornale di Como “La Provincia”:
    http://www.laprovinciadicomo.it/stories/Cronaca/162846_perseguitati_dal_fascismo_su_internet_1700_comaschi/

  18. Anche la Provincia di Varese, legato all’altor quotidiano da te citato, ha pubblicato un articolo simile oggi.
    A.G.

  19. […] ha scritto un utente di Twitter dopo aver colto l’invito a fare ricerche lanciato dagli scrittori Wu Ming – era un prozio del padre Luigi, classe […]

  20. Saltando casualmente da un link a un altro sono arrivata a questo articolo (ma forse ne siete già al corrente) di inizio novembre. Se pensate che sia OT rispetto al post di partenza (mi è venuto istintivo postarlo qui da voi, in questo thread) cancellatelo.

    http://www.grnet.it/news/95-news/1968-facebook-il-ministero-degli-interni-ha-ottenuto-le-chiavi-per-entrare-nei-profili.html

  21. […] un utente di Twitter dopo aver colto l’invito a fare ricerche lanciato dagli scrittori Wu Ming – era un prozio del padre Luigi, classe 1908. Il collettivo di scrittori anonimi è stato il […]